Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare, la recensione del film Disney

Sottotono, ma sempre godibile la nuova avventura di Capitan Jack Sparrow. La recensione di Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare.

Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare, la recensione del film Disney
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Pirati dei Caraibi è senza dubbio uno dei franchise più importanti e remunerativi tra quelli Disney.
Nato prendendo ispirazione dall'omonima attrazione presente a Disneyland e traslato in cinema di genere grazie ad un'operazione funzionale e lungimirante, ha creato un vero fenomeno di costume e ci ha fatto ritrovare i suoi eroi in fumetti, videogiochi, action figure e quant'altro, dando una scossa alle carriere dei suoi interpreti e garantendo alla casa del Topo introiti principeschi.
Dopo il clamoroso (e in parte inaspettato) successo del bellissimo primo film, le avventure di Jack Sparrow hanno avuto un seguito, richiesto a gran voce dai fan, ma anche dai produttori, con due sequel non altrettanto riusciti (in particolare il terzo) tuttosommato godibili. Lasciar scemare il marchio dopo la fine del primo ciclo di avventure sarebbe stato un vero spreco: dopotutto, le potenzialità del prodotto sono sempre notevoli, tutto sta nel saperle sfruttare cercando sempre nuovi mari da solcare e nuovi territori da scoprire, in cerca di un ricco bottino fatto di storie avvincenti e personaggi affascinanti. Ma da dove ripartire, dopo il mezzo passo falso di un terzo capitolo a tratti ridondante e confusionario, indice del calo d'ispirazione subito dagli sceneggiatori storici della serie? Il trucco potrebbe essere di Marvelliana memoria: un fresh start col quale tutto cambia, pur rimanendo lo stesso. Un turning point che 'aggiusta la rotta' rimanendo in continuity con le puntate precedenti ma al contempo slegato, e che permetta di narrare nuove storie sia per gli appassionati storici che per chi scopre ora per la prima volta gli spericolati bucanieri caraibici.
Due i nomi chiave che hanno reso possibile, nelle idee della produzione Disney/Bruckheimeriana, tutto questo: Tim Powers e Rob Marshall.
Il primo è il nome dello scrittore fantasy che, nel 1987, ha dato alle stampe On Stranger Tides, da noi pubblicato dieci anni dopo col nome di Mari Stregati. Un romanzo d'ispirazione salgariana, denso di mistero e poteri sovrannaturali, a cui i personaggi e le ambientazioni del mitico videogioco anni '90 Monkey Island devono molto. La storia del romanzo, che vede un pirata scavezzacollo alla ricerca della Fonte dell'Eterna Giovinezza, in un'avventura in cui incontrerà nientemeno che il feroce Capitano Barbanera, ben si prestava ad un adattamento in chiave cinematografica, inserendolo nel contesto già ben definito e collaudato delle avventure di Jack Sparrow.
Il secondo nome, invece, è quello del regista deciso a traghettare la serie verso nuovi orizzonti, sostituendo il prolifico Gore Verbinski al timone della regia. Marshall, celebre per gli ottimi riscontri di pubblico e critica delle sue due prime opere, Chicago (2002) e Memorie di una geisha (2005) ma anche per il sostanziale flop dell'ambizioso Nine (2009) si butta dunque in una nuova avventura di cappa e spada, decisamente diversa delle precedenti sfide.

E dopo i titoli di coda...

Tradizione della serie vuole che, dopo i titoli di coda, sia presente una scena bonus.
Nel primo capitolo aveva una vena horror. Nel secondo, comica. Nel terzo, romantica e nostalgica.
Naturalmente non poteva mancare anche in questo quarto episodio una scena simile, come sempre della durata di pochi, significativi, secondi. Se sarà un aggancio per il prossimo, probabile, episodio, o un semplice divertissement fine a sé stesso, lo scopriremo solo a tempo debito.

Dove eravamo rimasti?

