Shrek terzo, la recensione del terzo film della saga Dreamworks

In Shrek terzo il bonario orco, dopo la morte del Re, si mette insieme ai suoi storici compagni alla ricerca di Arthur, legittimo erede al trono.

Shrek terzo, la recensione del terzo film della saga Dreamworks
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Un successo ai botteghini pari a quello dei due film precedenti che in questo caso non ha però trovato pareri altrettanto favorevoli da parte della critica. Shrek terzo vede la luce nel 2007, seguendo la media produttiva (continuata anche col successivo episodio) di un film ogni tre anni, e per l'occasione decide di saccheggiare con particolare attenzione la leggenda bretone di Re Artù, tanto che le due nuove entrate di rilevo nel roster di personaggi sono proprio quelle del giovane Arthur e di Mago Merlino, doppiati per l'occasione (nella versione originale) rispettivamente da Justin Timberlake e dal Monty Python Eric Idle. La storia ha inizio con la scomparsa per vecchiaia di Re Harold, padre di Fiona, che in punto di morte intende affidare al genero le chiavi del regno; alle perplessità dell'orco e prima di esalare l'ultimo respiro il sovrano dichiara che potrebbe esserci un altro erede, il suo giovane nipote Arthur Pendragon. Shrek (che nel frattempo ha scoperto diventerà presto padre), Ciuchino e Gatto con gli stivali decidono allora di andare alla ricerca del ragazzo, ignorando come Principe Azzurro intenda approfittare della sua assenza dal castello per sferrare un attacco arruolando un esercito composto da tutti i cattivi delle fiabe.

Non c'è due senza tre

Non è il cosiddetto inizio della fine, poiché il film a tratti diverte e intrattiene con le sue consolidate armi vincenti, ma è innegabile la stanchezza di un franchise incapace di rinnovarsi con situazioni nuove e originali. Shrek terzo (in onda stasera alle 21.10 su ITALIA 1) non varia le coordinate dei predecessori cadendo in un reiterato autocitazionismo, con gag e battute meno ispirate che in passato e una narrazione poco incisiva e graffiante che cade a tratti in una retorica buonista e fuori luogo, abbassando sorprendentemente il target d'età. La prima parte, con il viaggio di Shrek & co. alla ricerca del giovane erede, segue senza troppo brio la classica quest dell'eroe di stampo fantasy, e il personaggio di Arthur si rivela quanto mai anonimo; più riuscita invece la figura di Merlino, caratterizzato come un vecchio rimbambito e all'origine di alcune gag tra le più riuscite dei novanta minuti di visione, in primis lo scambio di corpi tra Ciuchino e Gatto con gli stivali. Il sottotesto teatrale, che lega il prologo e la parte finale, è troppo debole per regalare riuscite sortite action / oriented e anche la colonna sonora (punto forte dei primi due capitoli), pur vantando pezzi cult di Ramones, Led Zeppelin e Paul McCartney, è mal ibridata al contesto di quanto accade su schermo. Anche le sempre copiose citazioni dal mondo favolistico, con principesse classiche che diventano improbabili guerriere e il numeroso esercito di cattivi comprendente tra gli altri Capitan Uncino, la strega di Biancaneve e alberi parlanti (da Il signore degli anelli), non reggono il confronto con il passato, rendendo questa terza incarnazione un piacevole passatempo ma nulla più.

Shrek terzo Al terzo capitolo il franchise di Shrek fa il suo primo passetto falso, adagiandosi senza personalità sugli stilemi creati nei primi due film. Shrek terzo non è privo di momenti divertenti ma la struttura generale non possiede quella forza istintiva e irriverente che aveva caratterizzato le precedenti avventure del bonario orco e dei suoi bizzarri compagni. Una vena citazionista assai meno marcata e incentrata quasi totalmente sul mondo delle favole, dialoghi poco ispirati, una colonna sonora "casuale" e pochi guizzi narrativi in una storia che si ispira parzialmente alla leggenda bretone di Re Artù, salvo sciorinare moralismi di sorta nei suoi risvolti finali, fanno sì che la visione, pur risultando piacevole, palesi un evidente autocompiacimento.

6

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