Sei gemelli: la recensione del film Netflix con Marlon Wayans

Marlon Wayans si fa in sei per questo film Netflix, che purtroppo va ad aggiungersi al lungo elenco di pessimi prodotti della piattaforma.

Sei gemelli: la recensione del film Netflix con Marlon Wayans
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Dovrebbe esserci una sorta di convenzione universalmente riconosciuta sul fatto che, nel 2019, un film comico con un attore che impersona sei diversi personaggi sia fuori tempo massimo. Per qualche insondabile motivo Marlon Wayans non è stato informato della cosa, perché Sei gemelli sarebbe risultato in ritardo anche a fine Anni '90, quando a farla da padrone era Eddie Murphy con il suo professore matto (e parenti). La storia di base è semplice: Alan sta per avere un figlio e, non avendo mai conosciuto la sua famiglia, decide di scoprire se effettivamente ce l'abbia o no. Ce l'ha: ci sono altri cinque gemelli che lo aspettano, pronti a sconvolgergli la vita. La sua, ma anche quella degli spettatori. Perché è inutile girarci attorno: il film Netflix fallisce su tutta la linea, come il tizio che fa il simpatico alle feste ma poi se ne esce con una battuta vagamente fuori luogo e viene accolto da un tirato silenzio. Quindi andiamo a vedere perché Sei gemelli è un fiasco totale, purtroppo come tanti altri prodotti cinematografici Netflix.

La fiera dei cliché

Basta aver visto almeno un paio di film comici americani con gente incinta per rendersi conto, dopo quasi cinque minuti, che ci sarà inevitabilmente una corsa in ospedale per non perdersi la nascita del bambino. Ma Sei gemelli inanella tutti i cliché possibili del genere, dal padre di lei che non approva il matrimonio al classicone "mi avevi promesso che non saresti arrivato in ritardo". In mezzo una trama che annacqua il cervello, con soluzioni per mandare avanti il film fin troppo ridicole persino per questo genere (basti pensare al ritrovamento degli altri certificati di nascita). Un continuo ed esasperante copia e incolla da qualsiasi prodotto simile passato, senza una minima idea originale che non faccia pensare a un riciclo. Persino il protagonista che si divide in sei ruoli diversi (fra cui uno femminile e almeno un paio sovrappeso) è già visto e rivisto, e non con illustri antenati: basti pensare a Norbit (nonostante avesse qualche suo momento) o Jack e Jill.

Nemmeno il guilty pleasure

Sei gemelli non riesce neanche a fare il giro e guadagnarsi la faticosa coccarda di guilty pleasure. Perché il film si prende spesso fin troppo sul serio, tentando sortite sentimentali sul concetto di famiglia, di amore fraterno, di esserci gli uni per gli altri, però mentre si fanno battute su sigarette nascoste nel retto o elettrodi attaccati ai testicoli. Qua il film fallisce davvero: non abbraccia la sua vera natura, quella di commedia trash, di so bad it's good, come aveva fatto White Chicks, tanto per restare in ambito Wayans (e in ambito di trasformismo). Lì era tutto volutamente e consapevolmente sopra le righe, talmente tanto da non scendere mai dalla giostra, e volerci girare e girare pur conoscendone le conseguenze. In questo caso invece ci si ritrova solo scissi, divisi qua e là senza una vera e propria meta. Il film vuole essere comico (ma anche trash), però pure istruttivo e feel good. Spizzica battute da classica commedia americana per poi sfociare nel nonsense slapstick. Che sarebbe stato perfetto per un film del genere: bastava scopiazzare i due Anchorman, però dall'inizio alla fine, senza inserire elementi troppo sopra le righe che cozzano in continuazione con la trama lineare e "credibile" del film.

Ci vedo sestuplo

Marlon Wayans esagera, in continuazione. Sei personaggi sono tanti per un'ora e quaranta di film, contando anche tutti gli altri comprimari: ne viene fuori un pasticcio senza armonia, con alcuni presenti per quasi tutta la pellicola e altri che appaiono per un semplice cameo. Soprattutto, visto il numero, c'era bisogno di differenziarli enormemente: e quindi ecco quello obeso e mentalmente tardo, la donna (sovrappeso anche lei), quello che si atteggia come un pappone Anni '70, uno nato piccolo e striminzito e una specie di afroamericano dalla pelle più chiara e rosso di capelli.

Ognuno sopra le righe, in maniera esasperata e fastidiosa, in grado di aumentare la parte trash del film man mano che il numero dei gemelli cresce. In mezzo anche la classica caduta dell'eroe che - non si arrabbi Christopher Vogler - avvenendo secondo i canoni del suo manuale rende Sei gemelli ancora più improbabile nel suo voler stare alle regole, senza averne davvero capito il senso.

La lezione di Jeff Portnoy

Ricordate quel gioiellino di Tropic Thunder? Il film iniziava con dei fake trailer che presentavano i protagonisti del film. Fra questi c'era Jeff Portnoy, il personaggio di Jack Black, classico attore comico in grado di fare solo commedie becere. Il trailer che lo riguardava era su una famiglia di obesi flatulenti tutti interpretati da Jeff Portnoy: I cicciabomba. Ecco, Sei gemelli sembra aver raccolto la lezione di Jeff Portnoy per tradurla in un film, che per sfinimento asporta qualche risata agli amanti del trash. Perché a un certo punto bisogna anche alzare bandiera bianca e tentarla, la via delle risate: un paio, per un centinaio di minuti malcontati, escono anche fuori, assieme al profondo senso di colpa per aver permesso al film di farcele fare.

Sei gemelli Sei gemelli non riesce a trovare la sua strada, sempre diviso tra film comico, commedia, demenziale e trash. Il trasformismo di Marlon Wayans appesantisce la pellicola con personaggi troppo sopra le righe, per un film che sotto sotto non vuole esserlo. Il numero di gemelli risulta quindi enorme rispetto alla durata della pellicola, mentre una comicità becera e spesso fuori luogo tenta di trattenere assieme un prodotto che cola da tutte le parti. Netflix, per l'ennesima volta, mette il suo marchio su un film di cui si può salvare ben poco: giusto qualche risata (amara) per gli amanti del trash.

3

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