Recensione Saw 4

Vivere o morire... fa' la tua scelta

Recensione Saw 4
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Utile o superfluo?

Quando un brand famoso viene riproposto, spesso sorge spontaneo il dubbio che si tratti di un semplice espediente per fare dei soldi facili. Nella maggioranza dei casi infatti, questi prodotti risultano completamente snaturati dalla loro potenza originale, riducendosi a delle stanche aggiunte.
I film non fanno eccezione alla regola, e tra di essi il genere Horror soffre maggiormente di tale pratica. Saghe come Non Aprite quella Porta",Hellraiser e Nightmare sono gli esempi più evidenti di come l'eccessivo sfruttamento abbia finito col trasformare dei personaggi carismatici in patetici mostriciattoli.
Il sospetto che tutto questo stia iniziando ad accadere anche a Saw ha iniziato a prender piede circa un anno fa, quando è stato annunciato il quarto capitolo. Il terzo episodio infatti, era riuscito a chiudere la saga senza snaturarla, ma soprattutto aveva scongiurato l'ipotesi di un seguito.
Di conseguenza, Saw 4 è visto come un capitolo superfluo, che danneggia una trama perfetta unicamente per sfruttare il sicuro guadagno. Ovviamente c'è la possibilità che il film si riveli una piacevole sorpresa e che, nonostante tutto, riesca a tirar fuori qualcosa di veramente interessante.

Il gioco è finito?

L'enigmista è ormai morto ed il suo corpo, come da procedura, viene sottoposto all'autopsia.
Ma a quanto pare il suo operato non si è fermato con la sua morte, perché all'interno del suo stomaco viene trovata una cassetta indirizzata al detective Hoffman che, insieme agli agenti Strahm e Perez, cercano di risolvere il mistero nascosto nella voce registrata. Gli indizi puntano dritti a Jill, ex moglie di Jigsaw, svelando ciò che fino ad allora era rimasto un mistero, la genesi del demone.
Nel frattempo, l'agente della SWAT Rigg viene coinvolto nell'ultimo enigma di Jigsaw.La sua dedizione al lavoro è tale che l'agente Rigg ne ha fatto un ossessione, diventando il soggetto perfetto per i giochi dell'enigmista.
In novanta minuti dovrà "guarire" dall'ossessione risolvendo tutta una serie di enigmi, pena la perdita di tutto ciò che gli è più caro.

Peccato...

Prima di dilungarci sulla recensione, è utile dare una breve descrizione sui punti cardine di Saw.
Ciò che contraddistingue questa serie è da ricercarsi in elementi che comprendono l'utilizzo della tematica dello "shock" (situazioni di suspance costante intervallate da momenti in cui la tensione aumenta per poi ripristinarsi), la violenza basata sul dolore in zone sensibili del corpo, e l'illusione che l'operato dell' enigmista sia pregno di un distorto senso di giustizia.
Detto questo bisogna ammettere che, nonostante qualche buona trovata, il film non è perfettamente riuscito, snaturando in parte quanto di bello era stato fatto. Nei precedenti episodi, l'uso della tematica dello shock era amplificato dalla narrazione che, come in un puzzle, collegava avvenimenti apparentemente staccati in un unico disegno. In questo caso, invece, si assiste ad una serie di fatti che non riescono a combaciare generando contraddizioni con conseguente perdita della suspance. Il motivo di tale difetto è ovviamente da ricercarsi nella pretesa di spremere eccessivamente la saga; questo si nota nel finale (ancora una volta aperto, a cui seguirà Saw 5) e soprattutto nel contesto temporale in cui è ambientato Saw 4. Il film infatti mischia avvenimenti del suo predecessore con altri inediti che, nonostante siano godibili, non riescono a giustificare l'esistenza di questo terzo sequel, rendendone la visione piatta e monotona.
Anche il sadismo delle torture ha perso totalmente di mordente, ed in alcuni punti risulta addirittura grottesco. Nei film precedenti, le torture oltre che molto sadiche (la scena delle siringhe in Saw 2 è tuttora molto forte) spiccavano per il fatto che ci fosse un "di più" dato dal contesto. In Saw4 invece questo "di più" si affievolisce parecchio con conseguente perdita di qualità. Il motivo di tutto ciò è ancora una volta la trama. In questo caso infatti, l'agente Rigg non si trova in una situazione estrema, ma di fronte ad una "semplice" scelta etica che, per quanto nobile, non riesce ad essere altrettanto efficace.
L'unico punto rimasto invariato nel tempo è il distorto senso di giustizia che ha sempre contraddistinto la "missione" di Jigsaw. Nel film infatti è presente un dettagliato flashback che narra la "genesi dell' enigmista" e tutti i processi mentali che lo hanno portato alla conclusione che "la vita non va sprecata". Questo flashback è forse l'unica nota positiva dell'intero film, tuttavia non ne giustifica il senso,visto che poteva essere sviluppato nei due film precedenti senza produrre l'episodio in esame.
Anche questo capitolo è diretto da Darren Lynn Bousman (già regista del secondo e terzo episodio e membro dello "Splat Pack", versione splatter di "Rat Pack" di Frank Sinatra, di cui fanno parte registi horror del calibro di Alexandre Aja, Eli Roth e Rob Zombie), il quale fa abbondante uso dei cambi di inquadratura improvvisi mentre le scenografie sono, come al solito, sporche e piene di colori carichi (rosa e giallo soprattutto).
Nel cast spicca il solito Tobin Bell, bravissimo nell' interpretare il dolore trasformato in rabbia lucida.
Menzione speciale per gli effetti speciali, i quali risultano estremamente realistici (specie nella scena dell'autopsia) seppur quasi del tutto privi di supporto digitale.

Saw IV A differenza del precedente episodio, Saw4 risulta totalmente superfluo e fine a se stesso. Quello che rendeva questa saga divertente in questo episodio è stato totalmente snaturato, ed il film risulta noioso e privo di spessore. L’unico punto che meriti una qualche attenzione è il flashback legato a Jigsaw, ma per il resto siamo abbondantemente sotto la media.

5

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