Resident Evil: Damnation, la recensione del film in CG disponibile su Netflix

Leon e Ada si trovano su opposti versanti nella Repubblica Slava dell'Est in Resident Evil: Damnation, film d'animazione in CG del popolare videogioco.

Resident Evil: Damnation, la recensione del film in CG disponibile su Netflix
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Che ormai cinema e videogiochi siano un universo sempre più collimante è un dato di fatto, con produzioni live-action o in CG che si pongono quali veri e propri ponti narrativi tra i vari capitoli di una saga videoludica. Basti pensare al recente Kingsglaive: Final Fantasy XV (2016) o ai due film (con un terzo in arrivo) dedicati alla saga zombesca made in Capcom: Resident Evil: Damnation, qui oggetto di recensione, è il secondo titolo in ordine cronologico che si pone come sequel di Resident Evil: Degeneration (2008) e prequel del sesto capitolo del videogame. Co-prodotta da Sony Pictures Entertainment, e presentato in anteprima sui servizi online PlayStation Network e Xbox Live, la pellicola d'animazione computerizzata vede nuovamente protagonista l'iconico personaggio di Leon S. Kennedy, impegnato in quest'occasione nella Repubblica Slava dell'Est, uno stato fittizio nato dopo il crollo dell'Unione Sovietica, per indagare sul presunto utilizzo di BOW nel corso della guerra civile avente luogo da anni all'interno dei confini nazionali. Catturato dai ribelli Leon si trova gioco-forza in un aspro conflitto tra gli stessi rivoltosi e le forze governative, imbattendosi ancora una volta nella femme fatale Ada Wong, anch'essa con misteriosi interessi su quanto sta accadendo.

Ribellione non convenzionale

Una trama articolata che flirta con la contemporaneità, con tanto di auspicata entrata nell'Unione Europea da parte del governo locale, ponendosi però a conti fatti come un gustoso fan-service per gli appassionati: non è un caso che, come nel precedente capitolo, a rubare la scena siano gli amatissimi personaggi di Leon e Ada il cui rapporto, seppur qui ridotto ai minimi termini, si evolve ulteriormente a piccoli passi. Collegato all'omologa produzione di quattro anni precedente, e perciò contenente passaggi nascosti agli assoluti neofiti, Resident Evil: Damnation (disponibile su Netflix) si rivela ad ogni modo un'avvincente avventura horror che prende a piene mani dalla fonte originaria anche nella gestione delle numerose creature presenti, con i licker qui "addomesticati" tramite le plagas leader e i T-103 protagonisti dell'esplosivo finale, in cui la carica tensiva perde parzialmente quota in favore di un maggior spettacolo ludico, ben rappresentato dall'efficace CG con cui è stata realizzata l'intera operazione. L'unico effettivo difetto a tal riguardo si può riscontrare in animazioni parzialmente scattose nei movimenti dei personaggi e negli sfondi a tratti eccessivamente spogli, ma alcune sequenze rimangono comunque di grande impatto con tanto di soggettive che si muovono tra i bui cunicoli della rete fognaria popolata da infetti, vera e propria strizzata d'occhio ai milioni di appassionati del franchise.

Resident Evil: Damnation Secondo capitolo di una trilogia d'animazione computerizzata basata sul popolare videogioco horror made in Capcom, Resident Evil: Damnation è un'operazione imperdibile per gli appassionati della saga ma si rivela visione piacevole anche per chi non avvezzo a pad e console, premesso che ovviamente non potrà cogliere riferimenti e citazioni disseminati in serie alla fonte originaria. L'efficace, seppur non privo di piccole sbavature, comparto visivo fa così sfondo ad una storia avvincente in cui Leon e Ada Wong si trovano nuovamente fianco a fianco, seppur su opposti versanti, a lottare contro licker e T-103 di sorta in una narrazione discretamente sfumata anche dal punto di vista socio-politico.

6.5

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