Pinocchio Recensione: il live-action Disney di Zemeckis ha senso?

Robert Zemeckis ricrea il classico del 1940 in un ibrido che di live-action ha poco: il nuovo Pinocchio è privo della magia originaria.

Pinocchio Recensione: il live-action Disney di Zemeckis ha senso?
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È un'annata decisamente intrigante per gli appassionati dell'opera di Carlo Collodi. In attesa di scoprire come sarà il Pinocchio di Guillermo Del Toro, ma anche dopo aver letto la recensione del Pinocchio di Garrone, è adesso il turno di Disney, che scava tra le proprie origini con il live-action del leggendario classico animato del 1940 (riscoprite insieme a noi i migliori film su Pinocchio). A dirigere questa "nuova" versione di Pinocchio è niente meno che Robert Zemeckis, che tuttavia rinuncia al grande schermo per approdare in esclusiva su Disney+. Chi vi scrive l'ha visto in anteprima ed è pronto a raccontarvelo senza dirvi alcuna bugia: un live-action Disney, l'ennesimo a dir la verità, di cui si poteva fare a meno.

Io non ho fili eppur sto in pié

La canzone che il burattino canta sul palcoscenico di Mangiafuoco sembra riassumere la natura stessa della pellicola di Zemeckis. Ovvero un progetto che in fondo ha davvero poco senso, ma che si regge in piedi a stento grazie ad una forza misteriosa. Forse, semplicemente, la sua memoria storica, che rimane inattaccabile.

La storia che vuole raccontarci questo nuovo live-action di Pinocchio è ovviamente la stessa dell'omonimo classico degli anni '40, con gli stessi personaggi e la medesima cornice estetica. Quello che, ormai più di ottant'anni or sono, rappresentò l'incredibile e unica visione di Walt Disney sul capolavoro letterario di Collodi torna a vivere in una veste visiva a metà tra il live-action e la CGI. Prima di ciò, è opportuno specificare che la componente narrativa del film è pressoché identica all'originale, fatta eccezione per qualche leggera aggiunta che estende di poco la durata complessiva della pellicola. C'è da dire, comunque, che gli spunti inediti rispetto al classico animato non sono moltissimi, e riguardano in particolare il coinvolgimento di un paio di personaggi mai apparsi nel cartone del secolo scorso. Gli spunti originali, tuttavia, non ci sono parsi troppo a fuoco, e alle volte persino superflui nell'economia di tutto il progetto. Un vero peccato, in tal senso, perché alcuni tentativi di approfondimento ci sono invece sembrati interessanti, anche se mal sviluppati: è il caso del "passato" di Geppetto, accennato ad inizio lungometraggi e propedeutico a fornirci l'identikit di un uomo anziano solo e depresso, con il bisogno di riversare la propria carenza d'affetto in un burattino di legno scolpito con le sue stesse mani.

Peccato soltanto che questo aspetto del personaggio, interpretato ottimamente da un grande Tom Hanks, finisca quasi subito nel dimenticatoio, vittima della necessità di Zemeckis di tornare in fretta e furia sul sentiero fin troppo sicuro tracciato dal materiale originario. Viene allora da chiedersi quale sia l'utilità effettiva di questo live-action di Pinocchio se, pur nel tentativo di espandere alcune tematiche, alla fine inciampa comunque senza approfondire nulla.

Si tratta di un lavoro diverso, ad esempio, da quanto fatto ne La Bella e la Bestia, nel quale venivano offerte delle parentesi narrative sulle origini di Belle e del Principe; e ancora diverse, e ben più sensate se pensate in retrospettiva, risultano le operazioni di Aladdin, Il Re Leone e Dumbo, i quali d'altro canto tentavano di raccontare la medesima storia in una chiave più realistica, ed effettivamente live-action.

Hi-diddle-dee-dee, che film è questo qui?

Di live-action vero e puro, in questo Pinocchio, alla fine c'è davvero poco, se non i saltuari personaggi umani che ogni tanto popolano l'immaginario del burattino. Dal già citato Geppetto a Mangiafuoco, fino al Cocchiere (Luke Evans, che tenta di dare una sfumatura più sopra le righe ad un personaggio che necessitava soltanto di essere inquietante e malvagio come l'originale) e ovviamente Lucignolo. Ma si tratta di pochi elementi che ruotano attorno ad un oceano di computer grafica, che dona alla pellicola un aspetto fin troppo plastico e finto, e per nulla reaslitico.

È il caso del Gatto e della Volpe, animali antropomorfi fatti a immagine e somiglianza delle loro vecchie controparti animate, dello stesso Grillo Parlante e addirittura di Figaro e Cleo, i teneri animali da compagnia di Mastro Geppetto, ricreati digitalmente per donargli la stessa espressività buffa e macchiettistica del Classico anni '40. Tutti elementi che comunque stridono con l'idea di live-action, e che rendono questo Pinocchio più un ibrido a tecnica mista che una vera e propria trasposizione "in carne ed ossa" (o in legno e fili, se preferite).

Certo, rimane l'idea che adesso è possibile rivivere un grande capolavoro dell'era Walt Disney in una versione più "moderna", ma comunque prosciugata di quella magia inconfondibile che soltanto l'animazione riusciva ad infondere alle proprie storie. Ma a che serve, in fondo, se siamo lontani dalla sala cinematografica, e se (proprio sulla stessa piattaforma, Disney+) lo stesso classico originale è disponibile a portata di click?

Pinocchio - live action Disney Il Pinocchio in live-action di Robert Zemeckis è una copia carbone del capolavoro animato del 1940, ma comunque privato della magia originaria e persino forzato nella definizione stessa di “live-action”. La scelta, infatti, di riprendere 1:1 la cornice estetica dell’originale, lasciando spazio ad animali antropomorfi e sfruttando massicciamente la CGI persino laddove non ce n’era bisogno, rende questo Pinocchio un ibrido piuttosto difficile da collocare e consigliare. Chi dovrebbe vederlo? I vecchi fan, memori di una magia che non c’è più? O i nuovi, tenendo conto che il capolavoro del 1940 da cui prende spunto è disponibile sulla stessa piattaforma ad un click di distanza?

5.5

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