Robin Hood - La ribellione, la recensione del film disponibile su Netflix

Robin Hood si rifugia nella foresta di Sherwood per opporsi alla tirannia del crudele sceriffo di Nottingham in questa versione low-budget della leggenda.

Robin Hood - La ribellione, la recensione del film disponibile su Netflix
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Nottingham, Inghilterra, dodicesimo secolo dopo Cristo. Appena tornati dalle Crociate, Robin Hood e il suo migliore amico Will Scarlett trovano la loro terra natale dominata da un tirannico sceriffo. Sotto il suo spietato pugno di ferro, la brava gente di Nottingham è messa davanti a una scelta: prestare un giuramento di fedeltà allo sceriffo o diventare fuorilegge.
Robin, insieme all'amata Lady Marian, guida un gruppo di banditi che lo aiuta nel combattere le ingiustizie. In Robin Hood - La ribellione, il protagonista si è rifugiato nella foresta di Sherwood dove può utilizzare al meglio le proprie risorse a disposizione per affrontare un nemico molto più numeroso e meglio armato.
Oltraggiato da quello che ritiene un tradimento, lo sceriffo dichiara guerra a Robin Hood e all'intera ribellione. Quando Lady Marian viene rapita, l'infallibile arciere organizza una missione di salvataggio nella quale si troverà a tu per tu con la sua storica nemesi.

Ribellarsi e ribellarsi ancora

Il 2018 ha visto il mito di Robin Hood tornare per ben tre volte al centro di nuove produzioni cinematografiche, pronte sulla carta a rispolverarne il fascino archetipico che da sempre contamina in forma più o meno romanzata le epiche gesta dell'eroe popolare britannico. Oltre a quella hollywodiana, la più altisonante ma assai poco riuscita, che vedeva Taron Egerton nei panni dell'indomito arciere e Jamie Foxx in quelli di Little John, ne sono state realizzate due in Gran Bretagna: la prima diretta da Diana Brooks, della quale si sono perse le tracce in fase di distribuzione, e la seconda, qui oggetto di recensione, firmata da Nicholas Winter (direttore della fotografia con alcune regie all'attivo in titoli low-budget, prevalentemente a sfondo horror).
Robin Hood - La ribellione, da poco disponibile nel catalogo filmico di Netflix, paga purtroppo gli stessi difetti dei precedenti lavori dell'autore, soprattutto per ciò che concerne la quantità di fondi a disposizione. L'impressione di assistere a una messa in scena amatoriale è infatti palese in più di un'occasione, con una trama risicata costruita proprio attorno a ciò che poteva essere effettivamente fatto "sul campo".

Questione di libertà

La pellicola vanta una guest-star ben nota agli appassionati di Game of Thrones, ossia Kristian Nairn, interprete dell'amato personaggio di Hodor, ma la sua presenza è limitata a una semplice comparsata, pressoché ininfluente al fine degli eventi. Eventi che dividono la narrazione sostanzialmente in due uniche ambientazioni, la foresta che fa da sfondo alle fasi iniziali (e che mettono subito in mostra un Robin più tormentato del previsto, che ha il volto del poco conosciuto Ben Freeman) e il castello dove avrà luogo la resa dei conti nella seconda metà di visione.

Novanta minuti in cui spesso il "vorrei ma non posso" si palesa nella povertà stilistica e scenografica, con i personaggi trascinati di contesto in contesto attraverso situazioni che sfidano il ridicolo involontario, uscendone la maggior parte delle volte sconfitte.
La sfida con il "gigante" di protezione a una cella, le inutili crudeltà di uno sceriffo quanto mai caricaturale e la caratterizzazione di una Lady Marion guerriera (in maniera assai più improbabile rispetto a quanto operato da Ridley Scott nella sua versione del 2010) caratterizzano una sceneggiatura che, pur possedendo qualche discreto spunto, affanna vistosamente nei succitati limiti di budget.

Robin Hood - La ribellione Il regista Nicholas Winter, che vanta una parallela carriera da direttore della fotografia, prova a realizzare una nuova versione del mitico arciere di Sherwood con toni dark e violenti, ma deve fare i conti con un budget limitato e con imprecisioni tecniche e attoriali che rischiano di far naufragare l'operazione sui lidi del trash involontario. Una buona dose di violenza, scene gratuite a sfondo sessuale e un protagonista più tormentato rispetto ad altre incarnazioni sul grande schermo rendono Robin Hood - La ribellione un oggetto filmico tanto curioso quanto improbabile, mai capace di creare una seria affezione verso i personaggi, che paga la monotonia delle due uniche ambientazioni in cui ha luogo la vicenda. A complicare ulteriormente le cose ci pensa una sceneggiatura confusa, che reitera spesso situazioni simili tra loro, e la resa dei conti finale, con una discreta svolta action con tanto di effetti rallenty; troppo poco per giustificare i restanti novanta minuti da visionare per giungervi.

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