Recensione Quando tutto Cambia

Helen Hunt esordisce alla regia con una delicata ma intrigante storia d'amore

Recensione Quando tutto Cambia
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April (Hunt) è una maestra elementare di Brooklyn; adottata ancora neonata, è cresciuta in una famiglia ebrea che le ha dato tutto l'affetto possibile. All'età di 39 anni, decide di sposarsi con un suo collega (Broderick), ma il loro matrimonio fallirà dopo appena pochi mesi. Sarà proprio in questa situazione che tutto cambierà: April sarà infatti contattata dalla sua madre naturale (Midler), una volitiva e famosa presentatrice televisiva, e troverà il vero amore in un uomo (Firth) con i suoi stessi problemi, ma con in più due bambini a carico, che frequentano la scuola di April.

Helen Hunt esordisce dietro alla macchina da presa, dopo una carriera da attrice assai eclettica, con questo piccolo film sentimentale, interamente costruito intorno alle vicende di una donna che sente il suo orologio biologico che ticchetta sempre più velocemente. Quando tutto cambia (adattamento, pessimo come al solito, dell'originale Then she Found me) è una pellicola delicata, a partire dall'ambientazione, una New York che, smessi per una volta i panni della City per eccellenza, viene fotografata sempre dal basso, quasi a voler cercare un'ideale prospettiva che sia in linea con le storie dei protagonisti. Ed in questo scenario un po' superficiale se volete, ma in grado di trasformare la megalopoli americana in un sobborgo qualunque in cui tutti possono riconoscersi, si muovono i protagonisti della storia, tutti tratteggiati dalla Hunt (e dai suoi due coautori, Alice Arlen e Victor Levin) con una delicatezza invidiabile, quasi con la paura di violarne l'intimità più profonda. La Hunt non è una regista di professione e si vede, la cinepresa si muove a fatica e le invenzioni propriamente strutturali sono quasi nulle, tuttavia pur in questa complessiva incertezza il film funziona, proprio forse per l'esilità della direzione. Annullando la regia e sposando in maniera decisa lo stile più classico proprio del cinema romantico Hollywoodiano la Hunt riesce a concentrarsi su quello che davvero le interessa; l'introspezione psicologica di una donna non più giovane ma nemmeno matura, per molti versi simile all'autrice stessa che mette molto di sé nel personaggio, e si vede. Non si deve però commettere l'errore di considerare Quando tutto Cambia un film di auto-analisi, come possono essere quelli del primo Woody Allen: la regista infatti è riuscita a costruire una storia in cui più o meno chiunque può riconoscersi, senza tuttavia cadere quasi mai nei luoghi comuni. Merito dei bei dialoghi (scritti in massima parte dalla Arlen) e di una compagine attoriale davvero in forma e ben assortita, che riesce a mischiare l'aplomb inglese di Colin Firth con la recitazione quasi casereccia della Midler. La Hunt è abile per tutto il film (e già questa è un'impresa non da poco) a mantenersi in equilibrio sul sottile filo che separa il dramma dalla commedia, sbilanciandosi di tanto in tanto da una parte o dall'altra ma riuscendo sempre a rialzarsi in maniera davvero elegante. Intendiamoci, Quando tutto Cambia non è un capolavoro, alcuni passaggi narrativi sono un po' forzati e la dolce superficialità di cui parlavamo poc'anzi si trasforma in un buonismo fin troppo smaccato (soprattutto verso il finale) ma, complessivamente, l'esordio della Hunt dietro alla macchina da presa non è assolutamente disprezzabile. Forse un piglio più deciso ed un maggiore coraggio nell'affrontare le affinità elettive che si creano fra le persone avrebbero migliorato un film che non soffre tanto sul versante contenutistico (la vicenda è volutamente stilizzata al massimo, così come è appena accennata l'apparente semplicità delle metafore visive) quanto su quello meramente accademico di composizione della scena e di raccordo fra le varie inquadrature. Ma, tutto sommato, sono difetti largamente perdonabili in un film che non promette nulla di più di quello che può dare, ovverosia la delicata storia dell'educazione sentimentale di una quarantenne che, in poco più di un mese, scopre che tutto nella sua vita è cambiato. Alla fine alla Hunt interessava solo mostrarci questo, e possiamo dire che c'è riuscita nel migliore dei modi.

Soffermandoci sul cast, come abbiamo già avuto modo di accennare poco sopra, sono da notare soprattutto le interpretazioni di Firth e della Midler. Il primo per la sua abilità nel costruire personaggi profondamente complicati ma, contemporaneamente, cristallini come bambini, la seconda invece per aver giocato abilmente sulle caratteristiche della signora Graves, dosando bene momenti quasi caricaturali, con altri ad alta intensità emotiva. Sulla Hunt invece non ci sarebbe quasi nulla da dire, il suo talento garbato e poliforme riesce ad esprimersi come sempre nel migliore dei modi, in un personaggio che ha veramente vissuto con il cuore prima ancora che con l'estro artistico. Simpatico anche il cammeo del grande scrittore Salman Rushdie nel ruolo del ginecologo di fiducia di April. Nella media invece il resto del cast, a partire da Broderick che, dopo i grandi successi come attore comico, sta cercando di smarcarsi dai ruoli più leggeri per imporsi come un artista veramente a 360 gradi.

Quando tutto cambia Quando tutto Cambia è un bel film romantico. La Hunt racconta una storia d’amore normale, ma a modo suo unica, servendosi dei mezzi più classici messi a disposizione dal cinema. Aiutata da un gruppo di interpreti molto affiatati e da una sceneggiatura briosa, riesce a dimostrare le sue qualità di artista totale, sia davanti che dietro alla macchina da presa. Speriamo che quest’esperienza sulla seggiola da regista non rimanga senza seguito.

7

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