Recensione Qualche nuvola

Un'opera prima che si muove tra le nuvole esistenziali della borgata romana

Recensione Qualche nuvola
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Talvolta (o, forse, soprattutto) anche attorno all'apparente 'bel tempo' delle situazioni più rodate, sicure, longeve, che sembrano a prima vista porti franchi del cuore e della mente, sono destinate ad addensarsi delle nuvole d'incertezza, squarci di maltempo che possono minare l'equilibrio di un rapporto. Saverio di Biagio porta le sue nubi esistenziali-sentimentali su una coppia della periferia romana naturalmente e indiscutibilmente protesa al matrimonio, alla costituzione di una famiglia, al giusto epilogo di una storia nata nel cuore dell'adolescenza e destinata, dopo dieci anni, a mutare in ciò che sembra esser scritto nel vademecum societario delle relazioni. Si tratta della storia tra Diego (un bravo Michele Alhaique) e Cinzia, due anime semplici della periferia romana appartenenti allo stesso mondo e separati solo dallo spazio di un pianerottolo. Lui, instancabile lavoratore, ha speso tutte le energie per fare bene il proprio mestiere (il muratore) e guadagnarsi il sogno di una vita semplice, lei, pretenziosa sognatrice, ha investito tutta la propria gioventù a fantasticare nell'immagine radicata nei microcosmi periferici tipici del Belpaese: una casa arredata ad hoc pronta ad accogliere la numerosa famiglia che le darà il suo Diego, primo e (magari) unico uomo della sua vita. Quando tutto sembra oramai pronto, però, mentre i fiori d'arancio sono già sospesi nell'aria assieme alla consueta tarantella di scelta del vestito, del ristorante, o ancora del letto che accoglierà la nuova coppia, ecco che (inopinatamente) s'insinuerà nella vita di Diego il dubbio di un'alternativa (se non possibile quanto meno immaginabile). Un dubbio che si paleserà nella benestante e contagiosa vitalità di Viola (cugina dell'ingegnere cui Diego ha promesso di sistemare la casa in centro, in cambio di un extra utile a coprire le imminenti spese matrimoniali), un'esistenza ben lontana da quella del buon Diego, che si muove lungo i margini opposti, libera tra la passione per la fotografia, i vernissage, i flutes di champagne e la possibilità di continuare a scegliere. Una nuvola improvvisa che per un attimo oscurerà il percorso di Diego indicando un bivio sospeso tra illusione e realtà. Preso tra Cinzia e Viola, il sudore del cantiere e la spensieratezza di una vita agiata che vive senza porsi domande, Diego sperimenterà sulla propria pelle la distanza tra l'obsoleto senso di impegno (al quale lui, senza dubbio, appartiene e che non ammette digressioni sul tema) e il richiamo di una vita moderna in cui l'alternativa esiste (ma forse non per lui).

Un'opera prima con qualche stereotipo e diversi spunti di riflessione

Presentato nella sezione Controcampo dello scorso Festival di Venezia, Qualche Nuvola segna l'esordio alla regia di Saverio di Biagio, nel curriculum una lunga e nutrita esperienza come assistente alla regia. Un'opera che coglie con inconsueta freschezza (per i canoni del cinema italiano) alcune contraddizioni di un sistema chiuso, senza scambi, in cui convivono parallelamente il mondo del sacrifico e delle scelte obbligate e quello dei colori e delle opportunità nascoste dietro a ogni angolo.

La remissiva delicatezza di Diego e la dolce risolutezza di Cinzia rappresentano il primo dei due mondi, quello in cui la scelta del bivio nasconde sempre un prezzo troppo alto da pagare, e quello in cui ogni scelta non attiene al singolo ma a un'intera comunità determinata a portare avanti la propria tradizione (madri complici che mediano sui litigi e sferruzzano abiti da neonato prim'ancora che i figli abbiano raggiunto l'altare). Accattivante soprattutto nella prima fase di caratterizzazione sociale dei protagonisti (naturalmente contaminati da una irriverente ironia di borgata, incarnata soprattutto dal padre di famiglia Giorgio Colangeli e dai suoi colleghi del cantiere) Qualche nuvola si spegne fisiologicamente nel controverso significato del suo messaggio finale, in un epilogo che non prende abbastanza sul serio e di petto le nuvole e le loro (non trascurabili) conseguenze.

Qualche nuvola Saverio di Biagio firma con la sua opera prima un film piuttosto capace di insinuarsi con leggerezza e impegno in un sistema sociale rigido che fa fatica a rinnovarsi e che trova la sua massima rappresentazione nella vita di periferia, dove tutto scorre verso un fine in cui il dubbio (formale) di un’apparenza da inseguire a tutti i costi non può essere contemplato. Qualche forzatura narrativa in meno e una gestione più audace dell’epilogo avrebbero sicuramente giovato a una commedia che ha dalla sua un buon cast (ben diretto, che include tra l’altro un inedito Elio Germano nei panni di un eccentrico venditore di materassi) e un'originale chiave di ri(lettura) dello stereotipo sociale.

6

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