Recensione Redbelt

Il percorso spirituale di un moderno "guerriero"

Recensione Redbelt
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Ju jitsu mon amour

Reinterpretare il filone dei fighter-movie in maniera del tutto atipica e personale, dal forte marchio autoriale. Impresa nelle corde di un regista quale David Mamet, artista a tutto campo che per il cinema ha svolto praticamente ogni mansione, da attore a sceneggiatore, dedicando la sua vita alla Settima Arte. A quattro anni da Spartan, sua ultima opera dietro la macchina da presa, ritorna sul grande schermo con una storia da lui stesso scritta, e improntata sul mondo del jujitsu. "Ho passato cinque anni ad allenarmi con il grande maestro di Jiu-Jitsu Renato Magno,... mi hanno offerto, così come ad altri studenti, un'idea delle possibilità di una condotta morale corretta in ogni circostanza" in questo modo Mamet ha raccontato la genesi del suo nuovo progetto, nel quale ha impresso l'esperienza recente della sua vita.

La via del guerriero

Mike Terry (Chiwetel Ejiofor) è un veterano della Guerra del Golfo, che insegna il jujitsu in una scuola per autodifesa che gestisce con la moglie Sondra (Alice Braga). Quando cominciano ad avere problemi finanziari, la fortuna giunge in aiuto con le sembianze di Chet Frank (Tim Allen), regista e uomo d'affari, che Mike aveva salvato qualche sera prima da un'aggressione. Chet propone a Mike di diventare coproduttore del nuovo film sulle arti marziali che sta girando, e per convincerlo gli regala uno splendido orologio d'oro. Mike però lo regala a un suo allievo, poliziotto, in problemi economici, senza sapere che l'oggetto risultava rubato, Questo provoca un cambiamento nei rapporti tra Mike e Chet, che si trovano rivali in sede giudiziaria. L'unica soluzione per il veterano è quella di tornare a combattere sul ring di un grande torneo, il cui premio in denaro può rivelarsi fondamentale per molte vite. Viene appoggiato dall'avvocato Laura Black (Emily Mortimer), da lui aiutata a superare le conseguenza psicologiche di uno stupro.

Un percorso arduo

Alla larga chi si attende una pellicola basata su combattimenti frenetici e azione incessante. Redbelt si distacca il più possibile dal campo dei prodotti sulle arti marziali. Redbelt è da intendersi come il dramma morale di un uomo, incappato in una situazione ardua e difficile, che pur rischiando di perdere tutto continua a seguire i suoi principii. I principii del jujitsu, dove il percorso del guerriero è costellato di difficoltà, superabili grazie a una salda forza morale. Onestà, lealtà, coraggio, valori per i quali Mike mette a repentaglio tutto ciò che aveva ottenuto fino ad allora, rischiando di rendere vani gli sforzi di una vita. In una surreale ed esagerata sequenza finale, Mamet ci mostra metaforicamente la via del guerriero, l'istinto del combattente che non si ferma davanti a nulla pur di lottare in ciò che crede. Il finale rimane uno dei momenti più alti ed intensi dell'intera pellicola, carico di pathos e in grado di emozionare senza facili trucchi, ed è un peccato che proprio nel momento di maggiore estati giunga, troncando anche un pò il film stesso, la scritta the end. Infatti dopo novanta minuti in cui, pur appassionandosi alle vicende dei protagonisti, l'azione è limitata praticamente allo zero, uno sforzo in più in fase conclusiva non avrebbe guastato. Il resto si mantiene dunque su un forte impatto drammatico, con vicende secondarie, tra cui quella del poliziotto amico di Mike, tendenti ad atmosfere cupe e disilluse. Lo stesso film, girato per lo più in spazi chiusi (scene in esterni praticamente assenti), soffre volutamente di un'aura claustrofobica, quasi a sottolineare che il protagonista si trova rinchiuso in una gabbia, sia morale data dall'attaccamento ferreo ai suoi principii, sia materiale dovuta ai problemi economici. Era difficile caratterizzare un personaggio cosi complesso e dalle diverse sfacettature, ma Ejiofor (Inside Man, I figli degli uomini) offre una grandissima prova, dimostrandosi un attore dalle altissime potenzialità. Il resto del cast si rivela altalenante, con alcune ottime prestazioni (la Braga su tutte) ed altre meno convincenti, soprattutto un Allen non a suo agio in veste drammatica. Le musiche di Stephen Endelman si rivelano l'accompagnamento più adatto per il percorso di questo guerriero-post moderno, figura più unica che rara in mondo legato al consumismo e al dio denaro. Un "eroe" dei nostri tempi, atipico e sorprendente, come questa pellicola che pur soffrendo di un'eccessiva lentezza è ricca di profondi significati.

Redbelt Redbelt è una dedica del regista al mondo del jujitsu, da lui praticato da anni, basato più sui valori spirituali che sul combattimento vero e proprio. Se si escludono infatti gli ultimi minuti, pregni di una maestosa intensità che cattura e commuove, il resto del film è un dramma morale e spirituale di un uomo che non viene mai meno ai propri principii, nonostante questi possano portarlo alla rovina. Bravissimo il protagonista Ejiofor, che ci regala un personaggio indimenticabile, giostrato abilmente da Mamet che realizza una pellicola atipica, non del tutto riuscita ma comunque coraggiosa e meritevole di visione.

6.5

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