Rise - La Vera Storia di Antetokounmpo Recensione: un film che ispira

Disney porta sullo schermo l'odissea della famiglia Antetokounmpo con un film a tratti smielato, ma capace di educare e sostenere.

Rise - La Vera Storia di Antetokounmpo Recensione: un film che ispira
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Fin dalla sua fondazione negli indimenticabili anni '30 dell'animazione, la compagnia plasmata da Walt Disney ha rivolto l'attenzione verso i bambini e ai loro complicati anni formativi, orchestrando corti e lungometraggi che puntavano sempre a sorprendere e divertire i più piccoli, ma insaporendoli con i fondamentali messaggi educativi che l'hanno differenziata da altri studi di produzione. Aladdin nascondeva una critica al materialismo, Mulan era pervaso da un femminismo deciso, Il Gobbo di Notre Dame elevava la persona oltre il suo aspetto, fino ad arrivare al recentissimo Red e ai suoi riflettori puntati sull'auto-accettazione, come vi dicevamo nella recensione di Red: la Disney ha continuato ad insegnare il mondo e le qualità dell'uomo in maniera quasi sibillina, seguendo il corso dei tempi e puntando alle tematiche cruciali del periodo.

La storia della famiglia Antetokounmpo non nasce dalla mente di qualche sceneggiatore, ma si colloca a pieno diritto tra i grandi racconti di rivalsa e unità che hanno segnato il successo della Casa di Topolino, la quale non poteva farsi sfuggire l'occasione di raccontarla con il film Rise (in uscita tra i titoli Disney+ di giugno 2022). La pellicola diretta da Akin Omatoso descrive l'odissea di una stirpe di campioni NBA edulcorandola e rendendola fruibile ad un pubblico di giovani, seguendo il viaggio segnato dalla speranza che da Lagos porta alle stelle di New York.

Una famiglia che si piega, ma non si spezza mai

Charles e Veronica Antetokounmpo lasciano la Nigeria nel 1991, separandosi dalla loro patria e dal primogenito Francis, un neonato incapace di resistere alla disperata migrazione che aspetta i suoi genitori, i quali lo affidano alle cure dei nonni con la promessa di portarlo con loro non appena la legge l'avrebbe permesso.

Il rocambolesco passaggio per la Turchia causa lo smarrimento dei documenti d'identità dei coniugi, che arrivano in Grecia da clandestini e danno alla luce altri quattro figli, i quali aiutano i loro genitori vendendo cianfrusaglie per strada ai turisti in visita ad Atene. La famiglia Antetokounmpo è a tutti gli effetti apolide, avendo perso i documenti nigeriani e impossibilitata a chiedere la cittadinanza greca in quanto immigrati irregolari, per questo è costretta a vivere di stenti nascondendosi dall'autorità locale che minaccia la loro estradizione. Il contesto tormentoso che li avvolge avrebbe spezzato lo spirito di qualunque persona, ma non ha potere su Charles e Veronica, che crescono i figli sostenendoli con tutte le loro forze, gli garantiscono una formazione scolastica e li viziano con le gloriose storie dal passato da calciatore del padre.

Durante uno degli svariati allenamenti familiari tra i campetti di Atene, Giannis e Thanasis vengono attratti dalla pesante palla a spicchi con la quale giocano i ragazzi a pochi metri da loro: l'impatto col basket non è dei migliori, soprattutto per il goffo e gigantesco Giannis, ma i due fratelli rimangono incantati dalla magia del canestro e decidono di frequentare i corsi sportivi gratuiti senza informare i propri genitori. Il talento dei due Antetokounmpo non tarda a palesarsi, con Giannis che si guadagna l'attenzione di diversi osservatori greci, ma la condizione di clandestini li perseguita obbligandoli a restare nascosti, lontani dalla luce della ribalta e della legge sui migranti.

Nessuno può bloccare Antetokounmpo

Il prosieguo della storia si può leggere tra gli annali dei campionati NBA: l'anno scorso Giannis e Thanasis hanno vinto l'anello d'oro vestendo la maglia dei Bucks di Milwaukee, raggiungendo la grandezza che aveva già sollevato il loro fratellino Kostas, campione con i Lakers nel 2020. Gli Antetokounmpo sono l'unica famiglia che può vantare tre campioni NBA, una stirpe di giganti che ha potuto spiccare il volo grazie agli immensi sacrifici dei genitori, i quali hanno avuto il coraggio di esporsi all'autorità per garantire un futuro scintillante ai loro figli.

