Recensione Page Eight

Il lutto e la chiave del segreto secondo David Hare

Recensione Page Eight
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David Hare, sceneggiatore del pluripremiato The Reader e Orso d'Oro a Berlino nel 1984 per Il mistero di Wetherby, torna sul grande schermo, dopo molti anni di latitanza, con un film puramente british a metà tra la spy story e il dramma umano, e forte di un cast di sicuro richiamo che annovera tra gli altri l'eclettico Bill Nighy e la ‘fiabesca' Rachel Weisz, senza contare il cameo di Ralph Fiennes nel ruolo del Primo Ministro Inglese.

Siamo in una fumosa Londra dei giorni nostri, avvolta dal clima quasi isterico dalla lotta al terrorismo, e l'agente veterano dell'intelligence britannica (MI5) Johnny Worricker (Bill Nighy) è un uomo tutto d'un pezzo, amante del jazz e dell'arte, e profondamente legato al suo lavoro e al suo vecchio amico di college (ora suo superiore e compagno della sua ex moglie) Benedict Baron (Michael Gambon). All'improvvisa morte dell'amico, Johnny si ritrova tra le mani un importantissimo documento top secret contenente scottanti dichiarazioni che potrebbero mettere politicamente a repentaglio il primo ministro inglese (Ralph Fiennes). Come se non bastasse, l'incontro apparentemente casuale con la sua affascinante vicina di casa Nancy Pierpan (Rachel Weisz), attivista politica in cerca di risposte a un suo personale dramma famigliare, contribuirà ad aumentare la pressione dei segreti che si celano in quella ottava pagina (page eight per l'appunto) del misterioso fascicolo giunto nelle sue mani dal defunto amico. E mentre ai ‘piani alti' serpeggia la paura che il segreto possa diventare di pubblico dominio, Johnny in cuor suo dovrà decidere, facendo leva sulla vocazione degli affetti, il modo migliore per sfruttare il suo pericoloso ‘essere a conoscenza' e porlo al servizio della giustizia.


Sulle note di Jazz e sulla sfuggente figura di Johnny Worricker (gli stessi elementi sui quali il film si chiuderà), occhi azzurri penetranti e un grande amore (ricambiato) per le donne, si apre Page Eight, una spy story vecchio stile immersa in una flebile luce, e nella quale ruotano un manipolo di personaggi tutti accomunati da un grande carisma (il sanguigno amico giornalista, la talentata figlia artista, e le altre numerose donne che orbitano intorno a Johnny) e tutti parimenti invischiati in una sorta di segreto tentacolare che avvolge le vite di tutti. Ma accanto all'atmosfera (ben costruita) di torbidi segreti facenti capo alla sfera della politica (sempre racchiusi in un'aura di austera distanza), con interessi e posizioni che non sempre (quasi mai, forse) finiscono per combaciare con gli interessi della popolazione (come dichiarerà anche lo stesso primo ministro), si inserisce il dramma umano a portata di mano che si scioglie attraverso i nodi di un rapporto padre/figlia profondo ma profondamente incrinato, quello spezzato tra una sorella e un fratello perso in circostanze mai chiarite, e il lutto per la scomparsa di un amico (molto) caro, resa ancora più pesante dal fardello del segreto che questi ha lasciato. Un ritorno in grande stile per David Hare che, dopo essersi concentrato nella scrittura di The Reader, torna ancora una volta sul tema del dramma privato che si fonde con quello pubblico e politico suggellati dal segreto che li unisce, confezionando un godibile prodotto dalle tematiche moderne e dal fascino un po' retrò (condito di Jazz e un raffinato gusto artistico), con una regia non banale e sempre fissa sui volti del ‘metamorfico' Nighy, capace di essere al tempo stesso austero e romantico, e della suadente Rachel Weisz, una grande determinazione celata dietro a lineamenti fiabeschi.


Page Eight Il drammaturgo, sceneggiatore e regista inglese David Hare torna alla regia di un lungometraggio, dopo molti anni di assenza, con la spy story Page Eight, dramma politico ed esistenziale frutto della cupa atmosfera della lotta al terrorismo. Un ottimo cast di attori e un’accattivante e sofisticata regia 'jazz' fanno di questo prodotto un film intrigante, ben sviluppato attorno alla decisa personalità del protagonista Johnny, un english man d’altri tempi, austero ma fondamentalmente romantico, al carisma del quale il film finisce per ‘sottomettersi’.

7

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