Recensione Soffocare

Una storia di sesso e soffocamenti.

Recensione Soffocare
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Manda giù il boccone

Victor Mancini (Sam Rockwell) è un poco di buono: lavora come contadino medievale in una sottospecie di parco divertimenti, finge regolarmente il soffocamento per poi farsi salvare - in extremis - dal riccone privo di affetti di turno ed è un sessuomane incallito. Sua madre (Anjelica Huston), ex tossicodipendente/ criminale/ fuggiasca, è ricoverata in un costoso ospedale psichiatrico a causa di lesioni mnemoniche così gravi da impedirle di riconoscere il suo stesso figlio. Nonostante il carattere freddo e la natura superficiale, Victor soffre di una sorta di dipendenza nei confronti della madre, un tempo figura forte e carismatica, un legame così forte da portarlo a sacrificare la -fu- promettente carriera di medico pur di pagarle la retta del costoso ospedale. Ad affiancarlo, c'è l'amico di una vita, Denny (Brad William Henke), un omone grassoccio del tutto incapace di resistere alla tentazione di masturbarsi ed inetto in qualunque tipo di approccio con l'altro sesso. L'improbabile coppia si ritrova, quindi, costantemente complice dell'imbroglio emotivo di Victor (il fatto che finga il soffocamento per poi far scaturire, nel suo salvatore, una sorta di istinto paterno che spesso lo porta a donargli dei soldi) per poi essere tirata in ballo in una serie di surreali e sconvolgenti rivelazioni, proprio in pieno stile Chuck Palahniuk, l'autore del libro da cui il film è tratto, lo stesso dell'acclamatissimo Fight Club.

Soffocato

Partire da presupposti forti come un libro di Palahniuk è un colpo di fortuna che di certo non capita tutti i giorni: nell'era del postmoderno, tentare un film postmoderno che sia la trasposizione cinematografica di un libro postmoderno scritto dell'autore forse più postmoderno in circolazione sembrerebbe essere un colpo sicuro. Sfortunatamente per tutti noi, il colpo non è poi così sicuro: lasciare un simile lavoro nelle mani di un regista che, per troppi aspetti, soffre di una certa inesperienza dal retro della cinepresa, è un azzardo decisamente rischioso. Nelle mani di un esperto, un simile soggetto non avrebbe potuto che dare frutti succosi, chiaramente dopo essere stato riadattato al contesto cinematografico (per quanto lo stile di Palahniuk si avvicini moltissimo alla stesura di uno script). Al contrario, Soffocare si presenta fin da subito come una pellicola sbiadita, sia sotto il punto di vista prettamente estetico che concettuale, un indefinito poco personale dove le uniche trovate brillanti e davvero intelligenti sono quello prese dal libro da cui il film è tratto. Il tema di fondo, chiaramente, rimane lo stesso: un uomo incapace di esprimere liberamente la propria sessualità come metafora della vita, che cade in una spirale di carne priva di ogni emotività, il grassettare di un'individualità non più tale. Temi che, ahinoi!, nel film, nonostante il loro essere palesemente esplicati, non riescono ad arrivare dritti allo spettatore. La presenza di attori bravi e famosi come Sam Rockwell (peraltro davvero spassoso e grottesco nelle scene di sesso psicotico di cui è l'indiscusso protagonista) e Anjelica Huston non basta, nonostante le loro eccellenti interpretazioni, a risollevare le sorti di un film che da dare ha poco e che di sicuro non verrà ricordato ai posteri. L'aspetto che più lascia titubanti è la fotografia del film, piatta come non mai e molto più vicina all'amatorialità di quanto non ci si aspetti da un produzione Fox (seppur sotto l'ala indie di Fox Searchlight), apparentemente non ritoccata e sgradevolmente desaturata. Clark Gregg non aiuta certo ad uscire da questo marasma, maneggiando la macchina da presa con un fare così titubante da lasciare sorgere dei seri dubbi sulle sue potenzialità di regista (mentre può vantare una brillante carriera di attore), regalando ancora più insicurezza alla pellicola. Un esperimento fallito purtroppo: il tentativo di eguagliare il successo di Fight Club, nel distaccarsi decisamente dallo stesso, non centra l'obiettivo. Eppure, "l'artiglieria pesante" c'era: non comportava costi eccessivi e godeva di una produzione solida ed incisiva. Palahniuk espresse il desiderio, in un'intervista di qualche anno fa, di vedere tutti i suoi film prendere forma sul grande schermo, forse esaltato dall'eccellente caratura del buon Fincher: bisognerebbe chiedergli se è ancora della stessa opinione.

Soffocare Un tentativo fallito, in modo particolare considerando l'opera da cui prende il nome. Soffocare si mantiene sulla soglia della mediocrità, ponendosi senza arte nè parte rispetto alle tematiche e alle critiche morali e sociali che hanno reso il libro un vero e proprio cult.

5

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