Signs Recensione: l'invasione aliena secondo M. Night Shyamalan

Stasera in tv, riscopriamo l'affascinante opera del regista indiano, che sfrutta la tematica extraterrestre per raccontarci una storia di demoni personali.

Signs Recensione: l'invasione aliena secondo M. Night Shyamalan
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Dopo aver perso la moglie sei mesi prima in un tragico incidente stradale, l'ex sacerdote Graham Hess ha smarrito la fede. L'uomo vive in una fattoria insieme ai figli Morgan, affetto da asma, e la piccola Bo, con suo fratello minore Merrill che da poco è tornato ad abitare con loro per dargli una mano. In Signs ben presto un nuovo mistero è destinato a turbare quella situazione di amara quiete che la famiglia sembrava aver momentaneamente ritrovato: un giorno infatti scoprono che nella loro piantagione sono comparsi dei misteriosi e giganteschi cerchi, visibili a occhio nudo anche dall'alto.

Inizialmente gli Hess pensano a uno scherzo di qualche buontempone, ma ben presto scoprono come simili fenomeni si stiano ripetendo in ogni angolo del mondo e i notiziari riportano di avvistamenti di navicelle aliene che sorvolano i cieli di alcune grandi metropoli. Graham comprende di avere a che fare con qualcosa di più grande di lui e mentre sta ancora cercando di superare il drammatico lutto si troverà a lottare per proteggere la sua famiglia da una minaccia imprevista.

Signs: dentro e fuori

Non un film di alieni, ma un film di fantasmi, di demoni personali. Dietro le furbe dinamiche di genere, con la minaccia extraterrestre che incombe su un'umanità sempre più obnubilata e assente, M. Night Shyamalan nasconde ancora una volta la metafora di un'odissea personale, quella vissuta dal personaggio del reverendo in seguito a quella tragedia assurda e dolorosa, che ha sconquassato indelebilmente le colonne portanti sulle quali aveva basato la sua intera esistenza.

In onda stasera alle 23.25 su RaiMovie, Signs è un progressivo percorso nella riscoperta della Fede, quella più profonda che dietro le pieghe della religione si apre a significanti ancor più profondi e universali: senza questo percorso catartico, al limite della ragione, dove sono gli extraterrestri a ricondurre l'essere umano - in senso ampio - sul pianeta terra, obbligandolo a fare i conti con se stesso, nulla sarebbe stato possibile. Ecco perciò che le due ore di visione assumono molteplici sfumature, come d'altronde il cinema dell'autore ci ha sempre abituati e continua ad esplorare anche nelle sue opere meno riuscite.

A tal riguardo è parecchio incisiva la breve visita in città, dove appaiono in un paio di sequenze fugaci altrettanti personaggi specchio di una società schiava dei propri eccessi, mai pronta ad ascoltare ma sempre a pretendere di essere ascoltata: è allora necessario il silenzio, quello della fattoria isolata in mezzo al nulla, per scatenare questa resa dei conti tra il razionale e il sovrannaturale, dove il valore della famiglia risulterà determinante in una resa dei conti che si fa teatro e specchio di un'apocalisse imminente a livello globale. Proprio per questo viene dato notevole spazio ai notiziari - soluzione spesso adottata dal regista, come anche nel suo ultimo lavoro (la nostra recensione di Bussano alla porta è a portata di clic) - al fine di generare una sorta di terrore universale e portare il pubblico ad immedesimarsi in un dramma di massa, sulla scia dei classici blockbuster / disaster movie a tema.

Ma a differenza di operazioni fracassone e gratuitamente spettacolari, Signs è in realtà un film molto intimo, che sfrutta appunto i rimandi ad uno degli archetipi della fantascienza per raccontare la storia di questa famiglia, con il nucleo dei quattro protagonisti a dominare la scena e a far emozionare a più riprese chi guarda: se Mel Gibson e Joaquin Phoenix offrono due interpretazioni d'eccellenza, a rubare la scena sono anche i piccoli Rory Culkin - fratello di Macaulay - e Abigal Breslain, sei anni appena e al suo esordio assoluto su grande schermo.

Anche l'occhio vuole la sua parte

Il gioco tensivo è ricco di fascino e sfrutta in maniera suggestiva il contesto, per quanto sia stata spesso criticata la verosimiglianza relativa alla presunta intelligenza di questa razza di invasori, al punto che l'arma migliore per sconfiggerli risulti anche essere la più semplice di tutte e sia "piazzata" al posto giusto e al momento giusto in maniera forzata.

Come detto prima bisogna accettare lo sguardo metaforico, quello già adottato a più riprese da Shyamalan - come potete leggere anche nella nostra recensione di Lady in the Water, tra i suoi cult più sottovalutati - per apprezzarne appieno la visione. E in tal caso le atmosfere si fanno cariche di inquietudine, con un sano retrogusto horror che fa capolino qua e là in una manciata di gradevoli jump-scare, con l'avvolgente colonna sonora di James Newton Howard ad impreziosire il tutto.

Signs La minaccia extraterrestre è solo un furbo ma intelligente escamotage per raccontare d'altro, ovvero la perdita di fede e di speranza da parte del protagonista interpretato da Mel Gibson, reverendo che ha smarrito il suo credo dopo la tragica scomparsa della moglie. Signs è l'ennesimo film metafora di M. Night Shyamalan, che disseziona un archetipo della fantascienza quale quello di un'invasione aliena in favore di una messa in scena intima e personale, dove il dramma vissuto dalla famiglia protagonista diventa il centro focale in un mondo che rimane lì confinato nei notiziari televisivi, annuncianti l'inizio di una nuova e ipotetica apocalisse. Un film di suggestioni ed emozioni, dove anche i sussulti di genere - pur consapevolmente esposti a diverse critiche se affrontati senza il giusto approccio - sono sempre e comunque necessari a quel percorso privato nell'affondare e sconfiggere i propri demoni.

8

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