Recensione Rabbia in pugno

La Roma violenta di Stefano Calvagna

Recensione Rabbia in pugno
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Per chi si stesse chiedendo come sia possibile che il romano classe 1970 Stefano Calvagna - autore, tra l'altro, di E guardo il mondo da un oblò e L'uomo spezzato - abbia in uscita nelle sale cinematografiche un altro lungometraggio a pochissime settimane di distanza dal suo Multiplex, chiariamo immediatamente come stanno le cose: Rabbia in pugno, girato durante gli arresti domiciliari del regista, risale, in realtà, al 2011, ma, a causa di problemi legati alla distribuzione, ha raggiunto le sale soltanto nel 2013, a un anno di distanza dal successivo Cronaca di un assurdo normale e quasi contemporaneamente al citato horror thriller interpretato da Lavinia Guglielman e Laura Adriani.
Il Cronaca di un assurdo normale che includeva nel cast anche il Claudio Del Falco che ricopre qui il ruolo del protagonista Valerio, poliziotto campione di kickboxing che vive la propria vita tra il rapporto fraterno con l'amico Fabrizio, con le fattezze dello stesso Calvagna, e l'amore per Valentina alias Gaia Zucchi, dalla quale sta per avere un figlio.
Se non accadesse che la ragazza, durante un incontro in una discoteca con il losco produttore cinematografico Sergio Bruschi, incarnato da Maurizio Mattioli, perdesse la vita a causa dell'ignara assunzione di ghb, droga dello stupro messale in un bicchiere.

La vendetta... Del Falco

Il giusto pretesto per poter dare il via ad un dramma d'azione tutto italiano che, con la polizia che brancola nel buio alla ricerca di un colpevole e Valerio deciso a farsi giustizia da solo, strizza in maniera evidente l'occhio alla nostra cinematografia di genere che fu.
Una cinematografia che, a differenza di quella terribilmente imborghesita dell'Italia d'inizio XXI secolo, faceva il più delle volte delle brutte, sporche e cattive periferie capitoline affascinanti giungle d'asfalto in cui orchestrare inseguimenti e sparatorie a suon di pallottole volanti.
Perché, seppur a circa quattro decenni di distanza, sono proprio quelle stesse periferie che Calvagna - anche sceneggiatore della pellicola insieme al Giovanni Galletta autore de Il mistero di Laura - racconta nel corso della quasi ora e mezza di visione, ovviamente tempestata di scontri a fuoco e corpo a corpo.
Scontri inscenati dal cineasta attraverso la consueta artigianalità cui lo costringono i soliti problemi di bassissimo budget; i quali, però, non sembrano impedirgli di mettere in piedi un'operazione che, comprendente nel cast anche Valeria"Il punto rosso"Mei e l'immancabile caratterista Stefano Antonucci coinvolto in una partecipazione amichevole, dimostra di funzionare meglio di altre sue opere quali Il lupo o il succitato Multiplex, proprio grazie alla schiettezza tipicamente popolare che finisce per caratterizzarla.
Tanto che, tra discreto ritmo narrativo e un pizzico d'ironia romanesca ("Ormai qui de comunista c'è rimasta solo via Palmiro Togliatti" rischia di diventare la battuta cult del film), si riesce tranquillamente a sorvolare sulla non sempre convincente prova degli attori.

Rabbia in pugno Dedicato a Olimpia Cavalli, compianta madre del protagonista Claudio Del Falco, nonché attrice in gioventù in classici quali Il gattopardo di Luchino Visconti e I due marescialli di Sergio Corbucci, Rabbia in pugno si costruisce sulla tipica, semplice e sempre funzionante idea del vendicativo individuo impegnato a farsi giustizia da solo. Un’idea sfruttata soprattutto nel periodo italiano dei poliziotteschi anni Settanta e degli action movie d’oltreoceano del decennio successivo e che il regista Stefano Calvagna, costretto agli arresti domiciliari, rispolvera concretizzando un’ora e mezza di visione girata del tutto dall’interno di una palestra. Una poco confortevole situazione che non gli impedisce, comunque, di sfruttare i pochi mezzi a disposizione per mettere in piedi un personale “romanzo criminale” a basso budget che, pur senza eccellere, non rientra affatto tra le sue opere meno riuscite.

6

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