Recensione Pom Poko

Finalmente in Italia il racconto ecologista di Isao Takahata

Recensione Pom Poko
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Per la platea occidentale il nome di Hayao Miyazaki rappresenta attualmente il paradigma del cinema d'animazione giapponese, capace di ottimi successi in patria e rispettato dalle giurie di tutti i festival del mondo. Più difficile vendere il nome dell'altro fondatore dello Studio Ghibli, Isao Takahata, per via di un cinema unanimemente considerato assai più intellettuale e sperimentale.
Un vero peccato: laddove Miyazaki parla con le emozioni, Takahata lo fa con la ragione; laddove il regista de La Città Incantata guarda costantemente a un mondo popolato da creature magiche e fantastiche, l'omologo di Una tomba per le lucciole dipinge la realtà in tutti i suoi risvolti anche tragici.
Per queste ragioni e per molte altre difficoltà "commerciali" ad oggi l'Italia non ha ancora conosciuto adeguatamente il Takahata formato Ghibli, se si esclude l'edizione Yamato Video di Una Tomba per le Lucciole. E dire che basterebbe presentarlo come il regista di Heidi o Anna dai Capelli Rossi per attirare frotte di nostalgici alla sua figura: ma sarebbe troppo semplice e in ogni caso i suoi lavori più recenti poco hanno da spartire a livello iconografico con le serie animate della gioventù.
Pertanto l'edizione italiana di Pom Poko trova il marchio di Miyazaki sull'alto della copertina, ma questo non deve traviare: il tanto sospirato adattamento italiano della parabola ecologista di Takahata rispetta l'opera originale e ne sottolinea ulteriormente la profonda moralità.

Signor tanuki, non ti andrebbe di giocar?

I tanuki colonizzarono la collina di Tama Hill e molte altre zone boschive del paese in tempi molto antichi. L'estate amano trascorrerla all'aria aperta, mentre l'inverno lo passano all'interno di vecchie catapecchie o ripari naturali. E' una bella vita la loro: vivono tranquilli lontano dagli esseri umani, hanno ormai dimenticato l'arte del trasformismo, la capacità di assumere qualsiasi forma corporea.
Ma mentre le diverse colonie trovano comunque il modo di lottare tra loro per assicurarsi i pascoli migliori, gli umani avviano un progetto di disboscamento delle colline di Tama: il boom economico e demografico del dopoguerra fa si che la grande metropoli di Tokyo non sia più in grado di soddisfare i propri abitanti con alloggi e servizi confortevoli, pertanto si è pensato di costruire una gigantesca città-dormitorio sulle colline ove un tempo scorrazzavano i tanuki.
La contro-strategia si delinea ben presto: "resisteremo finchè non vinceremo" è il motto di quella che diventerà ben presto una guerriglia con atti di sabotaggio e terrorismo. In seno ai quadrupedi, sono due le fazioni che per tutto il film si contrapporranno, discutendo animatamente sino alla separazione.
Il guerriero Gonta prepara una drappello di camerati-trasformisti e muove guerra agli esseri umani con lo scopo di sterminarli tutti: il sacrificio come etica, come totale abnegazione alla causa, conduce a riprovati atti di coraggio e sembra portare frutti assai concreti.
Il diplomatico Shoukichi, invece, suggerisce di impiegare a dovere le potenzialità del trasformismo ed incarnare le più svariate creature mitologiche giapponese (yokai) onde suscitare timore che quell'altura sia abitata da divinità in collera con gli umani per la speculazione edilizia. Purtroppo ben presto i tanuki ci prendono gusto ad ordire tali scherzi fino a rivelare le loro fattezze a seguito di imbarazzanti leggerezze.

