Snowpiercer, la recensione: pronti a salire a bordo?

Un enorme treno trasporta un gruppo di sopravvissuti che si dimenano e lottano gli uni contro gli altri in un futuro distopico.

Snowpiercer, la recensione: pronti a salire a bordo?
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Che il mondo sia prossimo alla fine, ormai lo sappiamo benissimo. Film che trattano della distruzione della Terra per come la conosciamo vanno in giro da anni: alieni, glaciazioni, meteoriti, inondazioni, Kaiju, cibo piovuto dal cielo... insomma, la lista è così lunga che, più che spaventato dall'eventualità, il genere umano è curioso di scoprire cosa accadrà davvero. E nonostante ciò i film catastrofici mantengono ancora il loro fascino, evolvendosi nella moda (se così possiamo chiamarla) del momento: i distopici. Ovvero, ora che abbiamo capito che il mondo in un modo o nell'altro finirà, preoccupiamoci di cosa succederà dopo. Non si tratta certo di un genere nuovo nel mondo della narrazione, ma mai come in questi ultimi anni è divenuto uno dei soggetti preferiti dall'industria cinematografica, attirando nelle sale sempre più spettatori. Curioso è come ogni regista riesca a dare al tema una sua particolare visione, rendendo la stessa storia diversa agli occhi del pubblico. Un esempio lampante di tutto ciò è Snowpiercer, il film di Joon Ho Bong che, dopo la sua presentazione al Festival di Roma, arriva finalmente sui nostri schermi. Se ne è parlato tanto, già prima della sua uscita: scopriamo insieme se l'attesa ne è valsa la pena.

A capo della locomotiva

A causa del cambiamento climatico, l'intero pianeta è completamente ghiacciato e non esiste una sola porzione di territorio abitabile da essere umano. Questa nuova Era Glaciale dura ormai da 17 anni e gli esseri umani si sono riuniti tutti a bordo dello Snowpiercer, questo immenso treno mosso da un motore a moto perpetuo che non fa che girare costantemente attorno alla Terra.

La sezione di coda somiglia ai bassifondi dove vivono i più poveri che soffrono il freddo e la fame, vivendo in pessime condizioni igieniche; in testa treno si trova invece la locomotiva, nella quale vive Wilford (Ed Harris), creatore del tutto e guardiano della sala macchine. Nessuno lo ha mai visto e molti, soprattutto negli scomparti più ricchi, lo venerano in quanto creatore e protettore della loro vita. I più poveri, invece, lo vedono come l'incarnazione del male. Per questo in fondo al treno si accende la voglia di ribellione: Curtis (Chris Evans) è il capo della rivoluzione dei passeggeri di coda. Il loro obiettivo è soppiantare Wilford per sostituirlo con Gilliam (John Hurt), saggio leader spirituale: ma per farlo dovranno attraversare l'intero treno e crearsi degli utili alleati.

Porta dopo porta

Snowpiercer è a tutti gli effetti la dimostrazione che il connubio tra stile cinematografico coreano e dinamismo americano può creare davvero degli ottimi risultati. Joon Ho Bong, in questo film, si apre a collaborazioni internazionali, creando una pellicola che è un ibrido davvero ben assemblato e funzionale. La traversata di Curtis attraverso le classi sociali che vivono all'interno dello Snowpiercer è appassionante, pericolosa e ansiolitica, realistica, sofferente, curiosa: un vero e proprio mix di sensazioni ed emozioni che lo spettatore riesce a percepire sulla sua pelle pur vivendole solo attraverso gli occhi. La tensione è costantemente alle stelle, come se dalla frequenza dei nostri respiri, dal rumore della nostra trepidante attesa, possa dipendere la buona riuscita o meno del piano dei ribelli di coda treno. E non importa se, fondamentalmente, la morale di base di questo film non sia molto diversa dagli altri distopici, se l'analisi, attenta e realistica, della società risulti sempre la stessa: il modo vivido in cui il regista riesce a raccontare il tutto è appassionante e convincente e, a dirla tutta, regala anche qualche sfumatura, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, tipica del cinema orientale che aggiunge valore al film. Possono 650 metri di treno contenere un mondo intero? La prigione, i bassifondi, la serra, le riserve d'acqua, la piscina, le aule scolastiche, la discoteca, la sauna... a quanto pare si, non solo a livello strutturale ma anche di evoluzione (e involuzione) della società e del suo intrinseco classismo.

Snowpiercer Perfetto fino (quasi) alla fine, Snowpiercer regala una narrazione cinematografica attenta e dinamica, che riesce a bilanciare perfettamente l’azione più cruda a una più complessa, ma comprensibilissima, rete di connessioni psicologiche ed emotive. È il connubio tra oriente e occidente, due universi distanti che si scontrano in un’ammirevole energia cinematografica. Joon Ho Bong riesce finalmente a farsi apprezzare anche dal grande pubblico, che fino a questo momento non è mai riuscito davvero ad accedere con facilità ai suoi lavori, spesso relegati a una distribuzione limitata al direct to video. Ottime anche le interpretazioni di John Hurt, Ed Harris e Chris Evans, sinapsi emotive dell’enorme locomotiva razionale che rende vivo l’intero film.

8

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