Snakes on a Plane Recensione: serpenti a bordo nel cult con Samuel Jackson

In occasione del passaggio televisivo riscopriamo il film del 2006, dove i passeggeri di un aereo se la devono vedere con serpenti velenosi e aggressivi.

Snakes on a Plane Recensione: serpenti a bordo nel cult con Samuel Jackson
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Sull'isola di Honolulu, Sean Jones si trova a bordo della sua moto intento a scorrazzare per l'isola quando diventa lo scomodo testimone oculare di un assassinio perpetrato dal crudele boss criminale Eddie Kim, il quale ora intende farlo fuori il prima possibile. Condotto in salvo dall'agente dell'FBI Neville Flynn, Sean viene accompagnato da quest'ultimo su un volo diretto a Los Angeles, dove dovrà testimoniare all'imminente processo contro il gangster.

In Snake on a Plane, Kim intende però eliminarlo ad ogni costo, al punto da introdurre di nascosto nell'aereo decine e decine di serpenti velenosi, pronti a essere rilasciati da un meccanismo a tempo che scatterà quando il mezzo si troverà già nei cieli. In più le classiche ghirlande consegnate ai passeggeri sono state contaminate con dei feromoni in grado di scatenare ulteriore aggressività nei rettili e quando questi possono infine muoversi liberamente cominciano ad attaccare selvaggiamente chiunque si trovi sulla loro strada, scatenando il panico e portando morte e terrore a bordo. Toccherà a Flynn cercare un modo di risolvere la situazione prima che sia troppo tardi...

Snakes on a Plane: vendetta animale

Manca meno di un mese all'arrivo nelle sale italiane dell'atteso Cocainorso - se non sapete di cosa stiamo parlando, eccovi qui il trailer di Cocainorso - che si prospetta già come uno dei film più folli della stagione. Ma se parliamo di animali drogati che minacciano l'incolumità degli esseri umani non possiamo non citare Snakes on a Plane e approfittiamo della messa in onda televisiva - questa sera su Mediaset 20 alle 21.25 - per tornare a parlare di questo piccolo cult uscito nel 2006 e che vedeva tra i protagonisti nientemeno che Samuel L. Jackson.

Un sano spirito da b-movie ignorante, realizzato con un budget ben maggiore rispetto alle produzioni omologhe, che rischiava sulla carta di trasformarsi in un'operazione trash e involontariamente ridicola, sulla scia delle tanti produzioni targate Asylum (a proposito potete leggere qui la recensione di The Last Sharknado, l'ultimo capitolo della saga squalesca). Fortunatamente, grazie a una buona dose di mestiere e alla volontà di non prendersi mai sul serio, il film è riuscito a intercettare i gusti del pubblico, e pur deludendo al botteghino è diventato col tempo una sorta di guilty pleasure, facendo a suo modo scuola nel relativo sottogenere: quel catastrofismo tipico di kolossal alla Airport (1970) e vari sequel annessi - poi parodiato dal trio ZAZ nell'esilarante dittico de L'aereo più pazzo del mondo - viene infatti qui depauperato delle sue fasi più serie e drammatiche per propendere su atmosfere tensive che guardano consapevolmente alla nicchia di genere.

Un serpente per tutte le occasioni

La trama è ovviamente soltanto un pretesto, accessoria per poi scatenare il panico a bordo che domina d'altronde la pressoché totalità del minutaggio, fin da quando conosciamo il numeroso gruppo di passeggeri, ognuno con il proprio - piccolo o meno - background a disposizione dello spettatore, che volendo può immedesimarsi in chi di dovere. La coppia in luna di miele, la bionda con cagnolino, l'esperto di kung fu, gli immancabili bambini in cerca di guai (con neonato annesso), il rapper di successo, l'hostess coraggiosa e così via, in un'esaltazione mai celata degli stereotipi dell'americano medio.

Sulla scia dei migliori slasher molti di loro sono pura carne da macello, pronti a perdere la vita nelle maniere più assurde e improbabili: da chi viene morso nelle parti intime a chi colto in flagrante mentre faceva sesso nel bagno dell'aereo, con tanto di sigaretta accesa (d'altronde la verosimiglianza come detto era un optional non richiesto) fino al povero gatto che si trovava in stiva all'interno della gabbietta d'ordinanza. La resa dei conti tra i passeggeri e i serpenti è per gran parte indirizzata anch'essa a toni farseschi, con accette e bombolette di gas usati come armi non convenzionali laddove la pistola risulta essere non propriamente consigliata a bordo di un velivolo; certo è che uno dei passaggi finali, con tanto di depressurizzazione forzata e gente che vola, sfiora i limiti dell'assurdo e in tal ottica anche le succitate accortezze precedenti risultano parzialmente incoerenti.

In Snakes on a Plane domina comunque in lungo e in largo l'ironia, tanto che il pilota improvvisato scelto per l'atterraggio aveva sì ben duemila ore di volo all'attivo, ma su Flight Simulator per Playstation. E al film bisogna approcciarsi proprio in quest'ottica guascona per divertirsi appieno, accettando le regole di questo gioco cinematografico piacevolmente usa e getta.

Snakes on a Plane La paura di volare non è nulla in confronto al terrore vissuto dai passeggeri di Snakes on a Plane, che oltre a diverse turbolenze hanno dovuto vedersela anche con decine di serpenti velenosi, mandati appositamente a bordo da uno spietato gangster con l'obiettivo di eliminare un testimone scomodo che si trovava sull'aereo. In questo film del 2006 diventato a suo modo cult, il divertimento di genere è assicurato, a patto di non prendere il tutto troppo sul serio: tra morti spassose che guardano alla migliore serie b e una tensione che va di pari passo con l'ironia, questo volo da Honolulu a Los Angeles vede Samuel L. Jackson quale star di un cast formato per gran parte da comprimari, carne da macello per la folle e inedita mattanza compiuta dai rettili, con tanto di soggettiva dal loro punto di vista ad aumentare l'atmosfera consapevolmente guascona dell'operazione.

6.5

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