Paddleton, la recensione del film originale Netflix

Quando Michael scopre di avere un cancro incurabile e decide di farla finita prima che arrivi il peggio, l'amico Andy lo accompagna nell'ultimo viaggio.

Paddleton, la recensione del film originale Netflix
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Michael e Andy sono amici da molti anni, dal giorno in cui il primo dei due si è trasferito nell'appartamento sottostante a quello del secondo. I due uomini di mezz'età trascorrono le loro giornate giocando a uno sport inventato da loro, una sorta di "squash da strada" ribattezzato Paddleton, e a guardare film di arti marziali. Quando Michael scopre di essere affetto da un tumore incurabile, con solo pochi mesi di vita davanti a sé, decide di prepararsi al peggio scegliendo di andarsene prima che il suo corpo lo costringa a un inutile dolore, comprando delle medicine che al momento opportuno lo accompagnino dolcemente alla fine.
Andy non riesce ad accettare la scelta dell'amico ma nonostante ciò ne comprende e rispetta i motivi: l'acquisto dei farmaci necessari in una farmacia specializzata distante diverse ore di macchina permette al duo di organizzare un ultimo viaggio on the road per consolidare ulteriormente il loro rapporto prima dell'inevitabile.

L'ultima parola

Il co-protagonista Mark Duplass, anche produttore e autore della sceneggiatura insieme al regista Alex Lehmann, aveva già partecipato all'interessante dittico thriller/horror di Creep (2014 - 2017) con cui questo nuovo film, pur diverso per tematiche e atmosfere, condivide la presenza ravvicinata dei due personaggi principali e lo stile minimale delle riprese. Paddleton (disponibile nel catalogo Netflix come produzione originale) è un'opera essenziale per budget e messa in scena che concentra tutte le proprie carte sulla sfera emotiva del racconto, indagando su un argomento sempre al centro di discussioni quale quello dell'eutanasia e del fine-vita.
L'approccio narrativo è semplice nelle proprie dinamiche base, con alcuni riti immancabili (i film di kung-fu anni '70 visti e rivisti o i match all'aperto del particolare sport che dà il titolo alla pellicola) e il cuore emotivo dell'insieme che cresce col passare dei minuti nella gestione del solido legame tra i due uomini, al centro di una vera e propria bromance fatta di gelosia e complicità che viene sconquassata da un giorno all'altro dalla notizia della malattia, svelata allo spettatore già nei primissimi secondi di visione.

Una vita da vivere

Dopo il prologo scatenante, ha così inizio un percorso malinconico nell'avvicinamento alla fatidica ora X nel quale il futuro morente deciderà di farla finita, qui impostato su una sorta di breve quanto incisivo viaggio che sembra, volutamente, una sorta di bignami dei classici buddy-movie per eccellenza. Proprio la sobrietà del costrutto, che evita scene madri gratuite e si affida a una toccante verosimiglianza, è il maggior pregio dell'operazione che, nell'intensissima parte finale, raggiunge picchi altissimi di tensione e trascina letteralmente il pubblico nel bel mezzo dei momenti chiave con una forza tanto crudele quanto necessaria.
Gran merito della riuscita di Paddleton è sicuramente delle notevoli interpretazioni degli attori, con il già citato Duplass e Ray Romano (vincitore in passato dell'Emmy Awards per la sit-com Tutti amano Raymond) che imprimono ottime sfumature psicologiche ai due inseparabili amici costretti ad affrontare un nemico invincibile.

Paddleton Presentato solo poche settimane fa all'ultima edizione del Sundance Film Festival, sbarca direttamente su Netflix il nuovo film di Alex Lehmann, già autore dell'interessante commedia romantica Blue Jay (2016), anch'essa disponibile sulla piattaforma di streaming e con lo stesso protagonista Mark Duplass (pure produttore e co-autore della sceneggiatura). Il regista torna a indagare il tema della malattia dopo il documentario d'esordio Asperger's Are Us (destinato a diventare una serie televisiva) e questa volta è un cancro terminale, che colpisce uno dei due amici al centro del racconto, a dare il via alla base narrativa di Paddleton. Il male incurabile e la scelta di farla finita prima che sia troppo tardi, con conseguente ricorso a un'eutanasia fai da te, apre le porte a un buddy movie on-the road ricco di malinconia che gioca tutte le proprie carte su un'estrema semplicità di situazioni, evitando retorica o patetismi gratuiti, e sulle intense performance dello stesso Duplass e di Ray Romano, con un finale di struggente e dolorosa verosimiglianza che non può lasciare indifferenti.

7

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