Recensione Polder

Co-produzione tra Svizzera e Germania, Polder catapulta in un pericoloso universo virtuale tramite RED BOOK, videogame capace di trasformare le fantasie umane e i desideri più nascosti dei giocatori in fantastiche avventure.

Recensione Polder
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Nel corso della circa ora e mezza messa in scena in Polder, NEUROO-X è sinonimo di una serie di videogame che annullano il confine tra gioco e realtà; ma, prima di continuare a parlare di questa insolita co-produzione tra Svizzera e Germania, è bene ascoltare quanto dichiarato dai suoi autori Samuel Schwarz e Julian M. Grünthal: "Secondo John Clute e la sua Enciclopedia of fantasy, i polder sono ‘enclave di realtà protette, separate dal mondo circostante da confini o soglie... un microcosmo attivo, dotato di difese contro le storture di ciò che sta attorno, un anacronismo che si oppone coscientemente a un'epoca sbagliata. I polder si modificano solo quando vengono divorati dall'esterno'. I mondi virtuali, in particolare - ad eccezione dei classici esempi della Contea di Tolkien, o il regno di Oz o Hogwarths - possono creare dei polder particolarmente intensi, che sono ‘ospitati' a nostro beneficio dalle grandi multinazionali".
A quanto pare capace di trasformare le fantasie umane, i desideri più nascosti dei giocatori in fantastiche avventure tramite la loro scansione, RED BOOK è l'ultimo arrivato nel catalogo dei videogiochi della NEUROO-X, il cui sviluppatore capo Marcus alias Christoph Bach muore prima di completarlo.

Vite in (video)gioco


E ciò rappresenta soltanto l'inizio di un'avventura non poco complicata, in quanto Ryuko, amante dell'uomo incarnata dalla Nina Fog di Codice 46, non solo scopre che, durante i test del gioco effettuati in Cina, è successo qualcosa di terribile, ma, più va a fondo nei segreti della NEUROO-X, più tende a perdere il contatto con la realtà.
Tanto da arrivare a trascurare il figlio Walter, ovvero Pascal Roelofse, il quale entra nel gioco fino a scomparire nella realtà virtuale; man mano che la madre si ritrova catapultata in un mondo tempestato di demoni, streghe, terroristi e cavalieri.
Perché, tra avatar di persone esistenti e immagini a colori che si alternano ad altre in bianco e nero, non risultano assenti neppure rimandi al cinema horror di matrice orientale nel corso dello spettacolo, all'interno del cui cast troviamo coinvolto anche il Friederike Kempter che prese parte a Pandorum - L'universo parallelo (2009) di Christian Alvart e Oh boy: Un caffè a Berlino (2012) di Jan Ole Gerster.
Uno spettacolo che, non privo d'ironia e piuttosto curato nella costruzione, nella sua fase conclusiva non dimentica neanche di ricorrere all'azione ed a qualche accenno di splatter... senza riuscire nell'impresa di evitare di trasmettere, però, l'impressione di trovarci dinanzi ad un elaborato messo in piedi su un'idea da cortometraggio tirata in maniera soporifera per le lunghe, oltre che fin troppo simile al cronenberghiano eXistenZ.

PolderPolder è un viaggio infernale nella cronaca magica e distorta delle multinazionali dell’informatica: ci parla della nostra relazione con le multinazionali che controllano le nostre fantasie”. Così, i registi Samuel Schwarz e Julian M. Grünthal sintetizzano le intenzioni del loro lungometraggio, in verità esempio di tanto cervellotica quanto noiosa fantascienza da schermo che, occasionalmente infarcito di azione e splatter, non fatica ad assumere i connotati di uno short dilatato a lungometraggio con le inevitabili, negative ripercussioni sullo svolgimento. Nonostante tutto, si è aggiudicato il Méliès d’Argent per il miglior lungometraggio fantastico europeo presso il festival della fantascienza Trieste Science+Fiction.

5

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