Non deve essere facile dare una degna rappresentazione della sindrome dell'autismo al cinema, per la difficoltà che intercorre fra lo scegliere la verità o la finzione, fra il rimanere fedeli o l'attuare un'idealizzazione romantica dei personaggi che ne sono affetti. Ieri Rain Man - L'Uomo della Pioggia di Barry Levinson, oggi la serie Atypical (originale Netflix), sono svariati i titoli più o meno riusciti di un'industria americana che si è spesso appassionata a storie del genere, con protagonisti che vivono una condizione di incomunicabilità rispetto al mondo circostante; ultimo dei casi, arriva dai produttori di Juno e Tra le nuvole il film di Ben Lewin - la firma dietro il buonissimo The Sessions - Please Stand By, perfettamente inquadrato nella sua confezione indie ma dalle speranze mainstream. Prima di tutto perché ad interpretarlo è una giovane diva, la bionda e sempre più matura Dakota Fanning, e poi perché le intenzioni, la struttura narrativa tradizionale e il tono volutamente rassicurante lo fanno accomodare nel salotto delle pellicole adatte a ogni pubblico senza nessuna discussione. Ed è giusto che sia così.
Il viaggio on the road di una ragazza autistica

Diversamente però dal già citato e recentissimo Atypical, davvero efficace quando racconta la condizione di un ragazzo con il disturbo dello spettro dell'autismo (l'Autism Spectrum Disorder) e le reazioni della famiglia, il loro modo di rapportarsi e il fragile equilibrio domestico, Please Stand By sceglie una strada più convenzionale accennando soltanto pochi dettagli relativi al passato di Wendy - la creativa ragazza che ha il volto della Fanning - per gettarsi a capofitto nel suo presente: il viaggio on the road per raggiungere un obiettivo apparentemente impossibile (cioè consegnare una sceneggiatura inedita ad un concorso per fan di Star Trek) diventa quindi occasione di riscoperta di sé fuori dalle routine, dall'esistenza schematizzata della comunità per autistici in cui vive, dalla prigione fatta di gesti ripetuti e grande solitudine.