Recensione Pina 3D

Un Wim Wenders stereoscopico per il docu-film omaggio a Pina Bausch

Recensione Pina 3D
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Nel 1985 Wim Wenders vede per la prima volta "Café Müller", spettacolo realizzato dalla celebre coreografa tedesca (esponente di spicco del Tanztheater, ovvero teatro-danza) Pina Bausch, e ne rimane folgorato. Talmente folgorato da cancellare tutti i suoi appuntamenti per poter assistere agli altri spettacoli della coreografa. Da quella circostanza nacque una lunga e sincera amicizia che si trasformò nella voglia di realizzare un progetto filmico sulla Bausch. Ma solo nel 2007, dopo aver visto la proiezione del film-concerto degli U2, Wenders comprese quanto il 3D avrebbe potuto essere d'aiuto nel trasportare (senza corromperne il sentimento) il concetto di commistione tra danza e teatro che era alla base della filosofia artistica della stessa coreografa tedesca. Purtroppo nel 2009 l'artista muore lasciando un'incolmabile tristezza nel mondo della danza e nel cuore dei suoi ballerini (le cui testimonianze saranno poi abilmente ricomposte da Wenders in questo documentario omaggio che rievoca la forza vitale della Bausch). La scelta di Wenders è stata infine quella di rielaborare attraverso delle immagini 'partecipate' il profondo sentimento d'affetto e la profonda stima che lui (come tanti altri) nutriva per l'artista. Per far ciò il regista ha mescolato tra loro, seguendo un piano prettamente emotivo, spezzoni degli spettacoli più famosi della Bausch (Café Müller, Le Sacre du printemps, Vollmond e Kontakthof) alle toccanti testimonianze dei ballerini del suo corpo di ballo, uniti nel dire quanto unica fosse l'esperienza che Pina voleva e metteva nella sua danza, mutandola da forma di vita a vita reale, e spremendo dalle sue coreografie un centrifugato emotivo difficile da spiegare a parole. In questo senso il 3D (seppure non così largamente utilizzato nella pellicola) rende a pieno regime quel senso di partecipata presenza alle performance, creando un filo diretto tra vita, palco e spettatore che trasforma la pratica osservativa in esperienza sensoriale, catapultando lo stesso spettatore (anche quello più a digiuno dell'opera artistica della Bausch e del suo teatro-danza sperimentale) in un universo pittorico e multi cromatico, che nella tridimensionalità trova la sua massima potenza espressiva.

Danziamo, danziamo, altrimenti siamo perduti

Si tratta dunque di un viaggio nel mondo di Pina Bauschfiltrato attraverso gli occhi e le belle immagini del Wim Wenders fotografo, in cui il reiterarsi e protrarsi di una particolare gestualità, trova risposta nella presenza di corpi e tessuti impalpabili che si muovono leggeri sul palco e fuori, mischiandosi alla vita e divenendone realmente parte. La levità e la profondità di una ‘costruzione' artistica che raggiunge e supera le barriere del palco per raggiungere la sala cinematografica in tutta la sua esuberanza. Come foglie che si librano in aria, così anche i sentimenti della coreografa rivivono in questo sentito omaggio filmico che si fa portatore di quel sentimento sgranato che la Bausch cercava di mettere nel suo lavoro facendolo transitare attraverso i corpi dei suoi ballerini. Un sentimento che infine raddoppia la sua valenza grazie alla giustapposizione di stralci di balletti e voci dei ballerini (sono filmati in silenzio mentre le loro testimonianze vengono liberate nel voice over, in un omaggio reso ancora più ‘alto' da quel silenzio religioso), attraversati da immagini di vita. Quella stessa palpitante vita che per l'intera sua esistenza la Bausch ha cercato di far sgusciare fuori dai suoi spettacoli. Chi, come Wenders, l'ha saputa cogliere al volo, non potrà che amare quest'opera forse più ostica da comprendere nella sua complessità per tutti gli altri.

Pina 3D Il regista tedesco Wim Wenders rende un sentito omaggio alla sua amica Pina Bausch, indimenticata coreografa e beneamata esponente del teatro-danza, raccogliendo e mescolando filmati tratti dai suoi spettacoli alle testimonianze dei suoi allievi internazionali in un film-documentario (esaltato dalla presenza di una terza e quarta dimensione palpabili) indirizzato soprattutto ai conoscitori e agli amanti della famosa coreografa tedesca. Si tratta comunque di un lavoro che fonde al meglio le prospettive espressive con quelle sensitive e che in molte occasioni regala la sperimentazione di un sentimento quasi reale.

7

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