Recensione Rompicapo a New York

Il ritorno al cinema del personaggio di Xavier Rousseau

Recensione Rompicapo a New York
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Sono passati oltre dieci anni dalla prima apparizione cinematografica di Xavier Rousseau (Romain Duris). All'epoca (era il 2002), Xavier era un giovane aspirante scrittore a Barcellona grazie al progetto Erasmus, per un periodo di vacanza-studio che gli avrebbe cambiato la vita; oggi, a quarant'anni d'età, Xavier è uno scrittore affermato ma con giganteschi problemi a conciliare i vari aspetti della propria esistenza. Dopo il fallimento del suo matrimonio con l'inglese Wendy (Kelly Reilly), Xavier non soltanto deve accettare il suo nuovo ruolo di ex-marito e di padre di famiglia divorziato, ma si trova a dover far fronte all'idea che Wendy sia in procinto di lasciare Parigi per trasferirsi a New York insieme ai due figli della coppia, i piccoli Tom e Mia. Angosciato all'idea di doversi separare dai suoi bambini, Xavier prende dunque una decisione coraggiosamente drastica: trasferirsi anch'egli a New York, grazie alla temporanea ospitalità della sua storica amica Isabelle (Cécile de France). Quest'ultima, nel frattempo, è diventata madre insieme alla sua compagna Ju (Sandrine Holt) e con l'essenziale contributo dello stesso Xavier in qualità di donatore di sperma...

Scatole cinesi

Il personaggio di Xavier Rousseau, impersonato dal popolarissimo attore francese Romain Duris, potrebbe essere considerato un diretto discendente del celeberrimo Antoine Doinel interpretato da un indimenticabile Jean-Pierre Léaud in un intero ciclo di film del grande François Truffaut. In effetti, con il suo Xavier, il regista e sceneggiatore Cédric Klapisch sembra voler ripercorrere le orme di Doinel, altro giovane adulto confuso, in preda a mille dubbi e incertezze e con una vita sentimentale tutt'altro che stabile. Un'instabilità che, nelle pellicole di Klapisch, sembra proiettarsi sul "nomadismo" di Xavier, protagonista irrequieto con una tendenza endemica agli spostamenti e al viaggio, nell'intento di piantare nuove radici ogni qual volta le circostanze lo richiedano. Una tendenza evidente, del resto, fin dai titoli dei film in questione: da L'appartamento spagnolo, fenomeno datato 2002 che conquistò il pubblico di tutta Europa, al sequel Bambole russe del 2005, per arrivare infine a Rompicapo a New York (ma il titolo originale, ben più calzante, è Casse-tête chinois, ovvero "Rompicapo cinese"), uscito lo scorso anno in patria con incassi più che ragguardevoli (un milione e mezzo di spettatori al box-office francese, a fronte però dei quasi tre milioni dei precedenti capitoli).

Il romanzo di Xavier

Dopo Barcellona, Parigi, Londra e perfino San Pietroburgo, questa volta Klapisch sposta l'ambientazione addirittura sull'altra sponda dell'Atlantico, e precisamente in quella New York nella quale Xavier ci appare smarrito ed alienato, ancora più affannato nei suoi tentativi di incasellare tutti i singoli tasselli di un'età adulta che si configura quanto mai complessa e difficilmente gestibile. Caratterizzato dalla canonica struttura del romanzo-diario narrato in prima persona, in una sorta di ideale dialogo con lo spettatore, Rompicapo a New York pone al centro del racconto una pluralità di temi in grado di garantire una facile identificazione da parte del grande pubblico: dalla paternità, con tutte le responsabilità che essa comporta (a cominciare da una ridefinizione delle priorità nelle scelte individuali), ai rapporti con le donne, tutt'altro che semplici, fino alla ricerca di un equilibrio inesorabilmente precario, anche - e soprattutto - a quarant'anni, quando si decide di ripartire da zero... magari abituandosi a percorrere il ponte di Brooklyn in sella ad una bicicletta.

L'Appartamento Americano

Nel portare sullo schermo la "maturità" di Xavier, Cédric Klapisch recupera quegli ingredienti che, nel 2002, avevano garantito la formula vincente del piacevole - benché sopravvalutato - L'appartamento spagnolo: la briosità della trama, il senso di empatia suscitato da Xavier, l'ironia e la leggerezza come strumenti di approccio alla vita. Tuttavia, in Rompicapo a New York l'equazione non si risolve con il medesimo risultato: a partire da una serie di sviluppi narrativi non molto convincenti, che ricorrono ai ben noti stereotipi della commedia brillante (il matrimonio di convenienza per ottenere la green card) o che appaiono prevedibili o pilotati, a scapito della sincerità del prodotto. Klapisch, insomma, opta spesso per le soluzioni più facili, fra tradimenti galeotti, ritorni di passione e parentesi più o meno ruffiane e buffonesche, e forza la mano nella reunion fra Xavier e la sua ex fidanzata Martine (Audrey Tautou), stemperando tutti i conflitti con una disinvoltura magari eccessiva. Chi ha amato L'appartamento spagnolo, comunque, apprezzerà probabilmente l'effetto-nostalgia, nonché il tono lieve e divertito di questo Doinel cosmopolita degli anni Duemila.

Rompicapo a New York Dopo L’appartamento spagnolo e Bambole russe, il regista francese Cédric Klapisch torna per la terza volta a raccontare le avventure familiari e sentimentali dello scrittore Xavier Rousseau, impersonato da Romain Duris, in una nuova, scatenata commedia in cui l’ambientazione newyorkese costituisce lo sfondo di un complesso confronto con i problemi dell’età adulta, fra inevitabili cliché narrativi e piccole ruffianerie ad uso e consumo del grande pubblico.

6.5

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