Recensione Quel treno per Yuma

Ritorna il fascino del vecchio West, nel remake di un classico del genere

Recensione Quel treno per Yuma
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Un difficile confronto

Il senso di un remake è racchiuso nella domanda: cosa viene aggiunto al prodotto originale? Se la risposta è poco o nulla, allora si capisce l'inutilità dell'operazione, semplice atto di marketing e sintomo di cronica mancanza di idee. Se la questione viene posta dinanzi al film in questione, il responso è più complesso di quanto possa sembrare. Infatti, se confrontato all'originale del 1957 di Delmer Daves, il remake di Mangold perde sicuramente il confronto. Bisogna però considerare anche la crisi del genere western, che negli ultimi anni ha mostrato veramente poco, se si esclude qualche sussulto col buon Terra di confine di Kevin Costner. Perciò, a conti fatti, la pellicola risulta come una boccata d'acqua fresca per gli appassionati del vecchio west, pur non esente da difetti e situazioni paradossali.


Glenn Ford e Van Heflin avevano dato volto e cuore nell'originale, con due interpretazioni intense e perfette sotto ogni punto di vista. Uno splendido bianco e nero, una fotografia curata, una regia tesa e incalzante, una colonna sonora da mozzare il fiato. Il primo Quel treno per Yuma è uno dei grandi classici western, capace come pochi di coniugare psicologia e azione, senza mai risultare pretenzioso. Era perciò improba l'impresa di riuscire in un rifacimento che raggiungesse in parte almeno i livelli della fonte. Al posto dei due grandi attori sovracitati troviamo qui Russell Crowe (nel ruolo che fu di Ford) e Christian Bale (in quello di Heflin), che cercano di portare un pò di originalità ai loro personaggi: interpretazioni più che buone, ma non raggiungono quelle dei loro predecessori.

Quel treno per Yuma...

La storia è semplice, ma in seguito andremo ad annotare le differenze più o meno marcate dal plot originario. Ben Wade (Crowe) è uno spietato bandito, che con la sua banda assalta una diligenza carica di denaro. Assiste però alla scena Dan Evans (Bale), un povero contadino senza una gamba, perduta durante la guerra civile. Quando in seguito lo sceriffo arresterà Wade, sarà lo stesso Evans a proporsi di scortarlo alla stazione di Yuma, affinchè venga condotto poi in galera, al prezzo di 200 dollari. Accompagnato da un variopinto gruppo di compagni, cercherà di adempiere alla sua missione.

Chi ricorda il film del '57, noterà nella prima parte un copia/incolla delle scene, a tratti esasperato addirittura nelle parole, identiche al passato. Nella parte centrale invece ci si piglia una libertà francamente evitabile, laddove uno scontro con gli indiani appare quanto meno fuori luogo. Cambia anche il rapporto di rispetto/odio tra Wade ed Evans, e se nell'originale vi era una maggiore introspezione psicologica, qui il tutto si riduce a qualche scambio di battuta, e i tormenti dei due (soprattutto di Wade/Crowe) vengono ben poco indagati. Forzato appare anche l'inserimento del figlio di Evans, che qui prenderà il posto già stato della moglie. Ma è forse nella scena finale che si raggiunge la piena rivisitazione, con un epilogo allo stesso tempo drammatico e surreale, che lascia un pò con l'amaro in bocca.

Un'eredità scomoda

Come visto, quindi, i fantasmi del passato impietosi colpiscono. Ma se prendiamo il film liberi da ogni preconcetto e lo consideriamo, paradossalmente, come opera originale, ha dei buoni momenti. Le sparatorie riescono a risultare sempre esaltanti e coinvolgenti, quasi con atmosfere più da action movie che da vero e proprio western. Il sapore crepuscolare che emerge a volte non può che render felici gli amanti del genere, così come la bellezza dei paesaggi, tra canyon, saloon e cittadine devastate dall'urlo delle pallottole. Buona anche la caretterizzazione dei comprimari, a tratti forse esasperata fino a livello caricaturale, ma di sicuro impatto. Di grande effetto anche le scenografie, soprattutto nei minuti conclusivi, che si rendono vere e proprie co-protagoniste della scena. Se vogliamo, appaiono un po' troppo "protettive", quasi che il nostro eroe fosse un novello superman invece di un semplice ex-soldato zoppo. Difetti di poco conto, è vero, ma pur sempre riscontrabili.


Se non fosse l'erede di un capolavoro, probabilmente questo nuovo Quel Treno per Yuma avrebbe lasciato più il segno. Ma in una siccità fin troppo carente di film sul vecchio west, qui l'assetato avrà di cui bere. E, alla fine, forse riuscirà anche a commuoversi. E quando una pellicola finisce per toccare le corde emotive, alla fine ha sicuramente più meriti che difetti. Guardatelo, perchè pur non essendo il prodotto in grado di risollevare il genere, almeno ci prova.

Quel treno per Yuma Un discreto western, che se messo a confronto con l'opera originaria perde chiaramente il confronto. Ma si fa comunque più che apprezzare, e anche se Crowe e Bale non raggiungono le interpretazioni dei loro predecessori, fanno comunque un buon lavoro. Salite dunque a cavallo, e riassaporate il sapore del vecchio west : qua non in uno dei suoi prodotti più memorabili, ma comunqe più che guardabile.

6.5

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