Il piacere è tutto mio Recensione: Emma Thompson in un film brillante

La penna affilata di Katy Brand e la chimica tra Emma Thompson e Daryl McCormack creano scintille per un'opera sagace e frizzante.

Il piacere è tutto mio Recensione: Emma Thompson in un film brillante
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L'adattamento del titolo italiano Il piacere è tutto mio è un'interpretazione arguta e che strizza l'occhio al contenuto della sua pellicola di riferimento, che in originale si vede in realtà denominata come Good Luck To You, Leo Grande. Una rivisitazione dovuta alla poca musicalità che la traduzione letterale avrebbe potuto suscitare, e che ha voluto quindi giocare più sull'argomento principale inserito come cuore dell'opera piuttosto che soffermarsi sull'attinenza generica che si sarebbe potuta pensare. Certamente nella versione nostrana il film perde un po' quello che sarebbe potuto essere un suo aspetto accattivante, rendendo davvero vago e superficiale il suo nuovo nome, leggermente dimenticabile e associabile a tante altre pellicole. Fortunatamente, però, Il piacere è tutto mio ha una natura talmente brillante e graffiante da non rimanere nell'anonimato, qualsiasi sia il titolo che l'opera si veda dunque abbinata e che potete constatare voi stessi tra le uscite dei film di novembre 2022 al cinema.

Obiettivo: raggiungere il piacere

Con protagonisti assoluti Emma Thompson e Daryl McCormack, chiusi dentro una camera d'albergo che conterrà i loro più reconditi segreti, l'opera di Sophie Hyde su sceneggiatura di Katy Brand è l'indagine umana e sessuale di una donna nel pieno della terza età che sceglie di realizzare una propria lista dei desideri da spuntare uno a uno col gigolò Leo Grande (McCormack).

Al primo posto la risoluta Nancy (Thompson) vuole riuscire ad avere un orgasmo, esperienza mai provata durante i suoi lunghi anni di matrimonio e che rappresenta solo il raggiungimento di un culmine che la protagonista vorrà cercare di ottenere attraverso tutte le differenti possibilità che il sesso offre. La sua volontà va però di pari passo con una certa reticenza dovuta a dubbi e pregiudizi, quelli su cui si fonderanno le chiacchiere dentro e fuori dal letto col suo molto più giovane accompagnatore. È l'interazione ciò che più di altra cosa rimane dell'esperienza cinematografica di Il piacere è tutto mio. È ciò che accade attorno alle coperte, non necessariamente al loro interno. È il percorso che condurrà i due personaggi a intrecciare gradualmente i propri corpi, senza mai alcuni secondi fini romantici, ma rimanendo entrambi sui loro punti. Lei, una donna che paga per il sesso eppure si dimostra inaspettatamente bigotta. Lui, un ragazzo che deve nascondere la propria vera identità per continuare in questo mestiere che però abbraccia tranquillamente, e non solo perché lo accompagna una storia tragica alle spalle. Differenze generazionali e caratteriali che Il piacere è tutto mio inserisce in quella stanza affittata per usufruire di un numero limitato di ore in cui poter godere e in cui a esaltare e esaltarsi non sono tanto i bollori o gli sfioramenti tra i protagonisti, bensì i loro dissidi e le numerose componenti che li dividono.

L'investigazione dell'altro che avviene sia per scovare una parte umana a cui aggrapparsi per non rendere spersonalizzante un atto come quello sessuale, ma allo stesso tempo il dover imparare che nella vita è possibile poter ottenere quel piacere tanto agognato senza dover per forza affrontare critiche e sensi di colpa.

La bellezza dell'età, della giovinezza, del sesso

È la scrittura la fonte di massima estasi che può generare la visione della pellicola di Sophie Hyde, a cui i suoi interpreti si affidano lasciando che la regista faccia fuoriuscire gli angoli insoliti di personaggi che non assomigliano a nessun altro sullo schermo poiché incredibilmente reali. Tratteggiati tenendo a mente le contraddizioni che mettono a fuoco le persone, che possono vedere in una professoressa che reguardiva le proprie studentesse per le loro gonne troppo corte una donna che ora richiedere del sesso a pagamento a un uomo più giovane. Ed è sempre dalla penna di Katy Brand che scattano le scintille di una chimica che non spunta mai - o comunque, non solo - nell'ambito della carnalità, ma che appartiene all'epifania dell'incontro tra Emma Thompson e Daryl McCormack.

Due attori che alimentano le performance l'uno dell'altra: una veterana che si spinge ancora una volta oltre per non permettere mai alla propria carriera di ridursi ad essere statica e il volto fresco di un interprete che non ha timore nel tenerle testa, anzi la sprona a tirare fuori sempre il meglio, così come tenta di fare il suo sex worker con la propria cliente (non perdete l'Agata Trinciabue di Emma Thompson in Matilda The Musical!).

Un'audacia che viene non dall'affrontare con libertà un tema come quello del sesso anche quando si crede di essere troppo adulti per poterlo sperimentare affondo o di un impiego come quello dell'accompagnatore, seppur indagato e discusso all'interno del film. Ma una coraggio nel fare in modo che questo appiglio, che sarebbe potuto essere di facile acchiappo per il pubblico, diventi solamente l'amo per portarlo su una giostra di parole e dibattiti sagaci e spronanti, fino a quel meraviglioso nudo frontale di Emma Thompson che ci sbatte in faccia il suo accettarsi come donna e come attrice nella sua più sensuale e intrepida bellezza. Il piacere è tutto mio è quello che diciamo noi stessi all'uscita dalla sala cinematografica, ringraziando e augurando buona fortuna al nostro caro Leo Grande.

Il piacere è tutto mio Il piacere è tutto mio rende l'argomento del sesso un appiglio per portare il pubblico all'interno dei discorsi dei protagonisti, fuori e dentro le lenzuola. Un'opera scritta con arguzia e brillantezza, che sprona i personaggi a svelarsi sempre di più, mettendoli a fuoco e rendendoli incredibilmente reali. Una pellicola che affronta i limiti che ci imponiamo e i pregiudizi che possiamo avere, su noi stessi e gli altri. Un film sagace e frizzante, che non manca di portare a riflettere su come ci rapportiamo agli altri, al sesso e alla società che abbiamo intorno.

8

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