Recensione Paddington

Il tenero orsetto Paddington promette di rendere magico il vostro Natale...

Recensione Paddington
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C'è stato un periodo in cui la letteratura per ragazzi parlava di sogni, speranze e cercava di insegnare ai suoi giovanissimi lettori come affrontare i problemi che la vita da adulto avrebbe loro sottoposto. Non che ora non lo faccia più ma, con il cambiare dei ritmi di vita, anche i libri hanno dovuto modificare il loro linguaggio, per evitare di essere tacciati di vecchi moralismi e antiquati metodi comunicativi. Ma da qualche parte, nel mondo, c'è ancora chi sente il bisogno di sognare alla vecchia maniera, in modo semplice, diretto e assolutamente favolistico e, anche il cinema, si sta lentamente rendendo conto di questa necessità. E così le riproposizioni di vecchi classici, più che un rivangare in un calderone in cerco di idee per nuovi progetti, divengono quasi una necessità narrativa, una richiesta di evasione dalla realtà e ci si ritrova a salutare sul grande schermo vecchi amici come l'orsetto Paddington. Nato dalla penna di Michael Bond nel 1958, L'Orso Paddington ha fatto subito breccia nel cuore dei lettori di mezzo mondo, divenendo un classico internazionale della letteratura per l'infanzia. Tantissime le trasposizioni che si sono susseguite nel corso degli anni, ma questa è la prima volta che l'orsetto peruviano approda al grande schermo, consegnato alle mani di David Heyman che, con il suo lavoro in Harry Potter, ha ampiamente dimostrato la sua sensibilità verso questo tipo di mondi delicatamente magici.
Ma non si sentirà un po' troppo vecchio, un orsetto nato alla fine degli anni Cinquanta, oggi? "Paddington rappresenta una storia universale: è la storia di un'anima alla ricerca di una casa, una storia in cui ognuno di noi può identificarsi". Scopriamo insieme come mai.

Per favore, prendevi cura di quest’orso. Grazie.

Esiste una zona del Perù nella quale vive una particolare razza di orsi bruni: tra di loro si trova un piccolo cucciolo, cresciuto dalle cure dei suoi due zii. Due tipi bizzarri, a dire il vero: per tutta la loro vita non hanno fatto altro che raccontare storie su un esploratore inglese e su improbabili viaggi futuri a Londra, dove avrebbero scoperto il mondo così come lo conoscono gli umani, ricco di meraviglie e stranezze. Come la marmellata, il gustoso cibo che l'esploratore ha portato nel loro mondo e del quale non possono più fare a meno. Un giorno però, una catastrofe si abbatte sulla loro casa e la zia si vede costretta a mettere l'orsetto sulla prima nave diretta a Londra: lì potrà finalmente incontrare gli umani che, sicuramente, si prenderanno cura di lui con amore e gentilezza. Ma in città la situazione è completamente diversa: tutti sono concentrati sui loro problemi e, correndo da una parte all'altra, non hanno il tempo e la voglia di occuparsi di uno sconosciuto. Fermo nella stazione di Paddington, l'orsetto inizia a perdere ogni speranza sul suo futuro, fino a quando non si imbatte casualmente nei Brown...

Siamo stati tutti un po’ Paddington

Prende il nome dalla stazione londinese in cui i Brown l'hanno trovato per la prima volta, questo tenero orsetto le cui uniche conoscenze sugli esseri umani provengono da un mondo lontano, fatto di usi e costumi che non appartengono al presente. Appena arrivato in città si ritrova catapultato in un mondo completamente nuovo, al quale non è preparato, senza la minima idea di cosa fare e come reagire. Nonostante tutte le buone intenzioni e la gentilezza del mondo, nessuno sembra notarlo o volerlo aiutare e ogni speranza inizia a disperdersi con il calare della luce del giorno. E se è vero che stiamo raccontando la storia di fantasia di un orso parlante, è impossibile non riconoscersi in questa situazione di disagio e solitudine almeno un po'. Estrapolando la sua situazione dal contesto originale, Paddington racconta quella sensazione di sentirsi un pesce fuor d'acqua, la paura di non riuscire ad adattarsi e sentirsi a casa in un posto nuovo, che può essere tipica di moltissime situazioni quotidiane. Il protagonista stesso del film, accompagnandoci con umorismo e dolcezza attraverso i vari stadi della sua storia, ci spiega come, spesso, avere un tetto sulla testa non corrisponda al sentirsi a casa. L'empatia è immediata e lo spettatore si sente subito coinvolto nella storia di Paddington, pronto a seguirlo ovunque voglia andare a difenderlo, anche nella più bizzarra e poco giustificabile delle situazioni.
Il merito non è soltanto di un personaggio ben scritto, che sin dalle sue origini ha sempre avuto questa naturale capacità di farsi volere bene, ma anche del mondo che il regista Paul King e la produzione hanno costruito attorno a lui. Malgrado la presenza di luoghi facilmente identificabili di Londra, la città non appare del tutto reale e l'ambiente si adatta con fantasia al suo protagonista. Tutti i luoghi che vediamo nel film sono ben riconoscibili ma leggermente patinati e lucidati, per imprimere loro un'aria più onirica e creare un brillante gioco di colori. I reparti di fotografia, scenografia e costumi, infatti, hanno lavorato in sincrono per creare all'interno di Paddington un chiaro linguaggio cromatico: tu sai che i personaggi appartengono a certi luoghi e non ad altri perché sono i colori dei loro vestiti a dirtelo, perché quei colori stanno bene o non stanno bene con determinati ambienti. È una cosa sottile, però funziona benissimo a livello subliminale, rendendo la comunicazione del film assolutamente funzionale anche a livello inconscio.

Paddington Paddington si potrebbe riassumere in un solo aggettivo: adorabile, davvero su tutti i livelli. Un film semplice, ma costruito con una grandissima attenzione ai particolari, non solo narrativi, ma anche visivi e comunicativi. Dovrebbe essere una storia per ragazzi, capace di emozionare e intrattenere solo i più piccoli e invece, facendo leva su quelle sensazioni che tutti abbiamo sperimentato nel nostro passato, riesce a coinvolgere tutto il pubblico, accompagnandolo in un viaggio fatto di ottimismo e speranza. Perfetto per il periodo delle feste natalizie (non a caso il suo debutto cinematografico è fissato proprio per il giorno di Natale) e per tutti quei momenti in cui si sente la necessità di prendersi una pausa dalla realtà e immergersi in un mondo logicamente magico.

7

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