Andare incontro alla vita

All'interno della cinematografia di Isao Takahata Pom Poko può essere considerata la sua pellicola più ironica, al pari del successivo Tonari no Yamada-kun. Un abisso rispetto alla drammaticità di Una tomba per le lucciole.
Il narratore assume un tono da documentario e, stagione dopo stagione, racconta la guerra dei Tanuki dell'Era Heisei: le strategie per fermare l'avanzata umana, le incomprensioni, il senso di comunità, la stagione degli amori. E' una descrizione minuziosa, che tra verosimiglianza e fantasia vorrebbe connettere la problematica ambientalista del film ai giorni nostri: non è difficile notare nelle nostre città la continua trasformazione del paesaggio, la mano dell'uomo che strappa alla natura boschi, campi, ruscelli. Non si tratta soltanto di uno scacco al creato, bensì di un autentico sgarbo a sé stessi; allora possiamo pure porci nei panni dei tanuki, come vittime dei giochi di potere e dell'edilizia senza scrupoli. Dopotutto anche gli animali del film non nascondono una certa ammirazione per i loro nemici, gli esseri umani, anzi ne lodano la capacità di risollevarsi, ne apprezzano le abitudini, si cibano di ipercalorici hamburger e si appassionano alle idol trasmesse sullo schermo televisivo.
Takahata non si schiera al fianco di una delle due fazioni in lotta, non è totalmente partecipe della sorte dei tanuki defraudati e nemmeno condanna fermamente lo scempio naturale dell'uomo. Sarà forse una speranza vana o forse no, ma il regista di Una tomba per le lucciole crede che prima o poi vi sarà una pacifica convivenza tra le due specie animali.

Scroto-fight

Pom Poko è disseminato da innumerevoli riferimenti al folklore nipponico: uno dei più stravaganti è sicuramente l'abilità da parte dei tanuki di estendere a dismisura i propri testicoli. Takahata si era già divertito con questo parte anatomica nella seria animata Jarinko Chie, dove alcuni gatti appartenenti alla yakuza si facevano belli con la possenza delle proprie parti intime; nel lungometraggio Ghibli, esse diventano autentiche armi d'offesa, usate per ostruire la visuale del nemico o impiegate a mo di paracadute improvvisato!

Il DVD italiano

Al contrario dei più recenti lavori dello Studio Ghibli (Ponyo sulla Scogliera, Il mio vicino Totoro, Porco Rosso), Pom Poko non transita dai circuiti cinematografici, ma approda per la prima volta in Italia all'interno di un Dvd monodisco. L'adattamento è curato da Lucky Red, mentre dietro alla traduzione dei dialoghi e al successivo doppiaggio vi è Gualtiero Cannarsi: quest'ultimo, come suo solito, ha portato a termine il compito con grande professionalità, preservando i diversi registri linguistici dell'opera originale affinchè l'atmosfera del racconto non venisse intaccata. Anche gran parte delle canzoni di cui Pom Poko è colmo sono state tradotte con discreti risultati in italiano: la venatura ironica e gioiosa che permea i testi musicali ora può essere ben compresa anche da uno spettatore italiano!
Ciononostante spesso e volentieri l'ossequio al dialogo giapponese è troppo elevato e la resa italiana appare forzata e poco fluida.
Come detto poc'anzi Lucky Red ha optato per un DVD a disco singolo, abbandonando in questo caso le edizioni collectors doppio disco viste nei precedenti adattamenti delle pellicole Studio Ghibli. Questo comporta il fatto che oltre al film in doppio audio italiano e giapponesi (entrambi 2.0), tra gli extra sarà presente il solo Storyboard; un po' poco vista anche la possibilità di addentrarsi nel percorso filmico attraverso approfondimenti circa la reale problematica del disboscamento e della speculazione edilizia nei dintorni di Tokyo oppure condire il tutto con un sempre apprezzato making of. Tale penuria, però, è giustificata in parte dalla capienza del formato DVD (a fronte anche di una buona codifica video in 16:9) e anche dalla politica dello Studio Ghibli il quale non ammette deroghe all'inserimento di contenuti nelle edizioni estere che non siano presenti in quelle nipponiche.

