Robin Hood, la recensione: lo spettacolare ritorno del principe dei ladri

Ridley Scott dirige Russell Crowe in uno spettacolare “reboot” di Robin Hood, la recensione del film.

Robin Hood, la recensione: lo spettacolare ritorno del principe dei ladri
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Lasciata l'antica Roma per le verdeggianti colline inglesi, Ridley Scott e Russel Crowe danno vita a un nuovo gladiatore munito di arco e frecce che risponde al nome di Robin Hood. Si ricompone infatti, per il quinto lavoro insieme - dopo Un'ottima annata, American Gangster e Nessuna verità - la fortunata coppia Scott-Crowe che nel 2000 conquistò con Il Gladiatore ben dodici nomination agli Oscar, di cui cinque statuette portate a casa. In questa nuova sfida produttiva, il rodato duo si cimenta con uno dei personaggi leggendari più romanzati e amati al mondo, rinnovandogli il look e narrando l'antefatto di ciò che è stato sempre narrato. La vera innovazione di questa produzione, un kolossal epico con tanta avventura, azione ma anche qualche intensa venatura rosa, sta infatti proprio nel nuovo punto di vista che il binomio Scott-Crowe conferisce all'opera, ripercorrendo sì la vita dell'arciere più amato di tutti i tempi, ma ponendo l'attenzione sulle vicende che hanno portato il leggendario eroe inglese a divenire il fuorilegge che oggi tutti conosciamo come Robin Hood. Per fare questo, l'arco temporale della narrazione è stato anticipato rispetto alle altre pellicole incentrate sulla sua figura, per coprire un periodo che va dalla morte di Re Riccardo I nel 1199 fino alla firma della Magna Carta, la prima Costituzione Britannica, avvenuta a Runnymede nel 1215. E in questo senso il film di Ridley Scott più che un remake della classica storia di Robin - trasposta sullo schermo più di trenta volte a partire dal film del 1922 con Douglas Fairbanks fino al Robin Hood di Reynolds del 1991 in cui a vestire i panni dell'impavido arciere c'era Kevin Costner - rappresenta piuttosto un prequel, dunque un prologo esplicativo alla leggenda del mitico fuorilegge e/o eroe.

Così è iniziata la leggenda...

Siamo nell'Inghilterra del XIII secolo, scossa e depauperata dalle crociate di Re Riccardo I, e Robin Longstride (Russel Crowe) è un esperto arciere dell'esercito britannico, di ritorno dalla Terza Crociata in Terra Santa e impegnato a battersi contro i francesi. Durante uno dei tanti saccheggi, Re Riccardo Cuor di Leone rimane ferito a morte e Robin, intento alla fuga con il suo gruppo di fedelissimi (Will Scarlet, Little Giovanni e Allan A'Dayle), s'imbatte nel corpo morente del figlio di Sir Walter Loxley, il quale prega Robin di riportare la sua spada al padre. Dapprima restio, Robin rimarrà poi così colpito dalle incisioni impresse sul brando, tra cui "Ribellarsi e ribellarsi ancora finché gli agnelli diverranno leoni", da risolversi a mantenere la sua promessa, dirigendosi a Nottingham, terra vessata dalle tasse e dalla nefasta presenza dello sceriffo di Notthingham, per riportare la spada al vecchio Loxley. Una volta giunto sul posto incontrerà Marion (Cate Blanchett), volitiva vedova del giovane Loxley e i due, inizialmente solo per interessi (una vedova senza progenie non avrebbe potuto ereditare le terre spettanti al marito morto), finiranno per avvicinarsi sempre più, fino a trasformare le diffidenze iniziali in un vero sentimento. Nel frattempo la corona del regno è passata al fratello minore di Re Riccardo I, Re Giovanni, un re marionetta incapace di regnare e inviso al popolo che lo avverte come un esattore tiranno, che ha dato il benservito allo storico consigliere di Corte, Guglielmo il maresciallo, per farsi invece affiancare dal suo ‘amico' Sir Godfrey, che in realtà trama alle sue spalle con i francesi. E visto che lo stolto Giovanni sembra rinnegare anche i saggi consigli della madre, la Regina Eleonora D'Aquitania, quest'ultima sceglierà la principessa Isabella, avventura extraconiugale del Re Giovanni mai nascosta e poi sancita con nuove nozze, per fare da intermediario e mettere in guardia il Re dal complotto ordito ai suoi danni. Intanto il valoroso Robin è riuscito a sedare il dissidio scoppiato con i baroni del nord, che minacciava di sfociare in una guerra civile, convincendoli a lottare fianco a fianco contro i francesi e strappando al Re Giovanni anche la promessa di una carta dei diritti. Nel gran finale epico, il popolo inglese, capeggiato formalmente da Giovanni e realmente da Robin, affronterà su una lingua di spiaggia britannica le truppe francesi, in una battaglia all'ultimo sangue che porta il nome della Libertà.

