Recensione Smiley

Un'inquietante leggenda urbana circola su internet nello slasher movie di Michael J. Gallagher

Recensione Smiley
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Ashley, dopo aver passato un lungo periodo di depressione dovuto alla sofferenza per il suicidio della madre, si appresta ad iniziare la sua vita al college. La ragazza è andata ad abitare insieme a Proxy, una coetanea conosciuta su internet, da tempo in contatto con un gruppo di ragazzi presente su una chat anonima. Tra questo gruppo di internauti circola un'inquietante leggenda urbana: chi durante una sessione di videochat scrive per tre volte una specifica frase, vedrà la persona con cui sta chattando sgozzata da uno spaventoso individuo mascherato, denominato Smiley. Dapprima Ashley e Proxy prendono tutto come uno scherzo di pessimo gusto, ma quando provano loro stesse a digitare la suddetta frase, e vedono l'omicidio compiersi sullo schermo del loro computer, capiscono che la leggenda è verità. Ed ora Smiley è sulle loro tracce...Michael J. Gallagher viene dal mondo televisivo, con produzioni perlopiù inedite in Italia, ed esordisce su grande schermo con Smiley, uno slasher accolto non molto positivamente dalla critica d'Oltreoceano. Il film, che giunge ora anche in Italia grazie alla distribuzione di M2 Pictures, vede come protagonista la bella Caitlin Gerard, già vista al cinema in The social network e in Magic Mike.

Three times

Un susseguirsi di cliché e situazioni viste e riviste che si prende troppo dannatamente sul serio. Michael J. Gallagher è ambizioso, cerca di costruire una storia che omaggi i classici del genere (ma cadendo spesso in un mero e incolore copia/incolla), ma non riesce mai a convincere anche a causa di uno stile registico ancora troppo acerbo e incapace di competere con produzioni similari dell'ultima generazione. Smiley è un film che non spaventa proprio nessuno, neanche i pre-adolescenti odierni ormai abituati a ben altra dose di orrore e violenza cinematografica, che regala soltanto qualche breve, ma prevedibile, sprazzo di tensione e cerca di giocare con gli archetipi del filone. Neanche il "colpo di scena" finale, con tanto di inspiegabile sequenza flash dopo i titoli di coda, riesce a salvare una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, con diverse incongruenze narrative ed eventi nefasti in serie che accadono alla protagonista, e con una caratterizzazione dei personaggi alquanto approssimativa, non certamente aiutata da un cast di giovani interpreti non all'altezza, per quanto in certe occasioni la Gerard, la più convinta del lotto, sembri pure provarci. La sceneggiatura prova a regalare certi colpi a sorpresa inserendo l'elemento onirico, nel quale citando Nightmare, la figura di Smiley (la cui mascherà inquietante è forse il punto più riuscito dell'operazione) perseguita nei sogni Ashley, ma quando il gioco viene utilizzato la prima volta è ormai facile comprenderne le successive evoluzioni. Lo stesso leit motiv della frase invocante strizza l'occhio ad un altro classico del genere quale Candyman, ma il confronto rimane puramente a livello di similitudine, lasciando questo titolo su una scia più thriller oriented, priva di fascino e incapace di creare empatia con la sfortunata protagonista. Lo stesso espediente di rappresentare Ashley come reduce da una forte crisi psicologica appare sin troppo forzato, veicolo di scusa per determinare che non venga creduta da praticamente nessuno. Smiley è insomma una pellicola poco riuscita, che difficilmente soddisferà anche i più strenui afacionados degli slasher movie.

Smiley Una leggenda urbana, un serial killer dalle origini incerte (umano o no?), un finale in apparenza chiarificatore rovinato dal post titoli di coda, fanno di Smiley uno slasher movie di scarsa qualità, che si appoggia narrativamente su alcuni classici del filone fallendo però nell'operazione omaggio / citazionista. Novanta minuti di noia, con pochi e prevedibili spaventi, una tensione quasi assente e una superficiale caratterizzazione dei protagonisti.

4

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