Recensione Sedia elettrica

Niccolò Ammaniti e Monica Stambrini presentano il backstage di Io&Te di Bertolucci

Recensione Sedia elettrica
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E’ tra gli scrittori italiani di maggior successo, uno tra quelli che negli ultimi dieci anni ha raggiunto più traguardi. Niccolò Ammaniti è non soltanto una penna molto amata da un largo pubblico, ma ormai una vera istituzione cinematografica: ben cinque film tratti dai suoi lavori, su una bibliografia di sei romanzi e nove raccolte di racconti (la più recente uscita in libreria è la consigliatissima Il momento è delicato).
Oggi Niccolò Ammaniti ha incontrato il pubblico del festival italiano visto da Milano in occasione della proiezione di Sedia elettrica, un mediometraggio (si presenta come backstage ma in realtà è molto di più) che segue Bernardo Bertolucci durante la lavorazione del film Io e te, proiettato subito dopo questo.

SCRITTURA E CINEMA

E’ facile capire perché tanto spesso registi di una certa caratura (nientemeno che Salvatores, regista di Io non ho paura e Come Dio comanda, Marco Risi figlio del più celebre Dino e regista di L’ultimo Capodanno -tratto dalla raccolta di racconti Fango- fino a quell’istituzione del cinema che è Bernardo Bertolucci, che con Io e te ha incantato il pubblico di Cannes per la sobrietà e la delicatezza di un film consapevole di se stesso e della propria maturità stilistica) abbiano riadattato i libri di questo scoppiettante e simpatico scrittore romano: i suoi racconti creano un’empatia straordinaria con i personaggi, trasportano il lettore al fianco dei pensieri e delle azioni quotidiano dell’italiano medio, si mescolano a un pulp di puro piacere narrativo (Ammaniti è un po’ il Tarantino della scrittura, e nei suoi più riusciti romanzi corali, su tutti Come Dio comanda, Ti prendo e ti porto via, Che la festa cominci, si vede molto bene - per non parlare poi di quel gioiellino di tempesta creativa che è il racconto lungo L’ultimo Capodanno dell’umanità) e la scrittura sembra tradursi automaticamente in immagine. Spesso infatti c’è riuscita benissimo, in particolar modo Io non ho paura e Io e te sono i riadattamenti più riusciti - curiosamente si tratta anche dei romanzi più “tradizionali” e meno tipici di Ammaniti, più raccolti, delicati e raffinati, increspati di venature da case diroccate e rovine fatiscenti, generalmente di formazione intorno a giovani protagonisti nella pubertà.

SEDIA ELETTRICA

No, non è un documentario sulla pena di morte. E’ un mediometraggio documentario della regista Monica Stambrini (tra i suoi film, ha diretto Terapia d’urto), vero astro nascente e che speriamo di vedere il prima possibile sul grande schermo con un nuovo film. Per ora ci “accontentiamo” del suo sapiente lavoro documentaristico con cui ha seguito Bernardo Bertolucci durante tutta la lavorazione di Io e te: si chiama Sedia elettrica proprio in riferimento alla sedia motorizzata su cui si muove Bertolucci da alcuni anni. Un nome che è un programma: l’attento ed esperto sguardo della Stambrini segue il grande regista scorrazzare ovunque con la sua sedia, e ancor più in lungo e in largo con la mente, di cui riesce in qualche modo a rendere poeticamente l’impressione del pensare e dell’immaginare di Bertolucci. Era quasi un decennio che Bertolucci non girava un film: da The Dreamers nel 2003 le sue condizioni fisiche gli rendevano difficile un lavoro che richiede mobilità e molta energia. Con il racconto lungo di Ammaniti, intimamente raccolto in una cantina, è riuscito (ancora a 70 e passa anni!) a sfornare un gioiellino acclamato da tutte le sale in cui è approdato. Ma quello che più conquista del documentario è la maturità e la profondità che trasudano dalle parole del regista, quella consapevolezza stilistica e umana, quella voglia irrefrenabile di fare cinema, sempre cinema (Ammaniti ha detto che lui vorrebbe fosse così ogni giorno: poter scendere di casa e avere tutti i giorni un set in una cantina con cui girare un film). Ironico e delicato, poetico in ogni movimento e in ogni parola, strappa più di un sorriso durante la lavorazione. Specialmente quando dice di considerare la sua condizione sulla sedia elettrica come « una punizione divina per tutti i carrelli, solo in Novecento hanno calcolato che ho fatto carrelli per un totale di 4 km ». Se questo documentario è così magico e istruttivo, rendendo la sensazione di assistere al lavoro di un esperto bottegaio artigiano, un po’ come facevano i giovani Michelangelo e Raffaello per il proprio apprendistato, lo si deve al debordante talento della Stambrini, che prima ancora di raccontare è riuscita a vivere, sulla pelle e nel cuore, tutto il periodo della sua permanenza col regista. E che non ha esitato ad arrampicarsi ovunque e a fare acrobazie, non di rado legando la macchina da presa ai dolly e ai carrelli che venivano fatti, trasportando lo spettatore in una dimensione che pochi documentari e sicuramente pochissimi backstage riescono a restituire.

Sedia elettrica Di Io e te si è parlato molto e non c’è davvero bisogno di ripetere i giudizi positivi per un grande film della maturità di un regista-istituzione del cinema italiano e internazionale. Merita invece ribadire il giudizio molto positivo per il making of di Laura Stambrini, Sedia elettrica, che invitiamo cinefili e non solo a recuperare tempestivamente. Per chi ancora è povero di letture del maestro Ammaniti, invece, d’obbligo la lettura dei suoi romanzi e la visione dei film tratti da essi.

8.5

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