Robin Hood, tra mito e storia

Il personaggio di Robin Hood, bandito gentiluomo per antonomasia, è uno di quelli entrati di diritto a far parte del folklore popolare, divenuto mito e leggenda, grazie al fascino che nei secoli questi ha sempre suscitato per gli ideali che incarnava: prodezza, sincerità, onore, libertà. Nata dalla tradizione popolare e tramandata oralmente di generazione in generazione, la sua storia è stata rivisitata più e più volte e ogni volta adattata al contesto socio-politico coevo, sempre mantenendo come capisaldi i valori che la figura del ladro gentiluomo veicolava. Tante sono anche le supposizioni fatte sull'origine di questo leggendario arciere, tra le quali spicca quella legata al nomignolo ‘Robehod' che si suppone venisse affibbiato ai fuorilegge, ma rimane comunque evidente che la storia di Robin Hood non si rifà a un personaggio storico sicuramente esistito. In questo senso è dunque lecito che ogni nuova produzione abbia scelto di (re)interpretare la leggenda seguendo un proprio punto di vista. E in questo processo di differenziazione il Robin Hood di Ridley Scott si erge a protagonista, in quanto si discosta da tutti gli altri lavori facendo da prologo agli stessi e superandoli per la "visione straordinariamente ampia" che l'opera fornisce, del momento storico e non solo. E pur non avendo come primo e unico obiettivo una ligia fedeltà storica dei fatti narrati, il film è certamente molto abile nel rievocare le atmosfere del tempo: location, costumi e musiche sono tutti attentamente selezionati per fare della pellicola un'esperienza visiva 'realistica' e 'immersiva' che non potrà fare a meno di rammentare toni e caratteri del Gladiatore, ma che senza dubbio riuscirà a calamitare l'attenzione del grande pubblico.

Kevin Costner vs Russel Crowe

La scelta di far vestire i panni dell'arciere Robin a Russel Crowe non è stata in principio priva di dubbi, in quanto l'attore neozelandese sembrava troppo ‘maturo' e anche troppo basso per il ruolo. Ma in realtà, seguendo il riposizionamento del film sulla linea della veracità, questa scelta si rivela a tutti gli effetti funzionale. Non solo perché Crowe riesce a imprimere nel suo personaggio una forte eloquenza espressiva ma anche perché la solida sceneggiatura permette al suo Robin di esplorare più approfonditamente l'evoluzione psicologica che guida le sue gesta. E in questo senso l'opera acquista una trama mentale più compatta, ben più definita anche del Robin Hood di Reynolds ad esempio, in cui tanta azione non era supportata da uno sviluppo psicologico altrettanto strutturato, il che si traduceva in un lavoro esteticamente pulito ma nel complesso piuttosto superficiale. Lo stesso rafforzamento che abbiamo per Robin, coinvolge molti altri personaggi, tra cui anche quello di Marion (interpretata da una Cate Blanchett in stato di grazia) che non è più una mera appendice di Robin, ma che acquista in queste pellicola tempra morale e fisica, diventando un'importante spalla del protagonista e contribuendo notevolmente a dare corpo al lavoro. Una Blanchett che avevamo lasciato, candida, a rincorrere un tempo che non si fermava (in Benjamin Button) e che ritroviamo qui, più veemente che mai, sotto le spoglie di un'impavida guerriera, in un'interpretazione che, in ogni caso, non ha nulla a che vedere con l'esile (filmicamente) Marion del film di Reynolds (interpretata da Mary Elizabeth Mastrantonio).

Un kolossal composito

Il film è un grande melange di generi capace di offrire uno spettacolo visivo all'altezza delle aspettative, e di veicolare un sottotesto più profondo grazie alle digressioni psicologiche dei suoi personaggi (il trauma, rimosso, di Robin per la morte del padre, la ruvidezza caratteriale di Marion che ha dovuto tirare fuori le unghie per proteggere le sue terre e la sua gente, la fragilità di un re che si sente minacciato da una sua incapacità governativa e anche il particolare legame - rievocato soprattutto attraverso magnifiche inquadrature - che si instaura con la foresta in quanto porto franco delle imparzialità del mondo, dove ognuno può essere se stesso e uguale agli altri), e che ci regala senza dubbio una versione di Robin Hood originale e spettacolare. Spettacolare nel senso stretto del termine, perché l'impatto visivo di alcune scene è davvero imponente (come la pioggia di frecce che accoglierà i francesi al loro sbarco sulla costa inglese e il successivo duello usbergo a usbergo sulla spiaggia), ma anche perché tiene molto da conto quelle che sono le sfumature narrative. Un film che riesce duqnue a bilanciare il suo aspetto altisonante con una scrupolosa attenzione ai suoi tanti sottotesti, affermandosi infine come un'opera completa e affrancandosi in un certo qual modo dai comprensibili pregiudizi, sorti rispetto a un'opera che rischiava di essere un trito e ritrito déjà vu. E intanto si moltiplicano le voci su un probabile seguito... Ad Maiora!


Robin Hood Dopo il successo del Gladiatore (del 2000), la rodata coppia Scott-Crowe torna a narrare le gesta di un eroe tanto amato quanto leggendario: Robin Hood principe dei ladri. Scegliendo di sondare un altro momento della storia del famoso arciere inglese, questo Robin Hood spicca per l’ampio sguardo storico (e non solo) che mette in campo e per la scrupolosa accuratezza della messa in scena, dando vita a un kolossal imponente ma nel contempo molto attento ai dettagli: dai costumi, passando per le musiche sino all’approfondimento dei personaggi. Per essere un ‘remake’ di una storia già ampiamente rivisitata, siamo sicuri che questo lavoro riuscirà a stupire anche coloro i quali (incluso chi vi parla) non ripongono solitamente grande fiducia nei confronti di kolossal-remake di tal genere. Vedere per giudicare.

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