Red Zone - 22 Miglia di Fuoco, la recensione del film con Mark Wahlberg

Un team dell'intelligence statunitense deve proteggere a ogni costo un agente indonesiano, in possesso di informazioni sensibili di grande importanza.

Red Zone - 22 Miglia di Fuoco, la recensione del film con Mark Wahlberg
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Jimmy Silva è a capo di un team dell'intelligence statunitense, specializzato in operazioni speciali di spionaggio. Mentre si trova con la sua squadra in Indonesia, Li Noor, un nativo locale, giunge nei pressi dell'ambasciata americana portando con sé un hard disk protetto contenente dati sensibili su un potenziale attentato terroristico.
L'uomo, un informatore fidato delle forze occidentali, è però ricercato dal governo locale che intende eliminarlo a ogni costo; per salvaguardare la propria incolumità, accetta di sbloccare l'accesso ai dati soltanto dopo che sarà messo in sicurezza su un aereo diretto verso Stati Uniti, con protezione garantita. In Red Zone - 22 miglia di fuoco Silva e i suoi colleghi, tra cui figura la tormentata Alice (divorziata e desiderosa di vedere la figlia, affidata al padre), dovranno scortare Li Noor all'aeroporto, dove lo attende un volo speciale che ha l'ordine di atterrare e partire in un determinato orario.
La strada per giungervi sarà però irta di ostacoli, con le forze indigene giunte in massa e pronte a mettere le mani sull'obiettivo, dando il via a una corsa contro il tempo e a una lotta all'ultimo sangue tra gli agenti dei rispettivi Paesi.

Tra Oriente e Occidente

La quarta collaborazione tra il regista Peter Berg e Mark Wahlberg, dopo Lone survivor (2013), Deepwater - Inferno sull'oceano (2016) e Boston - Caccia all'uomo (2016), si annuncia già come il primo tassello di un franchise multimediale, del quale sono previsti anche una serie televisiva e applicazioni per la realtà virtuale. Un progetto indubbiamente ambizioso per un action/thriller che si rivela canonico sia nella narrazione che nella relativa messa in scena, adattandosi in pieno a tutte le regole del filone moderno senza cercare sussulti originali.
L'unico elemento a variare parzialmente le carte in tavola è la presenza nel cast (quale fondamentale sparring partner) della star marziale Iko Uwais, al centro delle sequenze più avvincenti, in cui offre consueto sfoggio delle sua abilità atletiche in furiosi e violenti scontri a mani nude con gli avversari. La nota più lieta di un cast altrimenti anonimo, a cominciare proprio da un Wahlberg che ricicla per l'ennesima volta lo stesso ruolo già visto e rivisto in diversi film da lui interpretati in carriera, qui leggermente sopra le righe per via degli scatti di rabbia di cui soffre il suo personaggio.

Niente di nuovo

Il solito tran-tran dell'obiettivo da scortare in un luogo sicuro è espletato secondo tutti i luoghi comuni del genere, tra rocambolesche sparatorie, esplosioni in serie e gesta di sacrificio, e solo l'inaspettato colpo di scena finale varia un minimo una narrazione altrimenti stantia e prevedibile. Berg si trova a suo agio in questa regia così frenetica e precisa, come già abilmente mostrato nella precedente carriera, ma Red Zone - 22 miglia di fuoco non raggiunge mai il necessario climax grazie al quale legarsi alle figure coinvolte, che così rimangono solo abbozzate nelle loro evidenti forzature melodrammatiche - su tutte la madre divorziata di Lauren Cohan (volto noto del piccolo schermo in The Walking Dead). L'epilogo lascia spalancate le porte a un già annunciato sequel (secondo le intenzioni, questo titolo è solo il primo di una trilogia in divenire), ma l'attesa è senza dubbio smorzata dall'impersonale messa in scena di questo apripista, che sfrutta in più occasioni il versante tecnologico per semplificare la missione dei Nostri, con videocamere di sorveglianza, riprese satellitari, controllo dei semafori e sensori in grado di individuare possibili minacce tra decine di individui, rendendo ancora più meccaniche le dinamiche di un'operazione già di per sé troppo abbottonata agli standard.

Red Zone - 22 Miglia di Fuoco Più che il protagonista Mark Wahlberg, è la star degli action-movie Iko Uwais il vero elemento carismatico di questa operazione di genere, che ricicla per l'ennesima volta una storia di spionaggio con l'eterno nemico sovietico quale improbabile nemesi. Red Zone - 22 miglia di fuoco è tra le prove più anonime nella carriera del regista Peter Berg, sempre a suo agio nelle sequenze d'azione ma in quest'occasione incapace di infondere personalità a una narrazione priva di guizzi, incentrata sul canonico tema portante di un informatore da scortare in un luogo e in un tempo prefissati - proteggendolo dagli interventi armati delle forze nemiche, come d'uopo sempre più numerose dei presunti "buoni" a stelle e strisce. Il finale parzialmente sorprendente, che lascia spazio a un sequel già annunciato prima della realizzazione del capostipite (e ad altri progetti multimediali a esso legati), è l'unica vera sorpresa di un compitino diligente ma uguale a tanti altri.

5.5

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