Ritratto della giovane in fiamme Recensione: l'arte della passione

In occasione del passaggio in tv, riscopriamo il film diretto da Céline Sciamma, un'opera raffinata e ricca di significati, tra passione e dovere.

Ritratto della giovane in fiamme Recensione: l'arte della passione
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Francia, 1770. Marianne è una giovane ma già affermata pittrice che ha al suo attivo tra le opere più famose un quadro intitolato Ritratto della giovane in fiamme. A una domanda sul dipinto fattole da una delle sue allieve, l'artista rimembra quanto avvenuto tempo prima su un'isola della Bretagna. Marianne fu infatti ingaggiata da una contessa affinché si occupasse di ritrarre la figlia Héloise, appena rientrata dal convento in seguito al suicidio della sorella. Quest'ultima era la promessa sposa di un nobiluomo milanese e ora sarà proprio Héloise a dover prendere il suo posto, ma il futuro marito vuole prima un quadro inerente la donna che diventerà la sua compagna di vita. Peccato che la prescelta non abbia alcuna intenzione di acconsentire al matrimonio e rifiuta di posare per chiunque.

Marianne deve così agire con l'inganno e fingersi una dama di compagnia durante le ore diurne, per poi disegnare la notte e completare così il tutto nel tempo prestabilito. Ma durante quei giorni tra le due donne nasce una passione che rischia di compromettere ogni cosa.

Ritratto della giovane in fiamme: messa a fuoco

Il film che ha definitivamente lanciato il talento della regista francese Céline Sciamma, già autrice in passato di film di rilievo quale Diamante nero (2014) - la nostra recensione di Diamante nero è a portata di clic - ma qui in grado di arrivare ad un pubblico ancora più ampio e ad imporre il suo racconto dall'imprint fortemente femminista ad un grande pubblico ormai sempre più aperto a storie inclusive.

Ma Ritratto della giovane in fiamme non è soltanto un film manifesto, ma un'opera fatta e finita ricca di fascino e stile, capace nelle due ore di visione di far vibrare il contesto passionale all'interno di una messa in scena raffinata, dove sostanza ed estetica convivono magnificamente.

Questione di sguardi

Sulle nostre pagine potete trovare già la recensione di Petit Maman, il successivo lavoro della cineasta transalpina, mentre torniamo a occuparci di Ritratto della giovane in fiamme in concomitanza del suo passaggio televisivo in chiaro su CIELO, dove andrà in onda stasera per il ciclo Lo sguardo di lei: un'occasione imperdibile per chi se lo fosse perso al cinema o su altri lidi.

Lo spettatore viene infatti trascinato in questa furente love-story tra le due protagoniste, in un'epoca dove l'omosessualità era considerata ben più che un tabù e certe pulsioni dovevano essere manifestate di nascosto. Non è un caso che qui sia l'assenza della contessa a scatenare definitivamente l'approccio fisico, dopo oltre un'ora di visione che poggiava su una tensione erotica sottotraccia, sempre sul punto di esplodere e bruciare, come quel fuoco che in una delle tante scene clou brucia la gonna di Héloise.

Una storia di non detti e di rimpianti, giocata in un luogo e in un tempo sospeso quale quello di un'isola della Bretagna che funge al contempo da rifugio e prigione nella crescente apoteosi dei sentimenti che coinvolge queste due anime affini, costrette a veder separare quel destino comune: non è un caso che l'epilogo in duplice passaggio si concentri proprio su quel futuro mancato e che l'ultima sequenza appaia come un sussulto intenso e irrefrenabile, dove alle lacrime si mescola la gioia per quel tempo vissuto e mai dimenticato.

Ritratto della giovane in fiamme è anche un film sul guardare, sulla potenza dell'immagine - nelle già citate e suggestive scene madri, suggestive e dal taglio pari passo pittorico - e sul gioco degli sguardi, affidato tutto all'espressività delle straordinarie Noémie Merlant e Adèle Haenel, sublimi alfiere di quest'amore in divenire e da vivere nella sua bramosa fugacità.
Altri riferimenti ai diritti delle donne, su tutte quello all'aborto attraverso la figura della domestica rimasta incinta, nonché rimandi a opere classiche e facilmente attualizzabili quali il mito di Orfeo ed Euridice completano un quadro ricco e colmo di riflessioni e stimoli, dove un impegno schierato si accomuna a una messa in scena dalle graffianti sfumature.

Ritratto della giovane in fiamme Una passione che brucia lenta ma inesorabile quella che scatta tra le protagoniste di Ritratto della giovane in fiamme, raffinata e vibrante love-story tutta al femminile in un'epoca e in un contesto sociale dove l'amore tra persone dello stesso sesso era ben più che un tabù. Nel 2019 Céline Sciamma firma un'opera raffinata e intensa, ricca di spunti in due ore di visione dove il racconto sa districarsi tra temi e suggestioni con invidiabile leggerezza, facendo affidamento su un costante erotismo in crescendo, che aspetta soltanto di esplodere, e sulla strabiliante chimica tra Noémie Merlant e Adèle Haenel, belle e brave nel dar vita a due figure complesse che si esprimono tramite sguardi e non detti, in un gioco dei sentimenti dai contorni artistici.

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