Prigionieri del Ghiaccio, la recensione del film con Rupert Grint

Nella Seconda Guerra Mondiale, tre piloti tedeschi e due britannici si trovano a dover collaborare per sopravvivere dopo lo schianto dei rispettivi aerei.

Prigionieri del Ghiaccio, la recensione del film con Rupert Grint
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Il 27 aprile 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale, un bombardiere tedesco viene abbattuto nei pressi del villaggio di Grotli, in Norvegia. Tre piloti della squadra nazista sopravvivono allo schianto, il tenente Horst Schopis e i sergenti Josef Schwartz e Wolfgang Strunk, e cercano da subito riparo dalle intemperie: le condizioni climatiche infatti, con la neve fitta e una tormenta in corso, sono proibitive per chiunque e mettono a rischio la loro sopravvivenza.
I soldati trovano rifugio in un capanno di caccia abbandonato, nel quale vi è anche una limitata quantità di cibo che dovrebbe servire loro per i prossimi giorni nell'attesa che la salute di Schwartz, gravemente ferito a un braccio, migliori. In Prigionieri del ghiaccio i tedeschi ricevono l'inaspettata visita di due omologhi britannici, il capitano Charles P. Davenport e il giovane artigliere Robert Smith: i nuovi arrivati, anch'essi rimasti incolumi dopo l'incidente del loro mezzo, sono disarmati e catturati come prigionieri di guerra.
Costretti a vivere sotto lo stesso tetto per le avverse condizioni meteo, i nemici sul campo di battaglia iniziano a conoscersi meglio e imparano a rispettarsi nonostante i loro Paesi continuino a essere in guerra.

Il destino degli uomini

Nel romanzo autobiografico Operazione Skua, l'ufficiale della Fleet Air Arm britannica Richard T. Partridge racconta un episodio di cui fu protagonista egli stesso nell'aprile del 1940 durante la guerra di Norvegia quando, dopo essere precipitato con il suo aereo in una zona isolata, si trovò a collaborare con un equipaggio tedesco per sopravvivere alle impervie condizioni meteorologiche. Nel 2012 viene distribuito un adattamento per il grande schermo di questa incredibile storia di cameratismo tra due squadre appartenenti a fazioni in guerra tra loro: frutto di una co-produzione europea (tra il Paese scandinavo dove ha luogo la vicenda, Svezia e Germania), Prigionieri del Ghiaccio può contare su un cast eterogeneo nel quale l'unico membro noto al grande pubblico è Rupert Grint, storico interprete del personaggio di Ron nella saga di Harry Potter.
L'ambientazione è limitata per la pressoché totalità della visione alla isolata baita/rifugio scossa dalle furiose tormente di neve che costringono i protagonisti a ripararsi al suo interno, trasformando di fatto l'intero schema narrativo in una sorta di testo teatrale da camera.

Estetica e contenuti

Pur raccontando una storia ricca di significati, dove i nemici sul campo di battaglia (in questo caso il cielo) si scoprono più simili del previsto e sviluppano con il passare del tempo un profondo legame umano, l'operazione risente di una certa fiacchezza, causata in particolar modo dalla monotonia delle situazioni che hanno luogo durante i cento minuti di visione, che conducono ben presto a un senso di noia. Tolto infatti il drammatico finale, per certi versi prevedibile anche per chi all'oscuro dei fatti realmente accaduti (e quindi la maggior parte del pubblico), Prigionieri del Ghiaccio soffre di una progressiva mancanza di idee che neanche le pur le buone performance degli attori riescono a nascondere.
Dai momenti più tensivi a quelli più leggeri, il gioco delle parti con relativo ribaltamento dei ruoli in più occasioni della prima metà lascia spazio a rivelazioni e confidenze private che scavano nel passato dei soldati, senza però suscitare l'idoneo slancio empatico nello spettatore. Le didascalie che poi anticipano i titoli di coda e ci informano sul destino degli uomini, coinvolti davvero nella vicenda, rendono ancora più amaro il senso di un film nobile negli intenti ma poco efficace nella messa in scena.

Prigionieri del ghiaccio Partendo da una vicenda realmente accaduta in Norvegia durante la Seconda Guerra Mondiale, raccontata da uno dei protagonisti in un libro autobiografico e conosciuta come l'operazione Skua, Prigionieri del Ghiaccio vede tre piloti tedeschi e due britannici costretti a unire le forze per sopravvivere in un'isolata zona del Paese scandinavo colpita da furiose tempeste di neve. All'interno del rifugio di fortuna nel quale è ambientata gran parte della visione ha così luogo un gioco delle parti nel quale, dopo l'ostilità iniziale e il tentativo di sopraffare i nemici, i cinque soldati iniziano a conoscersi meglio e a rispettarsi come esseri umani, tra scherzi e confidenze in cui il conflitto sembra solo un lontano ricordo. Nonostante l'importanza del messaggio al centro del racconto, la struttura quasi teatrale di un'operazione limitata in spazi chiusi cede facilmente il fianco alla monotonia e la varietà di situazioni non è tale da sostenere con efficacia i cento minuti di durata. Il film andrà in onda sabato 16 febbraio alle 21.10 su RAI MOVIE in prima visione TV.

5.5

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