Palmer, la recensione del film con Justin Timberlake su AppleTv+

Fisher Stevens dirige un dramma dai molteplici spunti, non sempre sviluppati appieno, ambientato in una piccola cittadina americana.

Palmer, la recensione del film con Justin Timberlake su AppleTv+
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Eddie Palmer è appena uscito di prigione dopo aver scontato una condanna a dodici anni per un tentativo di rapina finito nel peggiore dei modi.
Ex-campione della squadra scolastica di football, Palmer è ora tornato a vivere dalla nonna Vivian. L'anziana donna si prende spesso cura del piccolo Sam, la cui madre tossicodipendente è spesso fuori città.
Palmer cerca di ricominciare la propria vita da zero, ma il suo passato gli preclude molte possibilità lavorative. Dopo vari tentativi l'uomo riesce a essere assunto come addetto delle pulizie nella scuola frequentata dallo stesso Sam.
Quando Vivian muore, sarà lui a doversi prendere cura del bambino, che viene preso di mira dai compagni per via della sua tendenza a giocare con le bambole e a vestirsi in abiti femminili. Un'ennesima sfida da affrontare per il protagonista, che deve cercare di rigare dritto e al contempo gestire una situazione per lui inedita.

Ritorno a casa

Sin da subito l'atmosfera di quelle classiche cittadine di provincia americane, tagliate fuori dal mondo che vivono in un proprio microcosmo, viene rimarcata dalla regia di Fisher Stevens, a sottolineare le ulteriori difficoltà del duplice percorso formativo vissuto dai due personaggi principali.
Con lo scorrere dei minuti la narrazione finisce per concentrarsi esclusivamente su di essi e sul loro rapporto, rischiando di tagliare fuori le più ampie sfumature che un setting di tal tipo avrebbe potuto garantire, al fine di offrire un ritratto più ampio di come la società sia pronta o meno ad accettare il diverso.
Perché in Palmer vi sono due temi fondamentali, sui quali si regge d'altronde l'intero costrutto: il primo è la possibilità di redenzione di Eddie, il cui passato dietro le sbarre pesa come un macigno, e il secondo è l'identità sessuale del giovanissimo Sam, che pur essendo nato maschio si comporta in tutto e per tutto come una bambina.

Alla ricerca del proprio posto nel mondo

La complessità morale di queste due complementari vicende è qui al servizio di un dramma intimo e personale, che riesce a mantenere pur involontariamente una notevole dose di tensione emotiva, anche nelle fasi più quiete, giacché lo spettatore è portato ad attendersi da un momento all'altro che qualche evento nefasto vada a guastare la ritrovata tranquillità del novello "nucleo familiare".
In realtà l'operazione gioca furbescamente su questo approccio e si rivela priva di eccessivi scossoni narrativi, cosa che in parte toglie verve a un racconto che avrebbe potuto osare qualcosa di più in fase di sceneggiatura. Invece qui è una semplicità di fondo, statica nei suoi passaggi chiave, a caratterizzare le quasi due ore, con quell'epilogo che stona un po' con la presunta amarezza che caratterizza buona parte della storia.
A rimanere impressi sono così soprattutto le interpretazioni del cast, con Justin Timberlake in una delle sue prove più mature nei panni di un personaggio taciturno e tormentato, vera e propria anima del film.
Disponibile su AppleTV+, Palmer è un film che convince a metà, forse troppo sicuro del suo approccio sociologico per prendersi rischi di alcun tipo.

Palmer L'occasione per ricominciare da zero passa spesso per vie misteriose e impensabili, come capita al protagonista di Palmer che, tornato in libertà dopo una lunga condanna, si trova a prendersi cura di un bambino vittima di una difficile situazione familiare e con un'identità sessuale in divenire. Il regista Fisher Stevens torna al cinema a quasi un decennio dal senile gangster-movie Uomini di parola (2012) per inscenare un dramma dalle tipiche connotazioni indie, spesso minimalista e fortunatamente schivo da retoriche di sorta. Allo stesso modo però la narrazione eccessivamente lineare e prevedibile toglie suspense alle fasi clou del racconto e la tensione emotiva si affida esclusivamente all'intensa ed efficace performance di un ottimo Justin Timberlake, alle prese con un personaggio complesso e ricco di sfumature. Ciò non si può dire per il contorno, adagiato su stereotipi e cliché, e su una messa in scena godibile ma priva di eccessivi guizzi e di “scene madri” degne di tal nome.

6

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