Non nominare il nome di Dio invano...
Appare quanto meno coraggiosa la scelta di Eagle Pictures di distribuire anche in Italia il documentario Religiolus (in originale Religulous). Il perchè è abbastanza ovvio: far uscire nel Belpaese una pellicola di forte critica contro tutte le dottrine religiose è un rischio, causa di probabili polemiche che, in un gioco al gatto che si morde la coda, potrebbero in parte giovare al successo commerciale della stessa. Affrontare con piglio satirico e irriverente, ma mosso sempre da solide basi razionali, le tre religioni portanti del mondo è un'impresa di non poco conto. Ebraismo, Cristianesimo e l'Islam vengono messi alla berlina, senza paura e con una strafottenza figlia del giornalismo più sprezzante e indomito. D'altronde già la regia vede dietro lo schermo la mano dissacrante di Larry Charles, famoso produttore nonchè regista dell'acclamato (e criticato) Borat. E si è affidato a un "protagonista" d'eccezione come Bill Maher, noto comico della tv americana, impegnato in spettacoli che mettono a nudo tutti i problemi reali nascosti dall'opinione pubblica. Una coppia spumeggiante che offre le miglior carte a un progetto di indubbio fascino, per quanto condivisibile o meno. E' proprio il "pericolo" della sindrome alla Michael Moore, di mostrare spesso solo un lato della medaglia, era il peggior nemico della realizzazione. A conti fatti, denotando un indubbio, ma ovvio, portamento morale verso il lato anti-religioso, non si è caduti però nel tranello del film di parte, ma anzi ponendosi come un lavoro intelligente, volutamente ironico, che sicuramente non cambierà le opinioni dei fedeli praticanti, ma che mostra i volti di una realtà così ampia da portare in grembo contraddizioni e personaggi quanto meno poco credibili. La giusta divisione tra figure estreme, figlie di un fanatismo poco adatto agli ideali creduti, e personalità esimie e di elevata cultura permette una visione generale. Certamente si gioca di più sulle risposte mancate, sui responsi non dati o deboli, ma è comunque un vizio che si può concedere visto l'intento originario. Ci si muove quindi tra interviste che si alternano, ritornando più volte e intramezzate da spezzoni di film o cartoni animati a conferire un sapore comico al tutto. Bill Maher non ci va leggero, e muove alle sue "vittime" domande incisive, quasi feroci nella loro immediatezza, e spesso si mette a ridere più volte di fronte alle, per lo meno ingenue, repliche degli intervistati.
...rendilo solo ridicolo
La prima fede "attaccata" è quella cristiana, nella quale Maher si sbizzarrisce (e si diverte parecchio) nell'interloquiare, ponendo contraddizioni tra il vecchio e l'antico Testamento, sui leggendari fatti biblici (irresistibile la sua incredulità sulla storia di Giona che visse tre giorni dentro una balena, laddove i credenti rispondono che i Miracoli accadono per mano di Dio), sull'accettazione o meno dell'omosessualità, presente anche all'interno di testi biblici, ma clamorosamente negata dai cristiani moderni e sul business creato intorno a certe "persone". Trovarsi di fronte all'uomo che sostiene di essere la reincarnazione di Gesù Cristo, per diretta discendenza, e osannato da migliaia di fedeli, apre gli occhi di fronte a una "macchina da soldi" che sfrutta l'ingenuità della gente. O ancora il sontuoso "parco divertimenti" dedicato alla figura di Gesù, con decine di cantanti e ballerini e con una crocifissione finale che definire pacchiana sarebbe dir poco. Lo stesso politico intervistato, fedele praticante (per fede o interessi politici è da vedersi) rimane più volte spiazzato di fronte alle questioni poste da Maher, e mostra come anche chi dovrebbe governare non sappia in cosa crede. Viene poi il turno dell'Ebraismo, laddove è alquanto paradossale l'intervista a un rabbino che nega l'Olocausto, presente anche al recente "convegno a tema" tenuto da Ahdaminejad in Iran: alla fine Maher si alza disgustato dopo certe dichiarazioni e interrompe le riprese. Non è certo stata facile la gestazione di questo lungo viaggio alla scoperta dell'incertezza, e più di una volta il comico ha rischiato botte e preso forti critiche, anche durante la sua, sprezzante, presenza in Vaticano. E lo stesso sull'Islam, dove si è trovato in accese discussioni sul fatto che il Corano predicasse la pace e non la guerra, teoria che Maher cerca di smentire con i fatti che tutti noi oggi purtroppo conosciamo, e su certe citazioni alquanto dubbie all'interno dello stesso libro sacro. L'avvertimento posto nei minuti finali è quello di stare attenti alle religioni qualsiasi esse siano, portatrici di guerre e incapaci di salvare veramente il mondo. Un pensiero forte e diretto, senza fronzoli, capace di suscitare reazioni forti e violente ma comunque coraggioso della propria essenza. Un documentario in un certo senso "di parte", ma solo perchè incapace di sfaldare le dottrine e i dogmi insiti, a forza o per fede "forzata", nelle menti dei veri "credenti", ma in grado di mostrare tutte le contraddizioni di una realtà così potente e universale.
Realtà talmente assurde instaurate dalla fede, contraddizioni all'interno dei vari credi, personaggi dalla dubbia morale. Maher e Charles mettono a nudo, brutalmente e coraggiosamente, la Religione, qualsiasi essa sia. Mostrano equlibratamente figure pittoresche e serii teologi, anche se un minimo sospetto di parte aleggia. Maher rimane comunque un "conduttore" irresistibile, e la virate comiche, volute o non, la fanno da padrone senza dimenticare l'importanza del tema trattato. Un lavoro che si erge come monito, ma che naturalmente avrà dal pubblico il doppio riscontro amore - odio.