Alla fine di Ai Confini del Mondo avevamo lasciato il famigerato e bizzarro pirata Jack Sparrow (Johnny Depp) alle prese con la decifrazione della mappa che portava alla Fonte dell'Eterna Giovinezza. Insieme a lui, il suo primo ufficiale, Mastro Gibbs (Kevin McNally), mentre capitan Barbossa (Geoffry Rush) era tornato al comando dell'ambita Perla Nera.
È passato diverso tempo da allora, e si dice che Sparrow stia reclutando una ciurma a Londra, pronta a salpare per mari sconosciuti. La cosa è vera solo per metà: Jack è a Londra, ma qualcuno millanta le sue credenziali per attirarlo a sé. È Angelica (Penélope Cruz), tormentata figlia del tremendo pirata Barbanera (Ian McShane), la quale, come del resto quasi tutti nel mondo piratesco, ha un vecchio conto in sospeso con l'ex capitano della Perla Nera. Jack, braccato dagli uomini di Re Giorgio, è costretto ad imbarcarsi con lei sulle tracce della spedizione di Ponce de Leòn. Riusciranno ad arrivare prima degli uomini del Re di Spagna e di Barbossa, ora corsaro a capo di una spedizione ufficiale inglese?

Anche i blockbuster soffrono la recessione

La nuova avventura dello stralunato Jack Sparrow può lasciare spiazzati, soprattutto se si guarda alla produzione con occhio critico. Per prima cosa si nota come il film, pur non facendosi mancare niente, abbia subito un notevole ridimensionamento dei costi di produzione rispetto non solo al terzo film (che con i suoi 300 milioni di dollari di budget rimane il film più costoso della storia del cinema), ma anche del secondo. Difatti, se si esclude qualche scorcio spagnolo e la piccola riproduzione della Londra del 18esimo secolo, lo sfondo delle azioni è unico, senza inoltre un gran dispendio di energie per mostri abissali, disastri più o meno naturali e creature sovrannaturali. I fantastici scheletri animati de La maledizione della Prima Luna e i meravigliosi uomini pesce di Davy Jones lasciano stavolta il passo a una piccola cricca di ufficiali zombie (ben poco approfonditi sotto tutti gli aspetti) e alle incantevoli, quanto terrificanti, sirene di cui il film si fa vanto, e che effettivamente sono la cosa più riuscita dell'intera produzione. Bellissime e infide, rendono benissimo l'idea originale e 'naturale' di sirena, anche se gli stratagemmi e le inquadrature ad hoc per evitare di mostrarne le nudità vengono presto a noia. Per il resto, poca attenzione viene rivolta anche ai maestosi vascelli, una volta re dei mari, qui semplici comparse, con l'unica eccezione del galeone di Barbanera, la cui Queen's Anne Revenge avrebbe meritato maggiori attenzioni da parte della regia.

La recensione continua a pagina 2!

Jack...o Indy?

Regia che, in verità, stranisce per una certa mancanza di identità. A parte la scena, venata di sfumature orrorifiche solitamente più consone al precedente regista della saga, dedicata all'apparizione delle sirene, per il resto Marshall sembra ricalcare lo Spielberg dei vari Indiana Jones, senza alcun guizzo stilistico né estro autoriale. Da un regista come lui, da sempre molto attento alla forma e alla musicalità, al ritmo delle scene, ci aspettavamo quantomeno frenetiche sequenze acrobatiche in punta di spada degne di quella, ormai mitica, della ruota del mulino del secondo episodio.
Ma se si eccettua l'inseguimento londinese, le coreografie sono purtroppo piuttosto rare e, soprattutto, sempliciotte. Sempliciotte come la storia che, abbandonati i complicati intrighi dei precedenti capitoli, riesce ad essere molto più scontata del previsto, risolvendosi in una versione piratesca de Indiana Jones e l'Ultima Crociata.
Insomma, il rinnovamento c'è, ma non è servito a dare una prospettiva nuova all'epica della serie, quanto ad appiattirla sotto a premesse di profilo piuttosto basso. Addirittura Hans Zimmer, nonostante la nuova collaborazione col duo messicano Rodrigo y Gabriela, non riesce a esprimere qualcosa di nuovo, se non stanche rielaborazioni dei temi classici.

