Peppermint - L'Angelo della Vendetta, recensione del film di Pierre Morel

Una donna è in cerca di vendetta per il brutale assassinio a sangue freddo del marito e della figlia, ordinato da un crudele boss della droga.

Peppermint - L'Angelo della Vendetta, recensione del film di Pierre Morel
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Riley North è una tranquilla madre di famiglia, spesso in contrasto con le altre mamme della scuola frequentata dalla figlia Carly, di dieci anni. La donna vive felicemente con la bambina e il marito Chris, nonostante sia spesso vittima di turni massacranti sul posto di lavoro e l'attività del compagno stia subendo un periodo di forte crisi, con conseguenti difficoltà economiche. Proprio nel tentativo di uscire dalle precarie condizioni, l'uomo ha chiesto aiuto a un amico, invischiato in giri malavitosi, che ha intenzione di derubare il potente boss della droga Diego Garcia, conosciuto anche con il soprannome di Ghigliottina per via dei suoi metodi violenti.
Ciò nonostante Chris all'ultimo momento utile cambia idea ma è troppo tardi, in quanto il suo sodale è già stato catturato dagli scagnozzi del gangster e sotto tortura ha fatto il suo nome. In Peppermint - L'angelo della vendetta Garcia ordina così la sua immediata eliminazione, durante la quale perde tragicamente la vita anche la piccola Carly, colpita a morte da uno dei proiettili destinati al padre, anch'esso ucciso.
Riley, che ha assistito in diretta allo spietato omicidio a sangue freddo dei suoi cari, identifica gli esecutori e accetta di testimoniare al processo, ignorando che il boss abbia contatti ovunque e alle sue dipendenze persino il giudice.
La vedova, scoppiata in un comprensibile eccesso d'ira alla lettura della sentenza d'assoluzione, viene condannata a trascorrere alcuni mesi in una struttura psichiatrica ma, durante il tragitto in ambulanza, riesce a scappare. Cinque anni dopo la ritroviamo a Los Angeles, più determinata che mai a ottenere vendetta in ogni modo e trasformatasi in un'implacabile macchina da guerra sempre pronta a proteggere i più deboli.

La vendetta è donna

Che Pierre Morel avesse un debole per i revenge-movie di stampo classico lo si era ampiamente capito già dal primo capitolo della saga di Io vi troverò (2008), film che ha rilanciato la carriera di Liam Neeson nel ruolo di implacabile action-hero. Difficile dire se sarà lo stesso destino seguito da Jennifer Garner, protagonista di questo Peppermint - L'angelo della vendetta, in uscita anche nelle sale nostrane. Ci troviamo davanti a un'operazione canonica dal punto di vista del genere, con un'esponente del gentil sesso quale vendicativa incarnazione del comune sentimento di giustizia privata, qui aggiornato ai tempi moderni anche tramite l'uso dei social network, sui quali la Nostra diventa una sorta di eroina per la gente comune in quanto colpisce solo membri di gang criminali.
Al netto di una sceneggiatura derivativa che non aggiunge nulla di nuovo a quanto già visto e rivisto in decine di produzioni a tema, il regista francese opta per una messa in scena solida e senza fronzoli che non disdegna la sanguigna violenza e si appoggia ad alcune soluzioni interessanti nella missione di Riley, intenzionata ad ogni costo a farla pagare al mandante dell'omicidio della propria famiglia.

Contro tutto e tutti

L'inusuale scelta del titolo (la menta piperita è una pianta aromatica dall'azione anestetica, depurativa e antisettica) è così l'unico elemento originale di una pellicola che si adagia su molti luoghi comuni e in cui alcuni dettagli vengono volutamente ignorati per lasciare campo libero all'azione dura e pura, dove la pur magrolina Garner, con armi sempre in mano, se la cava più che discretamente fino alla definitiva resa dei conti finale.
Un paio di colpi di scena (almeno uno parzialmente imprevedibile), un leggero substrato drammatico e un discorso più ampio sulle ingiustizie nei confronti dei minori e dei senzatetto delle periferie americane accompagnano così la storyline principale dove, tra cattivi sempre più cattivi e poliziotti che nascondono inquietanti segreti, il netto cambiamento della protagonista risulta effettivamente poco credibile: difficile ricordare trasformazioni così drastiche di una figura, maschile o femminile che sia, che da un giorno all'altro e senza effettivi appoggi scompare per cinque anni e fa ritorno quale infallibile angelo della vendetta.
Proprio su questa mancanza di verosimiglianza poggia forse il maggior limite di un'operazione altrimenti onesta e capace di intrattenere senza troppe difficoltà gli amanti del filone.

Peppermint - L'Angelo della Vendetta Niente di nuovo sotto il sole, con la sola (non poi così innovativa) particolarità di un personaggio femminile quale assoluta protagonista, per questo revenge-movie senza infamia e senza lode diretto dallo specialista Pierre Morel. Il regista francese pone una Jennifer Garner mai così tosta al centro di un action dal sapore classico, nel quale una moglie e madre ritorna dopo cinque anni di fuga per vendicare il crudele omicidio del marito e della figlia, uccisi a sangue freddo su ordine di un potente boss della droga. Peppermint - L'angelo della vendetta procede su soluzioni abusate ma con una discreta e rocciosa messa in scena, che rende le dinamiche d'azione avvincenti quanto basta per il relativo pubblico di riferimento, a patto che questi chiuda un occhio su alcune incoerenze e lacune narrative che rendono poco verosimili le basi del costrutto narrativo.

5.5

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