Parigi a tutti i costi, la recensione del film con Reem Kherici

Maya, stilista di origini marocchine residente da anni a Parigi, si vede scadere il permesso di soggiorno e costretta a far ritorno in patria.

Parigi a tutti i costi, la recensione del film con Reem Kherici
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Maya, giovane donna di origini marocchine, vive da dieci anni a Parigi e lavora come designer in una prestigiosa agenzia di moda. A un mese dalla possibile promozione con tanto di posto a tempo indeterminato, per il quale dovrà vincere la rivalità di una collega disegnando un nuovo abito da sottoporre al giudizio del suo capo, la ragazza viene fermata per un controllo di polizia e, dopo aver visionato i documenti, gli agenti le comunicano che il suo permesso di soggiorno è scaduto in quanto non è mai stato rinnovato.
In Parigi a tutti i costi, Maya scopre da un giorno all'altro di risultare irregolare secondo la legge francese e che deve essere espatriata quanto prima nel suo Paese natale. Scortata all'aeroporto dalle forze dell'ordine, e imbarcata sul primo aereo, la stilista non demorde e, con l'aiuto di un'amica francese, continua il proprio lavoro anche a distanza, mentre nel frattempo cerca in ogni modo di trovare un escamotage per far ritorno nella città dell'amore.
Tornata a casa però dovrà fare i conti col suo passato, affrontando il difficile rapporto con la figura paterna e riscoprendo pregi e difetti della propria cultura.

Ritorno a casa

Nata in Francia, ma di origini italo-tunisine, l'attrice e regista Reem Kherici decide di girare, sceneggiare e interpretare un film in cui veste i panni di una modella marocchina residente da anni a Parigi. Nonostante questa simpatica confusione identitaria, l'autrice riesce a impostare su toni leggeri una commedia basata sullo scontro/abbraccio di culture diverse e lo smembramento degli stereotipi, peccato solo che per metterla in pratica si affidi alla soluzione più semplice - e cioè quella di buttarla su un'ilarità vista e rivista che impedisce la creazione di un solido legame empatico con la protagonista. Scopertasi da un giorno all'altro straniera in terra straniera, Maya è incapace di accettare la situazione e tenta in ogni modo di evitare il ritorno nella patria mai amata, nella quale la aspettano, oltre all'adorata nonna e al fratello burlone (al centro di alcune delle gag più divertenti), anche l'aspra resa dei conti col padre e la possibile nascita di un nuovo amore.
Parigi a tutti i costi disegna volutamente una separazione netta tra le due ambientazioni, e non è un caso che la Nostra viva nel lusso, tra feste vip e sfilate di moda, nella capitale europea, così da rendere ancora più traumatico il suo ritorno in un Marocco povero ma folkloristico.

Il gioco delle parti

La narrazione prova così a giocare sui contrasti mettendo in evidenza differenze e cose in comune, non esprimendo un pieno giudizio sulla scelta migliore da prendere e restando sempre in sospeso nella gestione di toni e atmosfere: la comicità non è mai esasperata e, allo stesso modo, i toni più drammatici sono troppo "all'acqua di rose" per risultare effettivamente coinvolgenti, con uno degli eventi chiave, l'auspicata riappacificazione col genitore, dall'evoluzione talmente rapida che deve essere sicuramente frutto di qualche taglio in fase di montaggio. Il demerito maggiore di Parigi a tutti i costi, operazione pur godibile nella messa in scena di alcune gag e impreziosita dalla simpatia della stessa Kherici, sexy, spigliata e cocciuta quanto basta, è nella sua palese frivolezza, con figure secondarie alle prese con tic o storyline improbabili e una nemesi mal caratterizzata, che non fa mai dubitare sulla prevedibile conclusione della vicenda all'insegna del più facile ottimismo a buon mercato. Non manca qualche sferzante battuta contro gli integralismi (la protagonista, durante un battibecco con una donna coperta dal burqa, la apostrofa "Batman") e un timido tentativo di critica sociale in favore di un'integrazione più umana e meno burocratica, ma l'anima lieve della vicenda finisce ben presto per prendere il sopravvento su tutto il resto, rendendo i novanta minuti di visione sì gradevoli, almeno per un determinato target di riferimento, ma per nulla originali.

Parigi a tutti i costi Sceneggiatrice, regista e attrice nei panni della protagonista: l'attrice Reem Kherici, di origini italo-tunisine, si fa letteralmente in tre per dar vita a una commedia ambientata tra la capitale francese e il Marocco, luogo natio del personaggio di Maya. Parigi a tutti i costi si concentra così sullo scontro/incontro tra culture in una chiave leggera, forse anche troppo, lasciando solo una manciata di gag e battute più irriverenti a interagire con un plot dal sapore classico e prevedibile, destinato come al solito al più lieto degli epiloghi, tra rappacificazioni familiari, nascite di nuovi amori e attese svolte di carriera. Il problema di un film senza infamia e senza lode è quello di adagiarsi senza troppi sussulti ai canoni cardine del filone, tra figure secondarie di poco conto e un'atmosfera che dietro un gioco facile-facile non graffia mai come dovuto sulle ben più complesse tematiche che danno il via al racconto. Il film andrà in onda stasera, mercoledì 14 novembre, alle 21.10 su RAI MOVIE.

5.5

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