La Disney racconta questa storia che si configura come un'odissea attraverso una pellicola tenera ma appassionata, dedicata ai più giovani e ai loro sogni di rivalsa. Il voler puntare ad un pubblico nei suoi anni di formazione obbliga ad un'edulcorazione netta di questo viaggio, un diluire con rose e zuccheri la vita turbolenta di due clandestini e dei loro bambini, ma la pellicola riesce a mantenere un senso di rispettabilità grazie all'incredibile storia vera che racconta, al netto di alcuni passaggi eccessivamente smielati che faranno storcere il naso allo spettatore maturo. L'unità della famiglia si erge a fulcro della narrazione, come ha voluto sottolineare lo sceneggiatore durante il nostro incontro con il cast di Rise, e non a caso il fattore sportivo è lasciato in disparte, nonostante l'evidenza che sarà il basket a risollevare dalla povertà gli Antetokounmpo. Pochi scampoli di azione sul parquet intervallano un racconto focalizzato sul senso di appartenenza, attraverso un clan tenuto insieme grazie agli sforzi di Charles e Veronica, ricercando nelle dinamiche familiari quel messaggio di speranza che la Disney vuole trasmettere con questo film.

Il rischio degli esordienti

Sapere già in partenza come si concluderà il viaggio Antetokounmpo fa calare la tensione e rende stucchevoli alcuni contesti narrativi - basti pensare al celebre Draft NBA del 2013 che ha cambiato il destino della famiglia - ma, nonostante si potesse trovare il modo di svuotarli d'importanza diegetica rendendoli accessori (modalità che per lo sceneggiatore è già tornata utile nel disinnescare il fattore sportivo), questo è un difetto da tenere sempre in considerazione quando si approccia un film che racconta una storia vera.

Allo stesso modo galleggia tra il sentimentale e il patetico la costruzione di alcune scene di unità familiare, scontate sia per presentazione visiva che per dialoghi, ma la pellicola riesce ad essere coinvolgente quando non si sforza in artificiosità eccessive. La regia di Omatoso si fa silenziosa per lasciare alla storia raccontata tutta l'importanza, facendosi notare solo per qualche spunto in panoramica sulla Grecia e nella decisione di girare quasi esclusivamente scene diurne, mentre nel cast spicca la sentita interpretazione di Dayo Okeniyi nei panni di Charles Antetokounmpo. Affidare a due ragazzini esordienti i ruoli di Giannis e Thanasis rende, come ci si poteva aspettare, i dialoghi meno fluidi e credibili, ma quell'aspetto imbarazzato dei fratelli Agada è decisivo nel restituire l'esitazione che distingueva i giovani Antetokounmpo, improvvisamente calati in un contesto a loro estraneo ma decisi a divertirsi e ad ottenere il massimo dalla situazione. Uche e Ral Agada sono impacciati e timidi davanti alla telecamera proprio come lo era Giannis sul campo da basket, prima di assimilare le speranze della sua famiglia e diventare così un dominatore dello sport.

Rise - La Vera Storia di Antetokounmpo Disney inserisce nel suo filone di film formativi una storia che ha ben poco di inventato, perché l'odissea della famiglia Antetokounmpo è terribile ed incredibilmente vera, e si configura come una favola a lieto fine capace di ispirare chiunque si trovi in difficoltà. Il suo volersi rapportare ad un pubblico molto giovane rende Rise una pellicola leggera e a tratti stucchevole, anche a causa di alcuni passaggi familiari eccessivamente artificiosi, ma la potenza dell'epopea raccontata riesce a intrigare e a tenere incollato allo schermo anche lo spettatore più navigato. Una regia silenziosa lascia il campo alla storia narrata, mentre il ruolo di protagonisti affidato a due esordienti è un'arma a doppio taglio: da un lato c'è l'imbarazzo di alcuni dialoghi non convincenti, ma la timidezza di Ral e Uche Agada riflette con peculiarità i sentimenti provati da Giannis e Thanasis che muovevano i primi passi in un contesto a loro estraneo, prima di spiccare il volo in quel terzo tempo che ha salvato la loro famiglia.

6.5

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