Scarface, la recensione del capolavoro di Brian DePalma

Il cult di Brian de Palma e Oliver Stone con protagonista un grande Al Pacino, la nostra recensione.

Scarface, la recensione del capolavoro di Brian DePalma
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Non è un caso che la dedica personale di Brian de Palma sia a due grandissime figure della Settima Arte come Howard Hawks e Ben Hecht, rispettivamente regista e sceneggiatore dello Scarface originale del 1932. Ma questo assai libero remake, curato in fase di scrittura da un altro grande come Oliver Stone, non ha assolutamente nulla da invidiare alla fonte ispiratrice, ponendosi tra i punti più alti del cinema "commerciale" americano anni '80. Una pellicola entrata nella storia, cult tra i cult, e che rispecchia in pieno il periodo in cui è uscito trovando nell'ambientazione a Miami, ai tempi spesso all'"onore" delle cronache per i sanguinosi fatti di sangue legati ai giri dei narcotrafficanti, il valore aggiunto di un plot già di per sé rasente la perfezione. E la storia che fa da sfondo all'ascesa e alla caduta di Tony Montana proviene dal cuore nero e pulsante di quell'America, tanto che Stone (chiamato in causa dopo l'iniziale coinvolgimento di Sidney Lumet) ebbe diversi colloqui con gli "uomini sul campo", agenti della DEA ed ex-criminali, permettendo di inserire in uno sviluppo metaforicamente crudele una certa dose di cinico e spietato realismo. Realismo che insospettì e infastidì non poco la comunità cubana, qui protagonista e non proprio in maniera positiva, costringendo la produzione a spostare i luoghi delle riprese per evitare possibili ritorsioni.

Push it to the Limit

La storia di questo "nuovo" Scarface si discosta sensibilmente da quella dell'originale, nel quale il personaggio principale era l'italoamericano Tony Camonte, un giovane gangster che, in piena epica proibizionista, iniziava la sua scalata al potere, dando il via ad una feroce guerra tra le bande. Nella versione depalmiana Tony fa Montana di cognome, ed è un profugo cubano giunto negli States nel grande esodo "concesso" nel 1980 da Fidel Castro. Condotti in un ghetto per prigionieri politici, Tony e il suo vecchio amico Manny Ribera riescono ad uscirvi dopo aver compiuto, per conto di un boss locale, l'omicidio di un potente uomo politico. Il mandante, Frank Lopez, li prende sotto la sua ala protettrice e Tony e Manny cominciano a compiere lavoretti più o meno sporchi per il loro nuovo capo, arrivando in pochi mesi ad ottenere una certa solidità economica. Ma Tony, che nel frattempo si è innamorato della bella amante di Lopez, Elvira Hancock, decide di mettersi in proprio ed iniziare il suo percorso verso il successo personale...

The world is yours

Ferale e cool, Scarface è un viaggio senza ritorno in un mondo crudo e implacabile dove non ci si può fidare di nessuno e i demoni si concretizzano progressivamente in un'inesorabile caduta, figlia di un ego che non conosce limiti. Tony Montana non è un gangster qualsiasi, lui è l'incarnazione del gangster primigenio in grado di magnetizzare per il suo illimitato desiderio di potere destinato a consumarlo nel profondo e ledendo i suoi affetti più cari. De Palma non fa sconti e, complice la sceneggiatura del collega, sforna un'opera kitsch che si compiace, intelligentemente, nelle sue esagerazioni: la violenza, sia fisica che verbale, è esasperata, urlata come nel tipico stile stoniano, ma allo stesso tempo pregna di quel fascino suadente che ha segnato la carriera del regista de Gli intoccabili. Droga, sesso e soldi sono i punti focali nei quali affoga il protagonista, in un obnubilamento indotto dal mito del sogno americano, qui smitizzato nella sua accezione capitalista che non lascia scampo a niente e nessuno e divora senza pietà. "The world is yours" ("Il mondo è tuo") è lo slogan pubblicitario che campeggia in più occasioni durante la visione e che rappresenta al meglio il senso più profondo dell'ascesa al potere di Montana, e si fa metafora anche del ritmo incessante che permea le quasi tre ore di durata. Un'epopea violenta e (dis)illusa che segna il trionfo di un barocchismo tronfio ed esuberante, toccando un'apice di pathos brutale e virtuoso nei venti minuti finali, vero e proprio momento di nefasta gloria di quest'antieroe contraddittorio dall'impareggiabile aura seduttrice. In un comparto tecnico di ottimo livello (notevole la colonna sonora curata dal nostro Giorgio Moderer, nella quale è presente anche una hit del calibro di Push it to the Limit) a spiccare è però senza dubbio il cast, con due ovvie ed irrinunciabili note di merito; Michelle Pfeiffer, sensuale femme fatale, è la perfetta compagna di uno strabordante Al Pacino, la cui interpretazione magnificamente sopra le righe è da applausi a scena aperta dall'inizio sino ai titoli di coda.

Scarface Degna rivisitazione moderna del Capolavoro di Hawks, lo Scarface di Brian de Palma è un cult intramontabile che ha segnato più di una generazione. Un film che si spinge letteralmente ai limiti raccontandoci una scalata al potere costruita sul sangue, nella quale l'antieroe interpretato da un magnifico Al Pacino viene usato da Oliver Stone, autore della sceneggiatura, per smontare il mito del sogno americano e della società consumista in un'epopea cruda e violenta di quasi tre ore, sorrette da un ritmo incessante in cui la violenza e la fascinazione del Male raggiungono picchi di disturbante brutalità. Un cult assoluto destinato a rimanere per sempre nell'immaginario collettivo di cinefili e non.

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