Rupture, la recensione del film con Noomi Rapace

Una donna viene rapita da un gruppo di individui misteriosi e rinchiusa in una struttura dove si tengono spaventosi esperimenti su cavie umane.

Rupture, la recensione del film con Noomi Rapace
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Renee Morgan è una madre divorziata che vive con il figlio Evan. La donna, che ha un vero e proprio terrore per i ragni, è prossima a trascorrere un weekend di divertimento insieme alla migliore amica, con la quale intende sperimentare per la prima volta il paracadutismo: dopo aver lasciato il figlio alle cure dell'ex-marito, si dirige in macchina a destinazione ma è ignara di essere pedinata da un gruppo di misteriosi individui.
Questi poco prima avevano sabotato la sua auto e ora fanno esplodere una delle gomme; Renee si ferma in mezzo alla strada e, aperta la portiera per controllare l'accaduto, viene stordita da un taser e rinchiusa in un furgone, in cui si ritrova imbavagliata e legata senza possibilità di fuga.

In Rupture ore e ore dopo la protagonista si risveglia imprigionata a un lettino ospedaliero all'interno di un'inquietante struttura dove si trovano già altri pazienti ed è proprio uno di loro a consigliarle di ricordare il codice G10 12X. I suoi aguzzini le iniettano una particolare sostanza per risvegliare in lei uno sconosciuto tipo di reazione, la donna è però determinata a ogni costo a fuggire da quell'edificio nel mezzo del nulla per far ritorno dalla propria famiglia. Durante i suoi tentativi di evasione, Renee scopre anche un'inquietante verità sull'identità dei rapitori...

La verità è là dentro

Il regista Steven Shainberg aveva firmato all'inizio dello scorso decennio l'interessante Secretary (2002), morbosa love-story tra un avvocato e la sua segretaria destinata a deflagrare in istinti sadomaso: un'opera atipica e affascinante in seguito alla quale il cineasta ha dato alla luce un altro titolo interessante come Fur - Un ritratto immaginario di Diane Arbus (2006), libero adattamento biografico con protagonista Nicole Kidman.
Dieci anni più tardi Shainberg torna dietro la macchina da presa per dirigere un horror/sci-fi che guarda sia al filone torture-porn (per quanto la violenza sia più psicologica che fisica) che a quello fantascientifico, con influenze a classici del calibro de L'invasione degli ultracorpi (1956) ed epigoni.
Per tutta la prima ora di visione la narrazione non regge il peso degli eventi, dovendosi districare tra evidenti forzature e sviluppi poco logici nella gestione del rapimento e successiva reclusione della protagonista, salvo poi virare con il colpo di scena che porta l'intero insieme su un contesto poco verosimile ma di buon effetto, capace almeno di rinverdire parzialmente la precedente monotonia di situazioni.

Sola contro tutti

La suspense di taglio claustrofobico ha inizio fin dai primi secondi, con la camera che riprende il quartiere dove abita la futura "paziente involontaria" per poi concentrarsi sulla sua dimora, ed è proprio questa mania voyeuristica del controllo che stona parzialmente con alcuni risvolti successivi (anche se i dialoghi finali provano a giustificare con furbizia questa presunta mancanza di coerenza). La fotografia della struttura chiusa, con un'illuminazione rossastra che caratterizza gli stretti corridoi e le stanze di prigionia, risulta ben presto sfiancante e la comparsa degli effetti speciali in una manciata di sequenze sfiora più il ridicolo che il sublime, finendo per provocare delle involontarie risate.
Rupture può almeno contare sulla solida performance di Noomi Rapace, la quale - pur lontana dalle sue migliori interpretazioni - risulta tosta e combattiva al punto giusto nei panni della sfortunata protagonista, e su un finale che lascia aperte le porte a un sequel che difficilmente si farà.

Rupture Noomi Rapace è al solito tosta, sia dal punto di vista fisico che nello sfumare il suo personaggio con una discreta varietà emozionale, ma non può da sola reggere il peso dei novanta minuti di visione: Rupture parte come un horror che strizza l'occhio, ma in chiave psicologica e non splatter, alle dinamiche tipiche dei torture-porn, salvo poi virare su risvolti più riconducibili alla fantascienza classica. La protagonista, madre divorziata, viene rapita da un gruppo di individui misteriosi che la rinchiudono in una struttura segreta e intendono sottoporla a inquietanti esperimenti in questo film diretto da Steven Shainberg, al suo esordio nel filone e poco a suo agio con atmosfere estreme (quando in passato aveva firmato opere più sottili ma maggiormente scioccanti da un certo punto di vista, il mai troppo citato Secretary in primis) che virano su un colpo di scena forzato e palesemente debitore ad altri prototipi, filmici e letterari, che sono spesso presi ad esempio da moderne teorie cospirazioniste. Il film andrà in onda domenica 14 aprile alle 22.55 su RAI4.

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