Recensione Sinestesia

Un uomo costretto sulla sedia a rotelle, sua moglie, la sua amante ed il suo migliore amico...

Recensione Sinestesia
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Cosa è la sinestesia?
Con largo uso nella poesia e, in genere, nella versificazione, trattasi di una figura retorica che prevede l’accostamento di due termini appartenenti ad altrettanti, diversi piani sensoriali.
In maniera analoga, in psicologia, invece, è un fenomeno sensoriale-percettivo che indica una contaminazione dei sensi nella percezione, quindi un termine usato per fare riferimento alle situazioni in cui la stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti, ma conviventi.
Termine che finisce anche per essere il titolo del primo lungometraggio scritto e diretto dal ticinese classe 1973 Erik Bernasconi, il quale dichiara: “Questo progetto nasce durante l’inverno 2006, dopo la lettura di un trafiletto di poche righe in un quotidiano ticinese. Sinestesia riflette sulla presenza del destino nella vita dei quattro personaggi principali. Sostiene un semplice assioma: siamo responsabili delle nostre vite, ma, a volte, ciò che accade sfugge al nostro controllo. In ogni momento il nostro destino può svoltare e, allora, diventiamo tutti in qualche modo “diversamente abili”, ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui”.

Poker di vite

Lungometraggio al cui centro troviamo quattro giovani adulti confrontati con le prove del destino: Alan, con le fattezze dell’Alessio Boni di Arrivederci amore, ciao (2006), costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente, sua moglie Françoise, cui concede anima e corpo la Giorgia Wurth di Maschi contro femmine (2010), la propria amante Michela alias Melanie Winiger e il suo migliore amico Igor, incarnato dal Leonardo Nigro visto, tra l’altro, in Cosa voglio di più (2010) di Silvio Soldini.
Del resto, in seguito al prologo in cui, appunto, assistiamo alla sciagura che ha provveduto a privare dell’uso delle gambe il protagonista, sono proprio i quattro nomi a rappresentare gli altrettanti capitoli che costituiscono i novantuno minuti di visione, volti a raccontare in tono agrodolce i momenti della loro vita e le sfaccettature del quotidiano.
Quattro capitoli che, ispirati ognuno a un filone cinematografico, si basano in larga parte sull’osservazione di fatti realmente accaduti al fine di osservare da quattro diverse angolature le emozioni dei personaggi.
Infatti, con TecoHabemus PapamCelio incluso nel cast, è passando, tra l’altro, per il thriller psicologico, la commedia e il dramma che Bernasconi affronta le tematiche dell’amicizia, dell’amore, dell’infedeltà e della disabilità; concretizzando un elaborato a struttura circolare che, pur non puntando in maniera particolare sui facili, “orecchiabili” stilemi del cinema di taglio popolare, lascia avvertire, sotto il suo “strato cutaneo” di pellicola d’autore, il cuore di un film di genere.
Con la risultante di un’operazione che, senza spingere a gridare al miracolo, sfrutta a dovere la camera a spalla per delineare in maniera tanto atipica quanto scorrevole una vicenda ulteriormente impreziosita dalla buona direzione degli attori e dall’efficace colonna sonora a firma di Zeno Gabaglio e Christian Gilardi.

Sinestesia Un uomo costretto sulla sedia a rotelle, sua moglie, la sua amante ed il suo migliore amico. Sono i quattro personaggi che Erik Bernasconi pone in scena nel suo lungometraggio d’esordio al fine di fargli rappresentare altrettanti episodi. Lungometraggio a struttura circolare che, poco distante dal gusto cinematografico popolare, si rivela un non eccelso ma interessante esperimento perfettamente sintetizzato dalle parole dello stesso regista: “L’utilizzo della camera a spalla, piuttosto delicata, traduce formalmente la natura realistica della vicenda. L’avvicinamento dei capitoli a determinati generi cinematografici lascia comunque spazio ad alcuni stilemi tipici dei generi in questione”.

6

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