Seberg, la recensione del film con Kristen Stewart e Anthony Mackie

La vera e drammatica storia di Jean Seberg, icona della Nouvelle Vague perseguitata dai servizi segreti americani.

Seberg, la recensione del film con Kristen Stewart e Anthony Mackie
INFORMAZIONI FILM
Articolo a cura di

Nel 1960 Jean-Luc Godard ha probabilmente girato il suo più grande capolavoro, quel Fino all'ultimo respiro diventato un manifesto della Nouvelle Vague e dell'intero cinema mondiale. Protagonista femminile dell'opera la meravigliosa Jean Seberg: viso sottile, lineamenti da eterna bambina, capelli corti e biondi, una vera e propria rivoluzione per l'epoca - come avrebbe poi dimostrato la moda parigina dell'epoca.
Per lei quello di Patricia sarebbe rimasto il ruolo più iconico della sua travagliata carriera, segnata perlopiù da una vita privata cambiata per sempre con la fine degli anni '60. L'avvicinarsi a Hollywood ha portato la Seberg a battersi per i diritti degli afroamericani, all'epoca rappresentati ferocemente dal partito delle Pantere Nere - uno dei nemici più ostici per il governo USA del tempo.
Convinta dell'uguaglianza assoluta fra uomini, non a caso l'attrice americana aveva lavorato moltissimo nella "libertina" Francia, inizia ingenuamente - e con propositi del tutto positivi e alla luce del sole - a finanziare proprio il Black Panther Party, finendo nel mirino dei servizi segreti americani. Dalla notte della prima intercettazione, per Jean Seberg non esisterà più un lato intimo e privato della sua esistenza. Ogni parola, azione, movimento sarà captato dai federali, una situazione estrema che porterà l'attrice a stati d'ansia di gravissima entità - fino al giorno del suo tragico suicidio, o almeno è di questo che le fonti ufficiali hanno sempre parlato.

Attualità

L'incredibile storia di Jean Seberg rivive ora sul grande schermo grazie a un delicato (quanto lineare) biopic di Benedict Andrews presentato fuori concorso a Venezia 76. Tecnicamente, parliamo di un prodotto senza grandi scossoni di sorta, dal carattere e dall'impronta alquanto deboli, ma funzionale alla causa - ovvero ricordare quello che è stato, per l'attrice di cui parla, un vero e proprio sacrificio in nome del bene comune, della fratellanza fra esseri umani.
La Seberg infatti, nonostante le manie di persecuzione (tutt'altro che fittizie ma con un fondamento) e gli stati d'ansia, ha continuato a finanziare il partito delle Pantere Nere anche dopo l'apertura del Vaso di Pandora relativo al suo caso, senza mai farsi intimidire da un Governo che non sempre ha agito nella legalità più assoluta.

Da questo punto di vista, Seberg è un film importante e incredibilmente attuale, poiché figlio di un mondo in cui l'odio razziale sta pericolosamente tornando "di moda", in cui la tecnologia è molto più avanzata rispetto a quella degli anni '60 e '70 ed è dunque anche più facile mantenere il controllo su una determinata persona, su un gruppo di cittadini o un'intera minoranza. Se all'epoca l'obiettivo era isolare chi parlava di diritti civili e uguaglianza, oggi in parte si sta verificando qualcosa di simile, con chi aizza - soprattutto sui social network - l'odio verso "il diverso".

Fino all'ultimo respiro

Se dunque Benedict Andrews non è riuscito a consegnare alla storia del cinema un capolavoro inarrivabile come poteva essere, per l'appunto, Fino all'ultimo respiro, è comunque stato in grado di riportare l'incredibile storia di Jean Seberg alla ribalta, a tutto vantaggio delle nuove generazioni che di lei forse non hanno neppure mai sentito parlare. Da questo punto di vista, ovvero l'avvicinare i giovanissimi alla visione del film, potrebbe esser stata anche strategica la scelta di un'attrice protagonista come Kristen Stewart, come sappiamo molto vicina al pubblico di "nuova leva".
Certo la ragazzina timida di Twilight oggi non esiste più, al contrario abbiamo a che fare con una donna che matura progetto dopo progetto, in questo caso poi riesce quasi da sola a sorreggere l'intero peso dell'opera - non a caso figura in quasi tutte le sequenze. Come il governo fa con la Seberg, Benedict Andrews non lascia neppure un secondo la sua protagonista con le macchine da presa, arrivando a esasperarla e a soffocarla - per il bene dell'arte, e in modo figurato s'intende.

La Stewart è davvero una roccia nel ruolo, affascinante e provocante, cosa che rende davvero difficile resisterle. Misurata e senza eccessi, la sua presenza è certamente l'aspetto migliore del progetto, pur non essendo affatto sola sullo schermo. Accanto a lei ci sono infatti anche Anthony Mackie, volto ormai fisso del Marvel Cinematic Universe, Jack O'Connell e la talentuosa Zazie Beetz, la Domino di Deadpool 2, in un ruolo piccolo ma estremamente delicato. L'intero cast lavora in modo affiatato e lascia scorrere i 102 minuti con assoluta naturalezza, da spettatori si viene inglobati interamente nella storia e difficilmente si ha la voglia di uscirne - non prima di conoscere ogni aspetto cruciale della vicenda, fino al tragico epilogo.

Seberg Benedict Andrews sceglie la strada meno tortuosa per raccontare la folle, assurda vita di Jean Seberg, condizionata per oltre un decennio dall'attività sottobanco del governo USA. Un biopic tremendamente attuale, con una protagonista d'eccezione che porta il nome di Kristen Stewart, che colleziona un'interpretazione solida corredata di un irresistibile fascino. Tecnicamente i virtuosismi terminano qui, proprio con la sua attrice principale, che si porta sulle spalle gran parte del peso dell'opera - seppur aiutata da validi colleghi. Non un lungometraggio memorabile ma comunque meritevole di una visione, del resto i suoi 102 minuti scorrono in fretta, con la vicenda che divora famelica il suo pubblico, desideroso di scoprire tutti i dettagli della storia.

6.5

Quanto attendi: Seberg

Hype
Hype totali: 1
90%
nd