Due chiacchiere con Gualtiero Cannarsi

Riportiamo qui di seguito alcuni estratti di un'intervista che Gualtiero Cannarsi ci ha concesso alcuni mesi fa in occasione della retrospettiva Studio Ghibli al Festival del Cinema di Roma. L'argomento preponderante era l'uscita cinematografica di Porco Rosso, ma la pubblicazione home video di Pom Poko era già nell'aria e il doppiaggio già concluso.

Quale difficoltà nell'adattare i dialoghi e nel pianificare il doppiaggio di fronte a un'opera con così tanti personaggi?

Per farla breve, si è trattato del testo più impegnativo con cui mi sia mai cimentato. Il livello di ricchezza semantica, culturale e anche semplicemente linguistica del copione di Takahata è semplicemente imparagonabile a qualsiasi altro copione che io abbia mai avvicinato. Ne sono rimasto del tutto sgomento, e ovviamente affascinato, rapito. Il testo di Heisei Tanuki Gassen Ponpoko è fitto di terminologia specifica, ma non di UNA terminologia specifica, come se fosse quella dell'autore: neorealisticamente, ciascuno usa la propria. C'è il personaggio militante che parla da militante, il vecchio di campagna che parla in dialetto, il giornalista da giornalista e il politico da politico. E sopra a tutto ciò c'è un narratore un po' stile rakugo che non rinuncia a citazioni di poesie classiche e quant'altro. La difficoltà stava quindi in questo ricercato iperrealismo allegorico della pellicola, che ad oggi non posso che considerare forse il migliore film dello Studio Ghibli in assoluto.

Mario Rumor, nella biografia di Takahata The Art of Emotion, ha scritto: in Ponpoko c'è uno "sberleffo all'indirizzo del genere umano, del quale si diverte a ridicolizzare ogni aspetto (i mass-media, le bustarelle ai corrotti, certo rigore religioso) tramite 'doppioni' ", menzionando l'esigenza di mutare spesso fattezze onde preservare il proprio habitat e la propria pacifica esistenza. Quale è a tuo dire l'insegnamento dei tanuki nel film? Quanto è disperato il loro sacrificio di fronte all'incedere soverchiante degli uomini?

Non credo che in Ponpoko vi sia qualcosa come un semplicistico giudizio sull'umanità, come una critica di un adolescente idealista. Al contrario, credo che Ponpoko sia l'intelligente reportage allegorico su una certa strada presa dal Giappone postbellico ai tempi dell'Economia Bolla. Takahata Isao è un vero intellettuale, ma è evidentemente anche una persona dalla grandissima delicatezza espressiva. A differenza dei tipici prodotti di un certo tipo di intellettuale occidentale, non vedo nella sua pellicola alcun tipo di compiacimento da giudice distaccato che si sente superiore al giudicato. Il distacco di Takahata è mesto e contemplativo. Forse l'unica frecciata di Ponpoko sta in bocca a Ponkichi, nel finale: non si condannano gli atti dell'uomo, semmai solo un certo tipo di ipocrisia umana. Mi si permetta di dire che non riesco a esprimere sufficiente stima e ammirazione per questo genere di posizione intellettuale.

Pom Poko Con il fermo proposito di fornire anche alla macchina da presa di Isao Takahata un posto al sole tra gli appassionati d'animazione italiani, Lucky Red distribuisce la pellicola Pom poko in DVD. L'opera (risalente al 1994) racconta la reazione di una colonia di tanuki all'arrivo di ruspe e trivelle umane nei dintorni di Tokyo: il risultato è un neorealismo lucido e consapevole, ben modulato tra ironia e sacrificio, sulle difficoltà dell'integrazione e sul senso di comunità. L'edizione italiana si dimostra notevole dal punto di vista tecnico, con una buona resa visiva e un doppiaggio professionale: deficita purtroppo sul fronte degli extra, contemplando il solo storyboard a fianco del film.

8

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