Recensione Peak - Un Mondo Al Limite

Attraverso il suo documentario di esordio, Hannes Lang pone l’attenzione sui drammatici cambiamenti nell'ecosistema alpino

Recensione Peak - Un Mondo Al Limite
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A partire dal 2006 il filone dei cosiddetti “documentari ecologici”, film che hanno contribuito a riportare in primo piano la drammatica emergenza sulle precarie condizioni di salute del nostro pianeta, ha conosciuto una rinnovata fortuna, la cui conseguenza è stata un proliferare di pellicole di questo tipo ed una diffusione sempre più mainstream. A “dare il la”, contribuendo al felice connubio fra il dibattito sull’ambiente e il circuito cinematografico, è stato Una scomoda verità, il documentario sui rischi del surriscaldamento globale realizzato per l’appunto nel 2006 dal regista Davis Guggenheim insieme all’ex Vice-Presidente degli Stati Uniti Al Gore, che ha vinto il premio Oscar nella relativa categoria ed ha incassato quasi 50 milioni di dollari in tutto il mondo (un risultato da record). E a veicolare la riflessione sui pericoli ai quali stiamo andando incontro ha contribuito di recente anche il regista Hannes Lang con il suo primo lungometraggio, Peak - Un mondo al limite, co-produzione fra Italia e Germania realizzata nel 2011 ma distribuita nelle sale tedesche solo nel 2013, dopo essere stata presentata in vari festival in giro per l’Europa, e ora in arrivo in edizione DVD per POPOLI Doc.

Là sui monti

Oggetto dell’attenzione di Lang sono le Alpi, con il loro paesaggio mozzafiato, le cime innevate in cui tuttavia i ghiacciai si riducono in maniera progressiva ed inesorabile, e in cui scenari di suggestiva bellezza celano, dietro la una solenne bellezza secolare, un’insospettabile fragilità. Per un intero anno Lang e la sua troupe hanno osservato le Alpi, registrando non solo gli effetti provocati da improvvisi cambiamenti climatici, ma anche le modifiche messe in atto allo scopo di salvaguardare il turismo delle “settimane bianche”, colonna portante dell’economia locale, ma al tempo stesso fenomeno di massa che sta provocando danni irreparabili ad un habitat solo in apparenza incontaminato, ma al contrario sottoposto a pressioni pesantissime. Ed è sotto questo punto di vista che Peak - Un mondo al limite si occupa di assolvere alla sua funzione divulgativa: illustrare in che modo, anche attraverso l’ausilio della tecnologia, gli impianti sciistici debbano supplire alla scomparsa dei ghiacciai e all’assottigliarsi dello strato di neve operando incisivi interventi al territorio delle Alpi (costruzione di nuove e più complesse strutture, utilizzo di neve artificiale).

La parola alle Alpi

Parallelamente, l’occhio della macchina da presa si sposta pure in direzione delle minuscole comunità montane che ancora abitano, timide e silenziose, le pendici delle Alpi, abbandonate ad una quieta solitudine durante le stagioni più miti e nelle settimane invernali testimoni invece di un repentino “ripopolamento” da parte di migliaia di turisti armati di attrezzature da sci. Hannes Lang offre la parola anche a loro, sforzandosi di mantenere quanto più possibile un distacco oggettivo rispetto alla materia di cui tratta il documentario, preferendo piuttosto che siano le immagini ad esprimere il senso di un’emergenza che ancora non viene avvertita a sufficienza dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Se tuttavia il film risulta apprezzabile in virtù dell’equilibrio e dell’assenza di enfasi che caratterizzano il racconto di Peak, bisogna altresì ammettere che l’eccessivo ricorso a silenzi, a scorci paesaggistici, a lunghe sequenze meramente descrittive finisca per smorzare l’empatia dello spettatore, non conferendo all’opera il ritmo narrativo che sarebbe stato opportuno per convogliare, oltre all’indispensabile carico di informazioni, anche un maggiore coinvolgimento emotivo.

Peak - Un Mondo Al Limite Attraverso il suo documentario di esordio, il regista Hannes Lang pone l’attenzione su un’emergenza ecologica che troppo spesso rimane inosservata: i drammatici cambiamenti atmosferici e ambientali che stanno trasformando il paesaggio alpino, meta prediletta di un turismo di massa dagli effetti potenzialmente nocivi.

6.5

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