Padrenostro Recensione: un film poco riuscito con Pierfrancesco Favino

Claudio Noce firma un tormentato coming-of-age ambientato negli anni del terrorismo, ispirandosi a una storia realmente accaduta alla sua famiglia.

Padrenostro Recensione: un film poco riuscito con Pierfrancesco Favino
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Affrontare la storia del nostro Paese, soprattutto quella turbolenta degli anni Settanta, è uno dei ricorrenti leit-motiv di certo cinema civile che, soprattutto in passato, ha saputo offrire opere degne di nota, capaci di scandagliare con arguzia e lucidità il dramma di una collettività scossa dal terrorismo. Se nelle sale possiamo ancora assistere al dittico di Marco Bellocchio, che è tornato ancora una volta ad indagare nelle pieghe del rapimento di Aldo Moro con il dittico di Esterno Notte, prossimo a essere ulteriormente espanso in una serie televisiva ( qui trovate la nostra recensione di Esterno Notte), di due anni fa è invece questo Padrenostro, presentato in anteprima alla 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Sul Lido il protagonista Pierfrancesco Favino è stato premiato con la Coppa Volpi per la miglior interpretazione e ora anche il grande pubblico televisivo può ammirare la sua performance, con la trasmissione in prima serata su Canale 5 del film di Claudio Noce.

Padrenostro: verità e finzione

Il regista si è ispirato a una storia vera che ha visto coinvolto suo padre Alfonso Noce, vicequestore che nel 1976 sopravvisse ad un attentato ai suoi danni. In questa libera trasposizione filmica cambiano alcuni dettagli, a cominciare dalla mancata presenza di Claudio (che aveva due anni quando avvenne il fatto) fino ad arrivare al cognome, che diventa Le Rose.

La storia è osservata dallo sguardo di Valerio, appena dieci anni, che una mattina è testimone della sparatoria nella quale persero la vita un poliziotto e un terrorista. Il genitore invece è sopravvissuto, nonostante abbia dovuto trascorrere diversi giorni in ospedale. Ad ogni modo aver assistito al tragico evento ha sconvolto il bambino nel profondo e lo ha portato a soffrire di frequenti attacchi d'ansia. La situazione sembra migliorare dopo la comparsa di Christian, un misterioso ragazzino di qualche anno più grande, con il quale entra subito in sintonia. Ma il nuovo amico nasconde dei segreti e nel frattempo il padre vive nel costante pericolo di nuovi attacchi a lui e alla sua famiglia...

L'età dell'innocenza

Si respira a tratti un sentito coinvolgimento da parte del regista, che cerca di ricostruire con anima e cuore un decennio caldo che lui visse solo "per sentito dire" in quanto ancora troppo piccolo per viverne appieno le complessità. Ma purtroppo nella sua essenza l'opera non può dirsi effettivamente riuscita, soprattutto per via di una certa approssimazione stilistica che riconduce il tutto ad una sorta di lunga fiction ad alto budget. Stilisticamente piatto, Padrenostro cerca di affidarsi a più riprese al carisma di Favino ma in questo caso il premio a Venezia appare parzialmente generoso: se è vero che l'attore rimane un "cavallo di razza", è altrettanto indubbio come in quest'occasione si limiti a vezzi già conosciuti e non riesca a lasciare il segno come in altre occasioni, anche per colpa di una sceneggiatura che caratterizza i personaggi senza troppa ispirazione.

Il tormentato e difficile percorso di formazione del piccolo Valerio guarda a canoni classici mantenendosi in una sorta di anonimato, mancando delle necessarie derive introspettive per rendere il relativo personaggio effettivamente accattivante. Lo stesso legame con Christian, che rischia di tingersi a tratti di influenze mystery per poi virare verso un più prevedibile risvolto terreno, perde progressivamente di efficacia e le due ore di visione subiscono diversi tempi morti, con una gestione ulteriormente approssimativa delle pur presente figure secondarie, madre in primis. Perché in Padrenostro, e come suggerisce il titolo non poteva essere altrimenti, è il rapporto tra padri e figli a dominare le logiche narrative: peccato che tolta qualche rarefatta atmosfera d'epoca, il film non arrivi mai al cuore della storia e della Storia.

Padrenostro Quando cerca di restituire atmosfere e toni anni Settanta Padrenostro possiede un discreto fascino, ma finisce per perdersi proprio nella colonna portante della narrazione, ovvero su quel rapporto tra figlio e genitore che è - o dovrebbe essere - il cuore pulsante del racconto. Il regista Claudio Noce riprende fatti storici e personaggi che scavano nella storia della sua famiglia per inscenare il tormentato coming-of-age di Valerio, figlio di un vicequestore che ha assistito in prima persona all'attentato che ha minacciato la vita del padre. Una messa in scena più televisiva che cinematografica e una lunghezza eccessiva, con tempi morti spesso ridondanti, rischiano di offuscare il percorso di crescita del piccolo protagonista. Il film andrà in onda domenica 19 giugno alle 21.30 su CANALE 5 in prima visione tv.

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