Snowden, la recensione: per Oliver Stone un biopic paranoico

Joseph Gordon-Levitt protagonista di un film che racconta un episodio recente e controverso di Storia americana.

Snowden, la recensione: per Oliver Stone un biopic paranoico
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Verrebbe da chiedersi che senso abbia realizzare un film come Snowden, biografia cinematografica del genio informatico che svelò i segreti scomodi della NSA, in un mondo dove esiste già CitizenFour, il documentario premio Oscar di Laura Poitiras (che nel lungometraggio di Oliver Stone appare con le fattezze di Melissa Leo) che affronta in modo più generale il tema della sicurezza nell'era digitale avvalendosi soprattutto della partecipazione dello stesso Snowden. La risposta sta, forse, proprio nel nome del regista: nel bene e nel male, Stone ha passato gran parte della sua carriera a decostruire il sogno americano, che si tratti della guerra in Vietnam (Platoon, Nato il quattro luglio), del mercato finanziario (Wall Street) o di determinate presidenze statunitensi (JFK, Nixon e W.). Tra intrighi e paranoie, il suo è un cinema impegnato ma anche stranamente accessibile, e la sua scelta di portare sullo schermo la vicenda di Snowden con un tocco da thriller rende la storia più appetibile per un pubblico più vasto e non per forza cinefilo, che forse non ha visto CitizenFour. È anche un'occasione ghiottissima per il protagonista Joseph Gordon-Levitt, che dopo The Walk si conferma bravissimo nel calarsi nei panni di una persona vera con precisione mimetica senza darsi alla caricatura.


Fuga dall'America

Servendosi dell'incontro fra Snowden e Poitiras come cornice narrativa, Stone racconta, nel corso di due ore, una vita all'insegna dello spostamento, del dubbio, del rimettere in discussione il concetto di patriottismo. Come l'uomo al centro del racconto, Snowden il film non si ferma mai, ed è una piacevole sorpresa ritrovare in cabina di regia uno Stone lucido e cinematograficamente sobrio, lontano dagli eccessi formali e/o la superficialità dei contenuti che hanno caratterizzato una fetta considerevole della sua filmografia non documentaria negli ultimi vent'anni. Nelle sue mani, la pellicola diventa un buon esercizio di genere, ma con un cuore tematico e umano che batte forte in nome di un silenzioso urlo di rabbia nei confronti di una nazione profondamente segnata dalla lotta contro il terrorismo. L'atmosfera paranoica non demorde nemmeno per un secondo e la tensione è particolarmente notevole nella parte finale, quella che molti conoscono e dovrebbe quindi risultare prevedibile, ma che riesce comunque a tenerci col fiato sospeso.

Performance camaleontica

La maestria tecnica è ottimamente supportata da un grande cast, ricco ed eclettico (con una punta di ironia nella scelta di Rhys Ifans, gallese, come mentore americanissimo di Snowden). In particolare, Joseph Gordon-Levitt riconferma la sua bravura calandosi nei panni di quest'uomo insolito con grandissima precisione (ed è possibile confrontarli, dato che il vero Snowden appare all'inizio dei titoli di coda). Ottima anche Shailene Woodley nel ruolo potenzialmente ingrato della ragazza di Edward, mentre dispiace un po' vedere uno strepitoso Nicolas Cage in una parte alquanto ridotta. Ma questa è una lamentela marginale alla luce dell'esperienza cinematografica nel suo insieme: non siamo ancora al cospetto dello Stone degli anni d'oro, ma Snowden è un buon passo nella direzione giusta, dopo un ventennio un po' confuso.

Snowden Sobrio e tesissimo, con al centro una grande interpretazione principale, Snowden è un ritorno quasi completo per Oliver Stone al cinema solido ed impegnato che lo caratterizzava nel suo periodo professionale più fortunato ed appassionante. Intelligente e al contempo accessibile, lo consigliamo soprattutto a chi ama i thriller e la Storia americana.

8

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