Recensione Pixels

Chris Columbus dirige una eterogenea compagine di caratteristi (tra cui Adam Sandler, Kevin James e Peter Dinklage) in un action comedy ritmato e citazionista che celebra i miti dell'era 8-bit.

Recensione Pixels
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All'inizio degli anni '80 Sam, Will e Ludlow sono tre ragazzini nerd il cui unico talento è riuscire bene nei videogiochi: questa loro propensione per i giochi elettronici e l'amore per i pixel li porterà al torneo mondiale di videogames, dove incontreranno l'abilissimo e sbruffone Eddie. Circa trentacinque anni dopo, molte cose sono cambiate, e non necessariamente in meglio: Sam, nonostante le sue doti tecniche, è un mediocre installatore di prodotti elettronici di consumo mentre Will ha sì fatto carriera, arrivando a divenire addirittura Presidente degli Stati Uniti, ma il suo rating di popolarità è estremamente basso. Ludlow? Un complottista rinchiuso nella sua soffitta, mentre Eddie, a dispetto della sua genialità, ha finito per pagare lo scotto della sua spavalderia e dell'aver utilizzato il suo cervello per portare avanti alcune truffe informatiche. Risultato: è dietro le sbarre. Cosa li porterà a riunirsi? Nientemeno che un'invasione aliena! Una "capsula del tempo" lanciata nello spazio negli anni '80 e contenente anche elementi della cultura pop del tempo (tra cui noti programmi televisivi e i videogiochi più famosi all'epoca), difatti, viene male interpretata da una misteriosa civiltà aliena che prende la cosa come una sfida e porta sulla Terra un'armata di pixellosissimi extraterrestri richiamanti l'estetica e le movenze dei vari Arkanoid, Centipede, Pac-Man, Joust e compagnia. Gli eserciti di tutto il mondo non riescono a tener testa all'invasione: solo i veri nerd riescono a vedere lo "schema" dietro gli attacchi e possono contrattaccare.

Pixels Attack!

Se la sinossi di Pixels vi sembra bislacca, aspettate di vedere lo svolgimento della trama: si tratta della più pretestuosa invasione aliena cinematografica almeno dai tempi di Mars Attacks! e la cosa è assolutamente consapevole e voluta. L'intento del grande Chris Columbus (cineasta a cui dobbiamo una lunghissima sfilza di indelebili cult per ragazzi) è semplicemente quello di realizzare una divertente commedia d'azione con numerosi riferimenti alla cultura del retrogaming e niente più. Il tutto prende le mosse dal bel corto omonimo di Patrick Jean, nel quale un vecchio televisore a tubo catodico, abbandonato sul ciglio di una strada, dava vita a un'invasione di personaggi dei videogiochi 8-bit, che trasformavano tutto quello con cui entravano in contatto in un ammasso di pixel. Da lì Tim Herlihy (noto autore del Saturday Night Live e di molti film con Adam Sandler) e Timothy Dowling hanno trasformato l'idea in una folle invasione aliena, da fermare giocando secondo le regole degli arcade di una volta.

La rivincita dei nerd

E se Columbus come regista e produttore è di per sé una garanzia, qualche timore riservava invece il cast attoriale: a un sempre ottimo Peter Dinklage (che però raramente viene sfruttato con intelligenza dai produttori e addetti ai casting) vengono affiancati interpreti solitamente relegati a produzioni minori come Kevin James o solitamente di scarso successo, come Adam Sandler. C'era il rischio di appiattire il tono del film, soprattutto visto il target della pellicola, poco avvezzo alla loro usuale (e spesso poco riuscita) comicità. E invece c'è da dire che il film stupisce dal punto di vista del ritmo e della vis comica: è uno dei rari film in cui effettivamente Sandler riesce a far ridere e a far relazionare il pubblico col proprio personaggio. Sarà anche per via del fatto che, in era post-Big Bang Theory, il nerd (vero o presunto che sia) va ora di moda e la pixel art va per la maggiore; sarà per il gusto retrò respirato da molti che lo vogliono riscoprire o anche solo per la nostalgia "canaglia" di chi ora ha sui 35-45 anni e ogni volta che un film attuale gli mostra una sala giochi anni '80 reagisce con gli occhi lucidi ai bei, vecchi ricordi della pila di monetine che rappresentava il biglietto d'ingresso per la piccola felicità formato arcade. Sta di fatto che, se si guarda il film in tutta leggerezza e senza alcuna pretesa di ritrovare sensatezza (Independence Day, al confronto, è un film "serio") in ciò che accade su schermo, due ore passano in un lampo, in compagnia di buffi personaggi e quintalate di riferimenti all'epoca del videogiocare che fu. Senza dimenticare un simpatico confronto tra l'approccio al gaming moderno e quello di una volta, non privo di alcune semplici verità. Certo, i difetti non mancano: al di là della semplicità dello script c'è il concept del "cheat" che è assolutamente sballato e il citazionismo è relativamente banale e figlio di quanto già visto precedentemente in pellicole (decisamente superiori, sia formalmente, che concettualmente e in sottotraccia) come Ralph Spaccatutto, Scott Pilgrim vs. The World e i due Tron. Eppure qualche piccola attenzione al dettaglio degna di nota c'è, e le rappresentazioni degli schemi di Pac-Man (probabilmente la miglior scena del film) e Donkey Kong valgono da sole la visione.

Pixels Chris Columbus, in Pixels, dirige una eterogenea compagine di caratteristi (e attori-cameo decisamente inaspettati) in un film che fa del citazionismo spinto e delle trovate da action comedy a tutto spiano la sua ragione di vita. Le riflessioni profonde abitano da un'altra parte (anche se un paio di spunti interessanti sul confronto antico-moderno e sull'attitudine alla vita di molti videogiocatori non mancano) e quindi l'approccio dello spettatore dev'essere necessariamente del tutto disimpegnato: è come bersi un frullato di Armageddon, Mars Attacks!, Independence Day, Men in Black e Ghostbusters in salsa 8-bit, da scolarsi avidamente tutto d'un fiato e senza pensieri.

7

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