Recensione Sanctum 3D

Il film di Grierson prodotto da James Cameron è uno spettacolo per gli occhi, ma non per il cuore

Recensione Sanctum 3D
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Sembrerà assurdo, ma conosciamo meglio le profondità spaziali che quelle della Terra: gli abissi oceanici, come buona parte del sistema di grotte sotterranee presenti nei pochi territori “selvaggi” rimasti sul nostro pianeta, sono ancora un mistero pieno di fascino ed interrogativi irrisolti per scienziati e ricercatori. Tra questi, un ruolo di primo piano è rivestito dagli speleologi, veri e propri “atleti della conoscenza” visto che per esplorare grotte e anfratti è necessaria, molto spesso, una preparazione fisica di tutto rispetto, nonché una certa dose di coraggio, in alcune situazioni estreme che si possono presentare.
Situazioni come quella capitata ad Andrew Wight, produttore hollywoodiano appassionato di speleologia rimasto intrappolato, vent'anni fa, in un complesso di grotte australiane a causa di una tempesta anomala. Un'esperienza traumatica, ma fortunatamente risoltasi senza conseguenze drammatiche, che ha dato l'ispirazione al produttore per ideare Sanctum 3D, realizzato, infine, col contributo del re Mida cinematografico James Cameron. Mr Titanic, forte della sua esperienza sul set di The Abyss e delle innovative tecnologie a sua disposizione, si è volenterosamente prestato alla realizzazione di Sanctum, forse anche in vista del secondo capitolo di Avatar, che si dice avrà diverse scene sottomarine. Dirige il tutto il semisconosciuto regista australiano Alister Grierson, qui alla prova col suo primo blockbuster.

Trapped

Il mondo di tutti i giorni, per Frank McGuire (Richard Roxburgh), è spaventoso e difficile. Molto più delle sue amate grotte subacquee, dove invece si trova come a casa. Dopotutto è il miglior speleologo al mondo, e il suo attuale obiettivo è scoprire il reale percorso di un fiume sotterraneo che scorre nelle profondità di un sistema di grotte inesplorate in Nuova Guinea.
Frank ha con sé una squadra fidata, composta tra l'altro dal riluttante figlio Josh (Rhys Wakefield) e dal veterano George (Dan Wyllie). Alla spedizione partecipano, tra gli altri, anche il suo finanziatore, l'eccentrico magnate avventuriero Carl (Ioan Gruffudd), e la sua fidanzata, la volubile Victoria (Alice Parkinson). Una tempesta tropicale li sorprende però in un momento assai delicato, bloccandoli all'interno del complesso di grotte, alla disperata ricerca di una via d'uscita alternativa...mantenere il sangue freddo è un obbligo, in una spaventosa avventura come questa.

"Moriremo tutti!"

Un emozionante film d'avventura, arricchito da un effetto stereoscopico garantito dal regista di Avatar: queste le premesse di Sanctum 3D, premesse purtroppo in parte tradite da regista e produttori. Se infatti la pellicola dimostra il suo acume tecnico in più di un'occasione, non altrettanto si può dire dal punto di vista di dialoghi e sceneggiatura.
L'idea è sicuramente interessante: un gruppo di personaggi sottoposti a grande tensione possono dare adito a situazioni memorabili. Ma per far questo c'è bisogno di attori capaci e dialoghi consistenti. Gli interpreti, invece, risultano ben poco credibili, forse anche perché diretti male da un Grierson palesemente troppo impegnato a seguire i dettami tecnici di Cameron per evidenziare degnamente le emozioni dei suoi personaggi, o forse perché a questi vengono messi in bocca alcuni dei dialoghi più imbarazzanti e banali (a tratti addirittura involontariamente ridicoli) sentiti ultimamente al cinema. Anche lo sviluppo degli stessi non presenta nulla di originale o quantomeno ben strutturato, risolvendosi nei cliché del difficile rapporto padre-figlio, del magnate egoista, dell'amico altruista e così via. Il problema è che il pathos viene inesorabilmente a mancare, se lo spettatore non riesce a empatizzare coi personaggi su schermo.

Claustrofobia mancata

Anche la tecnica di ripresa fa sorgere qualche perplessità: l'obiettivo principale sarebbe quello di calare gli spettatori nel film, grazie anche all'effetto tridimensionale. Peccato però che l'esperienza personale passi in secondo piano per via della sovrabbondante presenza di inquadrature frontali e primi piani. Ma in teoria lo spettatore, se deve soffrire insieme a un personaggio che deve attraversare uno stretto cunicolo in apnea, deve farlo "assieme" a lui, non vederglielo fare: le emozioni più forti, non a caso, si provano quando la stereoscopia è messa a dura prova nelle scene con visuale in prima persona.
Stesso discorso per le fonti di illuminazione, disposte in maniera spesso irrealistica rispetto a quello che realmente dovremmo vedere. A contribuire al senso di estraneità abbiamo, infine, l'accompagnamento sonoro ad opera di David Hirschfelder, limitato ad alcuni temi tensivi da thriller da quattro soldi, che poco contribuiscono all'atmosfera per via dell'eccessiva ridondanza di suoni.

Un 3D finalmente immersivo...in tutti i sensi!

Un fallimento totale, dunque? Non del tutto, in verità: il dispiegamento tecnico messo a frutto per questo film è infatti di tutto rispetto. Grierson ha avuto l'opportunità di lavorare con alcune delle attrezzature filmiche più avanzate esistenti, e si vede. Cameron gli ha messo a disposizione, tra le altre, le nuove versioni delle avveniristiche macchine da presa da lui utilizzate in Avatar.
L'utilizzo della stereoscopia, di per sé, scurisce le immagini: potrebbe sembrare un controsenso utilizzarla per delle riprese in luoghi bui come grotte e profondità sottomarine. Eppure, il risultato è altamente funzionale e superiore agli standard: la nitidezza delle immagini tridimensionali è sorprendente, e la differenza fra un 3D raffazzonato -come tanti se ne sono visti negli ultimi tempi- e uno nativo realizzato con le tecnologie cameroniane è effettivamente abissale.
Il Cameron/Pace Fusion 3D Camera System è, indubbiamente, un'altra cosa rispetto alla “concorrenza”, e lascia ben sperare per le prospettive future di uno strumento che finora, più che una rivoluzione, si è dimostrato un fuoco di paglia capace principalmente di innalzare i costi e causare emicranie.
Assolutamente ammirevoli, inoltre, le scenografie curate da Nicholas McCallum: buona parte del film è girata su set e non in vere grotte, eppure la realisticità degli ambienti è sempre straordinaria.

Sanctum 3D Quella che poteva essere un'esperienza memorabile è, purtroppo, minata da alcuni difetti imperdonabili, che relegano il film all'ambito della visione mordi e fuggi. Se non si è alla ricerca di dialoghi profondi e personaggi originali, ma solo di un -claustrofobico- giro in giostra virtuale, allora Sanctum 3D è quello che fa per voi. Certo, speriamo che i prossimi progetti di Cameron vadano al di là della mera esposizione tecnica: i tech demo li abbiamo già visionati, James, ora torna a emozionarci come una volta.

5

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