Recensione Prossima Fermata Fruitvale Station

Dall'America una tragica storia di 'mala società' e di vite ingiustamente spezzate

Recensione Prossima Fermata Fruitvale Station
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È la notte di capodanno del 2009 e Oscar Grant (un ragazzo americano, di colore, di soli 22 anni e già padre di una bambina) è sulla metro di ritorno dai festeggiamenti quando viene fermato dalla polizia e poi (inspiegabilmente e brutalmente) assassinato con un colpo partito dalla pistola di uno degli agenti. Facendo un passo indietro scopriremo poi come Oscar è una di quelle tante vite ai margini che tentano (vanamente) di rientrare in carreggiata. Dedito allo spaccio di fumo per mancanza di alternative migliori, il giovane Oscar ha infatti già ripetutamente sperimentato il buio del carcere ed è per questo (per non perderlo) che la sua compagna, sua madre e anche la sua piccola sono terrorizzate all'idea che si possa mettere di nuovo nei guai. Sarà proprio questa paura diffusa tra i famigliari il motivo per cui quella fatidica notte di capodanno (in cui cade anche il compleanno della madre di Oscar e la famiglia si riunisce per festeggiare il duplice evento) la stessa madre consiglierà caldamente al figlio di prendere i mezzi anziché avventurarsi con la propria macchina e con il rischio di ritrovarsi brillo in mezzo al casino dell'ultimo dell'anno. Uno sliding doors che cambierà il destino di quell'esistenza già così fragile, eppure così umana da fermarsi a soccorrere un cane ridotto in fin di vita da un teppista della strada, così sincera da aver instaurato con la propria figlia un rapporto di complicità e amore assai speciale.

Cinema di denuncia sociale

Spesso e tristemente è l'attualità (o, meglio, la cronaca nera) a ispirare opere che mirano a essere testimonianze di spinose dinamiche societarie piuttosto che mere pellicole basate su storie di finzione. Prossima Fermata - Fruitvale Station (Premio della Giuria e Premio del Pubblico al Sundance Festival) rientra senza ombra di dubbio in questa categoria. La violenza gratuita esercitata dalle forze dell'ordine a danno del cittadino è l'evidente manifestazione di una frustrazione umana che attraversa trasversalmente le nostre società (Diaz è a oggi forse il più eclatante tra gli ‘esempi' nostrani). Un ‘tarlo' che è manifestazione evidente di quella banalità del male indagata dalla Arendt e a cui non si sottrae neanche l'apparentemente giusta e democratica America, in realtà luogo di feroci ingiustizie sociali. Il regista Ryan Coogler parte dalle immagini, confuse, sgranate delle riprese fatte con i cellulari dai passeggeri della metro che in quella tragica notte di capodanno divennero testimoni inconsapevoli dell'orrore, di una tragedia che avrebbe spezzato per sempre la giovane vita di Oscar Grant assieme a quelle delle persone a lui più vicine. Il film segue poi una narrazione ‘a ritroso', muovendosi all'interno della difficile eppure passionale vita del ragazzo, vissuta tutta su quel pericoloso confine tra la voglia di ricominciare e la lancinante sensazione di un equilibrio destinato (suo malgrado) a non durare che sopravvivrà forse alla prima, alla seconda e magari anche alla sua terza ‘chiamata', ma che molto difficilmente giungerà intatto all'ultima tappa (il sottile paradosso racchiuso nel titolo). Coogler sceglie una narrazione non sempre lineare e non sempre a fuoco che procede isolando ed evidenziando i rapporti di Oscar con la vita e con il mondo circostante: i contrasti ma anche l'amore vissuti con la compagna, lo splendido rapporto con la figlia, il legame forte e solidale con la madre, la generosità diffusa verso il prossimo sempre in contrasto con la poca generosità con la quale la vita sembra invece negargli la sua chance, la sua opportunità di una vita serena, ordinaria. Un film perfettibile ma emotivamente travolgente, che ci riporta alla tragica realtà di quelle vite (sempre troppe) spezzate senza senso, senza pietà e all'interno di un meccanismo perverso che tende a uccidere (piuttosto che proteggere) i più deboli, quelli che ogni giorno lottano per ritagliarsi un loro spazio vitale.

Prossima Fermata Fruitvale Station Premio della Giuria e Premio del Pubblico al Sundance Festival, Prossima Fermata - Fruitvale Station è il racconto tragico e crudele di vite ai margini destinate a non avere mai la loro chance. La morte, gratuita e ingiusta di un ventiduenne di colore, incarna qui la straziante verità di una società iniqua dove diritti e doveri non sono equamente ripartiti e dove le responsabilità (anche sulla vita) hanno un peso diverso a seconda di chi le esercita.

7

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