Recensione Roman Polanski: a film memoir

La vita di Roman Polanski nel documentario di Laurent Bouzereau

Recensione Roman Polanski: a film memoir
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L'incubo e il sogno, le ombre e le luci che hanno segnato la vita di uno dei più interessanti registi contemporanei, autore di veri e propri film culto come Rosemary's Baby, Chinatown o Il pianista, acquistano una nuova dimensione biografica nel documentario firmato da Laurent Bouzereau. Presentato fuori concorso al 65° Festival di Cannes, in Roman Polanski: a film memoir si delinea infatti con ancor più nitidezza l'altalenante parabola di un uomo gravemente osteggiato dal destino e, di contro, grandemente premiato dallo stesso. Un'incredibile commistione di eventi a dir poco tragici (l'infanzia vissuta nel ghetto di Cracovia e testimone di molte orribili vicende, il terrificante omicidio della moglie Sharon Tate - allora incinta di otto mesi, e infine le gravose avventure processuali legate alla controversa vicenda dello stupro di una minorenne) che non hanno ciò nonostante impedito l'avverarsi del sogno di una straordinaria carriera, testimoniata dai tanti riconoscimenti accordati nel tempo al valore delle opere del maestro. Ma di pari passo alla realizzazione artistica, dal documentario di Bouzereau trapela anche (e soprattutto) il talento con il quale il regista ha saputo superare i nodi più oscuri della propria esistenza (cominciati funestamente all'ombra dell'occupazione tedesca e delle deportazioni) remando con costanza nella direzione del desiderio di una vita ‘normale', infine conquistata accanto alla moglie (attuale) Emmanuelle Seigner e ai suoi due adorati figli Morgane ed Elvis. Un percorso compiuto tutto in salita che dimostra la straordinaria forza interiore, oltre all'indiscusso talento, di questo artista davvero speciale che ha sorprendentemente acceso la sua passione per il cinema davanti a ‘boriosi' film di propaganda tedesca.

Ricordi di una vita intensa

Il documentario di Laurent Bouzereau si muove attraverso le parole e nei campi-controcampi dell'intervista fatta al regista nel 2009 dall'amico e collega Andrew Braunsberg (produttore di alcuni dei film di Polanski), nel periodo in cui Polanski era agli arresti domiciliari nel suo chalet di Gstaad.

Bouzerau ricuce dunque la biografia del regista francese apolide al filo di memorie personali che sono confluite naturalmente nei suoi lavori, restituendo ancora più significato alla cupezza che attraversa diffusamente l'intera filmografia del regista, dai tempi di Repulsion fino al recente Carnage. Scopriamo così nel dettaglio quanto di quell'infanzia vissuta nell'orrore del giogo tedesco (tra la fame, lo scorrere del sangue, la paura - realizzatasi - di perdere i propri cari) sia poi entrata a far parte del tessuto narrativo di quelle scene (l'aneddoto dei cetrioli in scatola riportato ne Il pianista) che costituiscono il nerbo dei suoi film. L'esordio da attore, i momenti di crisi, l'improvvisa e inaspettata occasione di esordire alla regia con Il coltello nell'acqua, le dolorose stroncature e infine il meritato successo entrano tutte a far parte del variopinto quadro della vita di Polanski, segnata come poche altre da una sconcertante sequela di (terribili) neri e (incredibili) bianchi. Tutto a dimostrazione del fatto che la tempra di un artista emerge nel tempo non solo dalle sue opere ma anche (e soprattutto) dalla tenacia con la quale egli persegue il suo obiettivo eludendo in ogni modo i ‘cul de sac' che la vita di tanto in tanto riserva. Un'opera che mette in risalto le doti ma anche le debolezze dell'uomo Polanski prendendo infine a prestito le parole di Rudyard Kipling per sostenere che sei davvero un Uomo ‘se riesci a far fronte al Trionfo alla Rovina e trattare allo stesso modo quei due impostori'. Un'impresa in cui Roman Polanski, nel corso della sua travagliata e straordinaria vita, sembra esser riuscito.

Roman Polanski: a film memoir La vita di Roman Polanski ripercorsa nelle sua straordinaria complessità attraverso l’intervista fatta dall’amico e collega Andrew Braunsberg (quando il regista era agli arresti domiciliari in Svizzera) che si costruisce sui filmati di repertorio, sulle foto, sul materiale d’archivio e soprattutto sulle parole (ora serene ora commosse) della memoria di Polanski, un’artista che nel bene e nel male ha collezionato nella sua vita un'incredibile mole di dolori e gioie. Il documentario di Laurent Bouzereau non tenta di insinuarsi nella biografia con una propria voce, ma lascia piuttosto che sia quella dello stesso Polanski a raccontare le luci e le ombre della sua incredibile esistenza.

7

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