Recensione Rec 3 La genesi

Il matrimonio è ufficialmente un'esperienza da incubo: parola di [REC]3

Recensione Rec 3 La genesi
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All'inizio fu [REC], pellicola spagnola che è riuscita a tenere attaccati alla sedia tantissimi di spettatori grazie alla sua metodologia narrativa perfettamente inquietante. Paco Plaza e Jaume Balaguerò si muovevano all'interno della pellicola con la compostezza tipica del cinema europeo e con una profondità empatica raramente percepita nella tradizione horror precedente. Anche l'America ne era rimasta talmente affascinata da voler regalare (ma chi glielo aveva chiesto?) una sua versione della stessa storia con Quarantine. Dal successo unico alla saga il passo è stato davvero breve e REC è diventato un franchise da quattro film, di cui il 2013 ci regala il terzo capitolo: [REC]3 La Genesi, il film che, muovendosi in parallelo rispetto alle pellicole precedenti, dovrebbe puntare nuova luce sull'epidemia che ha travolto l'umanità. Questa volta, come già deciso a tavolino dai due registi, dietro la macchina da presa troviamo solo Paco Plaza; Balaguerò, infatti, si occuperà del quarto (e ultimo) film [REC]4 Apocalypse.

E vissero per sempre...

Clara (Leticia Dolera) e Koldo (Diego Martìn) finalmente sono riusciti a sposarsi. È con il loro filmino di nozze che si avvia la vicenda: i pochi preparativi prima di raggiungere la chiesa della sposa, gli amici che riempiono di auguri lo sposo all'esterno, la cerimonia e lo spostamento collettivo verso il luogo dei festeggiamenti. A riprendere il tutto è la telecamera amatoriale di Adriàn (Alex Monner), cugino dello sposo, e quella più professionale (quasi cinematografica) di Atùn. Sono proprio loro a vedere per primi la mano ferita di uno degli zii, morso da un cane durante il lavoro, lo stesso zio che poi, nel bel mezzo dei festeggiamenti, darà il via al delirio fatto di urla, morsi e fiumi di sangue.

Sicuri di voler baciare la sposa?

Dispiace dirlo, ma purtroppo qualcuno deve pur farlo, ma [REC]3 La Genesi è una davvero poco piacevole delusione. È vero, magari era qualcosa che dovevamo aspettarci: dopotutto già [REC]2 si era allontanato dallo stile narrativo ipnotico e terrorizzante, che tanto era piaciuto nel primo capitolo, e aveva iniziato a strizzare l'occhio al mondo dei videogiochi e a un tipo di cinematografica più patinata. In questo terzo film Paco Plaza trova il coraggio di abbandonare completamente lo stile del found footage con cui aveva iniziato a lavorare attraverso la finzione filmica delle riprese del matrimonio, trasformando così tutta la seconda parte della pellicola in un consueto (e banale) zombie movie come tanti altri. Parte dell'originalità della saga, infatti, veniva proprio dalla percezione dello spazio e del tempo in soggettiva, dai montaggi tagliati di netto e gli sbalzi di prospettiva, tutte particolarità che rendevano affascinante lo stile narrativo (manipolando spesso il ritmo della storia a favore della suspense) e che permettevano anche di nascondere e perdonare scelte non sempre perfette. Nel momento in cui [REC]3 - La Genesi indossa i panni della pellicola patinata a basso budget, tutto ciò che non funziona diventa imperdonabile: i personaggi a cui non ci si riesce proprio ad affezionarsi, così sovraccarichi di humor poco adatto e spesso grotteschi; gli scontri che, seppur pieni di sangue e splatter, non spaventano davvero mai; le risoluzioni di sceneggiatura per niente credibili... [REC]3 è noioso e questo, di un film horror, non lo si dovrebbe proprio mai dire.
E poi c'è quella promessa non molto mantenuta dello svelarci nuovi indizi su cosa si nasconda davvero dietro l'infezione: va bene, Plaza ha rimarcato il collegamento degli zombie alla religione e ha trovato nella Genesi la sua arma segreta per bloccare il tutto, ma cosa ci ha fornito davvero in più? Riflessi distorti negli specchi? Parole magiche? Nulla di davvero sufficiente a convincere lo spettatore della reale utilità del film.

Rec 3 La genesi [REC]3 La Genesi è un gore movie come tanti, che non spicca per originalità in nessun campo, ricco di luoghi comuni, iconiche eroine dal debole impatto scenico e richiami al passato che somigliano prepotentemente a una parodia del lavoro precedentemente svolto sulla saga. Nonostante sia settato nello stesso frangente temporale dei capitoli 1 e 2 (sullo sfondo un paio di volte appaiono su alcuni televisori le immagini del palazzo in quarantena trasmesse dal telegiornale), non sembra per niente far parte della loro stessa tradizione e potrebbe tranquillamente essere scambiato per uno spin-off o un lavoro distaccato dalla saga.

4

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