Quello che so sull'amore, Gabriele Muccino ci riprova negli USA

La terza prova made in USA di Gabriele Muccino: la nostra recensione di Quello che so sull'amore.

Quello che so sull'amore, Gabriele Muccino ci riprova negli USA
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Dopo la trasferta americana al servizio di Will Smith per La ricerca della felicità (2006) e Sette anime (2008), avevamo avuto modo di rivederlo in Italia, dove si è dedicato a Baciami ancora (2010), riuscito, tardo sequel del suo grande successo L'ultimo bacio (2001).
Romano classe 1967, però, il talentuoso Gabriele Muccino è tornato negli Stati Uniti per dedicarsi a una commedia con cast all star che, prodotta, tra gli altri, dai nostri Andrea e Raffaella Leone e dal Jonathan Mostow autore di Terminator 3: Le macchine ribelli (2003) e Il mondo dei replicanti (2009), si sviluppa su uno script a firma del Robbie Fox sceneggiatore di Una moglie di troppo (1992) e Mia moglie è una pazza assassina? (1993); il quale, primo allenatore di una squadra di baseball, ricorda: "Nella primavera del 2004, Jonathan Mostow, un tizio che non conoscevo affatto, regista e produttore cinematografico, è diventato per caso il mio assistente allenatore. Essendo entrambi di casa a Hollywood, ho pensato bene che, se fossimo andati d'accordo sul campo, forse un giorno avremo potuto fare un film insieme".
E l'idea è venuta quando Fox, dopo aver mandato a tarda notte un messaggio e-mail ai genitori dei suoi giovani giocatori nel quale comunicava alcuni dettagli sull'allenamento del giorno seguente, ha ricevuto prima una risposta da una mamma che diceva "Salve coach! Ancora sveglio a quest'ora?", poi, dalla stessa, "So che ci sei! Saprai anche correre, ma, sicuramente, non sai nasconderti".

La ricerca della felicità... ritrovata?

Con un seguente cambio di sport, quindi, è nato il personaggio di George Dryer, ex campione di calcio scozzese con le fattezze del Gerard Butler di 300 (2006) che, negli anni del successo, tradì la moglie Stacie alias Jessica"The illusionist"Biel, perdendo sia lei che il figlio di sei anni Lewis, interpretato dal televisivo Noah Lomax, e ritrovandosi a cercare fortuna altrove, in Canada, dove ha aperto un bar sportivo, ha investito in proprietà immobiliari, ma è finito in bancarotta.
Una situazione che lo porta a tornare a vivere dove abita il figlio e a tentare di iniziare il suo percorso di rinascita, cercando lavoro come commentatore sportivo; mentre allena la squadra di calcio del bambino, estremamente diffidente nei suoi confronti, e non solo scopre che Stacie sta per risposarsi, ma comincia anche a diventare l'oggetto del desiderio delle donne locali facilmente propense all'infedeltà coniugale.

L'ultimo bacio?

Infatti, con queste ultime incarnate, principalmente, da Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones e Judy"Cursed-Il maleficio"Greer, è proprio sul progressivo rapporto che si sviluppa tra George e le nuove conoscenze del posto che si costruisce buona parte della circa ora e quarantacinque di visione; comprendente anche un eccezionale Dennis Quaid che, a partire dal primo dialogo intrattenuto con il protagonista, non può fare a meno di strappare risate.
Perché, complici anche alcuni momenti atti a coinvolgere il padrone di casa di George, con le fattezze del pakistano Iqbal Theba, non sono davvero assenti occasioni per (sor)ridere; man mano che il tutto, infarcito perfino con un omaggio televisivo allo splatter MosquitoMan (2005) di Tibor Takács (del resto, a finanziare il film è anche la stessa NuImage), si rivela, come c'era da aspettarsi, quale nuovo tassello del viaggio cinematografico mucciniano nel complicato universo dei sentimenti.
Un viaggio iniziato con i giovani di Ecco fatto (1998) e Come te nessuno mai (1999) e proseguito con le generazioni dei trentenni e dei quarantenni, per approdare ora, appunto, alla tematica del ritorno a casa quale tentativo di rimedio degli errori che l'istinto, spesso, porta a compiere nei confronti del cuore.
Un viaggio non privo di quel "sottofondo" vagamente misogino - ma veritiero - tipico dell'autore di Ricordati di me (2003); il cui marchio di riconoscimento, curiosamente, è stavolta individuabile più nell'argomento trattato che nella regia di una gradevole produzione tutt'altro che inferiore a tante analoghe proposte dai cineasti d'oltreoceano.
Una produzione che non lascia affatto delusi gli inguaribili romantici e che, caratterizzata da uno sguardo piuttosto ottimista, non rientra certo tra le peggiori prove del fautore di un cinema considerato spesso moralista, ma, in realtà, semplicemente morale... e indispensabile.

Quello che so sull'amore Dopo La ricerca della felicità (2006) e Sette anime (2008), realizzati al fianco dell’attore Will Smith, Gabriele”L’ultimo bacio”Muccino torna in suolo americano per sfornare la sua terza prova registica d’oltreoceano. Con un ricco cast ben diretto, la giusta dose di risate e la necessaria scorta di romanticismo accarezza-cuore, una gradevole commedia che, curiosamente priva delle tipiche acrobazie registiche del cineasta romano, vale di sicuro una serata al cinema, soprattutto se in dolce compagnia. Per meglio lasciare intendere di cosa si tratta, riportiamo proprio la sua descrizione della pellicola: “Quello che so sull’amore è un film che parla di quanto sia volatile l’amore se non lo innaffiamo con cura. E’ un film che racconta la fatica a diventare adulti in un mondo dove fuggire dalle proprie responsabilità per inseguire le proprie ambizioni e il proprio ego, sembra sempre più stimolante che fare una scelta forte, definitiva, che possa portarci dove non siamo ancora mai stati: quella zona indefinibile che chiamerei ‘l’età adulta’”.

6.5

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