Recensione Pan - Viaggio sull'Isola che non c'è

Tutti conosciamo la storia di Peter Pan, ma cosa sappiamo davvero sul suo passato? È questa la storia che Pan - Viaggio sull'isola che non c'è ha deciso di raccontare al suo pubblico.

Recensione Pan - Viaggio sull'Isola che non c'è
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"Ti racconterò la storia di un ragazzo che non sarebbe mai diventato adulto. Ma questa non è la storia che già conosci... A volte, per capire meglio come finiscono le cose, dobbiamo prima sapere come sono iniziate". Con un incipit di questo tipo, non è una sorpresa che Pan - Viaggio sull'isola che non c'è abbia fin da subito attratto l'attenzione del pubblico, affascinato da sempre dalla magia della storia di J.M. Barrie. Peter Pan, l'eterno ragazzino che si rifiutava di crescere, rappresenta da sempre quel collegamento necessario con la parte più pura, sognatrice e combattiva di ognuno di noi, una specie di pulsante nascosto nel nostro inconscio da premere in caso di emergenza. La storia originale si costruisce su diversi livelli, che analizzano con profonda leggerezza l'evoluzione della psiche nel difficile passaggio della crescita, dell'approdo all'età adulta. Tutti, a modo nostro, abbiamo dovuto affrontare il nostro Peter Pan, trasformandolo poi in un modo di essere o in un semplice ricordo dell'infanzia, nel solo personaggio di una storia del passato. Tutto questo per comprendere e giustificare la fascinazione di un regista come Joe Wright ha provato davanti alla possibilità di raccontare i retroscena di una delle storie più complesse a ipnotiche della letteratura per ragazzi, portando al cinema il racconto di tutto quello che è stato il passato del celebre Peter Pan. Come è iniziato tutto? Come è giunto Peter sull'Isola che non c'è per la prima volta? E da dove nasce il suo conflitto con Capitan Uncino? Queste alcune delle domande alle quali Pan - Viaggio sull'isola che non c'è cerca di dare delle risposte.

Un passato dickensiano

In una buia e gelida notte londinese, una giovane donna abbandona il suo neonato sugli scalini di un orfanotrofio, lasciandolo con un biglietto, un bacio e un ciondolo a forma di flauto di Pan legato al collo. Dodici anni dopo, Peter (Levi Miller) è diventato l'incubo della struttura: incapace di sottostare alle regole delle suore, si caccia costantemente nei guai insieme al suo amico Pennino. Fuori dall'istituto dilaga la guerra, ma anche all'interno le cose non sono proprio tranquille: Madre Barnabas, infatti, ha stretto uno strano accordo con dei pirati che, nel bel mezzo della notte e approfittando di un bombardamento, rapiscono i ragazzi e li conducono a bordo di una nave volante verso l'Isola che non c'è. Il posto, però, è ben diverso da quello che abbiamo conosciuto nella storia di J.M. Barrie: Barbanera (Hugh Jackman) ha trasformato gran parte dell'isola in una enorme miniera, dove i ragazzi vengono messi a lavorare alla ricerca del pixum, una rarissima gemma da cui si può estrarre la polvere delle fate di cui il pirata ha un estremo desiderio e bisogno. Anche qui Peter impiega davvero poco tempo a mettersi nei guai ma, quando tutto sembra ormai finito, scopre di possedere uno straordinario potere, qualcosa legato al suo passato che lo renderà automaticamente un degno rivale di Barbanera, un utile strumento nelle mani di James Uncino (Garrett Hedlund) e un barlume di speranza per la tribù di nativi di Giglio Tigrato (Rooney Mara). Cercando di scoprire la verità su sua madre, Peter si ritroverà a dover salvare il destino dell'Isola che non c'è e diventare Peter Pan!

Tutto molto bello, ma... no

Pan - Viaggio sull'isola che non c'è comincia benissimo: le atmosfere affascinanti di una Londra misteriosa accompagnano lo spettatore all'interno di un'ambientazione costruita con la massima attenzione di luci, musica e scenografia. La macchina da presa guidata da Joe Wright si muove con attenzione all'interno della vita di Peter, mostrandoci attraverso le immagini il suo particolare modo di essere, un misto di ribellione ed eterna speranza. Tutto procede alla perfezione, fino a quando non ci spostiamo sull'Isola che non c'è e la storia non inizia a farsi più complessa: la sceneggiatura originale di Jason Fuchs si perde nel vano tentativo di modernizzare una storia dal sapore antico, inserendo a tutti i costi tratti surreali e fatiscenti che stridono profondamente con l'essenza della leggenda di Peter Pan. Gli attori si muovono, seppur con discreta convinzione, su una scena inquinata da dialoghi banali e fini a se stessi, all'interno di circostanze che non apportano nessuna reale e affascinante novità nel passato di Peter. E tra combattimenti rocamboleschi e struggenti quadri pittorici, si perde di vista la vera identità del film e nessuno si preoccupa di rispondere alle domande che ogni spettatore curioso e interessato si pone fin dall'inizio.

Pan - Viaggio sull'Isola che non c'è Pan - Viaggio nell’isola che non c’è è un film esteticamente affascinante: gli ambienti ricreati fuori e dentro l’Isola che non c’è vivono di pura magia, colori saturi e tratti stilistici onirici. Al loro interno il cast si muove con ironia e leggerezza, rendendo i personaggi familiari e divertenti: peccato che la sceneggiatura non si soffermi abbastanza su di loro da raccontarci le profondità e le vere motivazioni che li spingono a muoversi verso determinate direzioni, fornendo solo quel minimo indispensabile per giustificare qualche battuta qua e là. Ed è proprio nel modo in cui è scritto, nella direzione che i fatti non prendono, che si nasconde la grande pecca di questo film... buonissimi i presupposti, affascinante l’idea di partenza, deludente e assolutamente banale il modo in cui tutto si dipana nel corso della narrazione.

5.5

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