Quindici attori e una cassa di rhum

Il cast, quantomeno, si presenta ben assortito. Johnny Depp ritrova il suo personaggio più popolare e, dimenticate le macchiette del terzo episodio, ci regala momenti di pura follia come solo lui sa fare. Peccato però che anche qui, a differenza dei primi due, si ritrovi per tutta la parte centrale della pellicola in balia degli eventi e non motore degli stessi, come sarebbe preferibile e auspicabile.
Barbossa in versione corsaro è, invece, divertente, ma ritrovarlo visibilmente invecchiato e senza una gamba non volge certo in favore del personaggio, molto più affabulatore nelle precedenti rappresentazioni.
Grandissima delusione, inoltre, Penélope Cruz. Ci aspettavamo da lei un personaggio sanguigno, battagliero, davvero in grado di tener testa a Sparrow e invece ci ritroviamo un lagnoso gattino bisognoso di affetto. Keira Knightley, partendo dal raffigurare una nobildonna, ha rappresentato una piratessa molto più determinata e bad-ass, il che è tutto dire. Sarà stata, magari, la gravidanza in corso a rallentare i ritmi e spegnere il temperamento ispanico dell'attrice?
Il personaggio più riuscito, forse, rimane quello meno pubblicizzato, ovvero Barbanera, con un McShane sinceramente malvagio e sporco, anche se non è molto chiaro da cosa derivino i suoi straordinari poteri.
Un sincero plauso, comunque, va a Kevin McNally, unico 'sopravvissuto' degli ufficiali della Perla Nera che viene mostrato in questo film, la cui qualità espressiva è rimasta sempre la stessa per l'intera saga: un'ottima spalla che non risente mai del cambio di registro o di tono.

Arrembaggi in tre dimensioni

Un discorso a parte merita il 3D con cui viene presentato il film. Oltre i confini del mare è stato girato direttamente in Disney Digital 3D, con la consueta qualità tecnica a cui ci ha abituato la Disney con prodotti come Toy Story 3 o TRON: Legacy.
L'effetto è immersivo e ben realizzato, ma pecca di superficialità. Le scene, difatti, non sembrano state pensate per un uso costante della tecnologia, né da un punto di vista delle inquadrature 'ad effetto' (i pop-up effettivi sono decisamente pochi, seppur ben realizzati) né da un punto di vista artistico, andando a incidere, in massima parte, sul godimento dell'esperienza. Questo perché, pur di vedere un paio di spade o del fuoco venire contro lo schermo, lo spettatore deve sorbirsi gran parte dello spettacolo in condizioni di luminosità assai precarie.
Molte ambientazioni del film sono difatti buie (grotte, stive, prigioni, paludi di notte etc.) e la tecnologia stereoscopica diminuisce drasticamente la luminosità per forza di cose. È un limite tecnico con cui aveva già dovuto fare i conti Alister Grierson per Sanctum 3D, e che solo Joseph Kosinski nel suo TRON: Legacy ha saputo superare, sfruttandolo anzi a suo vantaggio per far risaltare le luci fluo caratteristiche del titolo. Stupisce tuttavia che Marshall (di certo non avvezzo alla tecnica stereoscopica), il direttore della fotografia Dariusz Wolski e la produzione tutta, dopo i primi test, non si sia reso conto che l'immagine risultava fin troppo scura durante la maggior parte del film. A far da contraltare un paio di luminosissime scene in esterno, ma in generale, in questo film più che mai, notiamo una perdita di luminosità molto sensibile, che può rendere confuse le scene concitate e far perdere dettagli importanti (la cabina di Barbanera, visionata tramite occhialetti 3D, ad esempio, perde ogni possibilità di mostrarci i motivi ossei che la 'decorano'). Se il gioco valga la candela lo lasciamo decidere a voi. A noi, ha lasciato perplessi.
Purtroppo, non abbiamo avuto modo di provare la versione IMAX 3D, che si prospetta, invece, spettacolare. Versione che sarà possibile visionare dal 18 maggio presso l'UCI Cinemas di Pioltello (Milano), primo cinema in Italia attrezzato all'uopo.

Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare si rivela essere un esperimento riuscito solo in parte. La serie prosegue con nuove avventure, perfettamente in linea con le tematiche della saga, ma soffre di una certa stagnazione creativa che la elevi dalla massa, come era successo invece con i primi due, originali ed avvincenti, capitoli. Sebbene si riveli dunque deludente rispetto alle sue potenzialità, il film riesce comunque ad intrattenere ed interessare più della media dei prodotti simili. Il pubblico non rimpiangerà i soldi del biglietto, potendo solcare nuovamente i mari insieme a Capitan Jack Sparrow. Ma ad un occhio critico non possono sfuggire le numerose occasioni mancate, oltre allo sfruttamento testardo e controproducente delle moderne tecniche 3D.

6.5

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